Home Interviste Andy Martongelli: “Vi racconto la mia esperienza brutale al NAMM 2016”

Andy Martongelli: “Vi racconto la mia esperienza brutale al NAMM 2016”

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Un’esperienza brutale! Raccontata al telefono mentre cerca disperatamente parcheggio in quel di Verona.
L’esperienza brutale è il NAMM 2016 mentre il protagonista è Andrea Martongelli eroe indiscusso delle figate!

Il biondo chitarrista degli Arthemis, nonchè padrino di Metal In Italy, ci raccontato a mo’ di centrifuga i giorni trascorsi a Los Angeles tra i padiglioni della National Association of Music Merchants che si è tenuta dal 21 al 24 gennaio scorsi, ma anche tra le strade adiacenti, a contatto con i musicisti più famosi e all’ombra delle palme del Boulevard dove il nostro Andy è stato indotto in tentazione dai ritmi frenetici del Gangsta Rap:

'CAUSE YOU KNOW I'M A BADASS GANGSTA MUTHAFUCKA!!! A\m/

Pubblicato da Andrea Martongelli su Lunedì 25 gennaio 2016

Ecco il racconto di Andy:

Il NAMM 2016 è stato brutale!
Tutto è cominciato con un bellissimo concerto, una metal jam con Micheal Angelo Batio, Neil Turbin (ex Anthrax), il bassista degli Offspring e tantissima altra gente.
Come da tradizione abbiamo visitato tutte le spiagge, da Venice Beach a Santa Monica. Tra l’altro avevamo una casa proprio ad Hollywood sul Sunset! Non ci siamo fatti mancare niente!
Una cosa importante alla quale tengo molto è l’aver visitato il Rainbow Bar & Grill di Los Angeles. Essendo passato poco tempo dalla scomparsa di Lemmy il locale era ancora tutto addobbato con fiori e frasi commemorative. Io sono un fan dei Motörhead da sempre e tutto questo è stato molto commovente… Credo che sia il giusto modo per rendere omaggio ad una leggenda del Rock’n’ Roll quale Lemmy, appunto”.

Il NAMM è la mecca… anzi no… di ‘sto periodo… è la META di pellegrinaggio di tutti gli appassionati della musica: è occasione per vedere tutte le novità del 2016 in fatto di strumenti, computer music e tutte le innovazioni possibili.
Chiaramente ogni casa produttrice di strumenti si gioca lì le proprie carte perchè è da lì che si possono poi vincere i Grammy: il prodotto più fico, innovativo, cazzuto. Poi ora vanno di moda le cose piccole… come gli amplificatori. Piccoli ma dal suono gigante.
Oltre ad avere la possibilità di vedere gli strumenti il NAMM è anche un’occasione per incontrare i propri idoli in maniera più easy. Diciamo che la rilassatezza dell’atmosfera californiana si abbatte sulla fiera! Puoi imbatterti in 4 o 5 tuoi idoli che parlano davanti a te così, in libertà, come cani sciolti. E’ davvero una figata! Io ho partecipato ad un sacco di fiere in tutto il mondo, ma il NAMM è un mega bar, ci si diverte un sacco. E’ quindi sì per gli addetti ai lavori, ma è un momento unico per vedere tante jam uniche ed irripetibili. Vale la pena farsi un viaggio di 13 ore!”.

Ogni sera il NAMM ha riservato delle perle incredibili e non parlo solo dello spazio della fiera. Anche nelle aree circostanti bastava uscire e vedere un sacco di altri musicisti che si esibivano. Io sono andato a vedere Malmesteen che è uno dei miei idoli da sempre. Sono andato all’Observatory ad Anaheim ed è stato uno dei più bei concerti dell’anno… ed anche dell’anno scorso!”.

Poi sono stato invitato nel backstage del Randy Rhoads Remembered dove i musicisti hanno suonato il repertorio di Ozzy ed è stato fighissimo. Mi sono ritrovato in una stanza con Joel Hoekstra dei Whitesnake, Tommy Aldridge, Batio, Kiko Loureiro, Phil Demmel dei Machine Head, Jeff Watson… Tutti nella stessa stanza… Un’atmosfera stupenda. Tutti hanno dato il massimo per ricordare Randy ed è stato molto toccante.
Sono andato a vedere anche Mike Landau, un chitarrista che ha suonato in moltissimi dischi italiani. Pausini, Ramazzaotti… non certo il mio pane quotidiano, ma lui è un chitarrista da paura ed è stato super bello!
Il vero orgoglio, da italiano, è stato vedere tante case produttrici mettersi in gioco, dalle più grandi alle nuove. Vedere il loro modo di fare, non ridursi quindi all’Italia ma cercare di sfondare in un mondo enorme come il NAMM mi ha fatto sentire orgoglioso. Ho pensato “Così si fa!”.
In conclusione, è stata un’esperienza spettacolare che consiglio a tutti perchè si vive un’atmosfera unica, con i propri idoli che creano un momento speciale nella storia del rock”.

E mentre il buon Andy termina il suo racconto non posso non notare che in sottofondo si odono strani beep… come dei sensori di parcheggio… Ed in effetti avevo ragione. Sentite un po’: