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Assumption: “The Three Appearances”

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Assumption the Three Appearances

Se pensate alla Sicilia come ad un luogo soleggiato dove villeggiare, vi sbagliate di grosso: i palermitani Assumption dimostrano chiaramente l’esistenza di un substrato marcio, putrido, che ribolle come lava incandescente e risale direttamente dagli inferi. “The Three Appearances” è un concentrato di malvagità sonora che si traduce in musica tramite un Death/Doom dalla pesantezza imponderabile, un vero e proprio masterpiece proveniente dalla una terra soleggiata.

La band è costituita da due menti “malate” che rispondono ai nomi di Giorgio Trombino (chitarra, basso, voce e synth) e David Lucido alla batteria, non si tratta di debuttanti allo sbaraglio, data la loro militanza in band quali Haemophagus, Sergeant Hamster, Undead Creep, Morbo, Elevators to the Grateful Sky, ed altri ancora, ma lo si evince anche dalla perizia con la quale hanno forgiato un sound morboso e soffocante, magistralmente riportato in note che emanano cattiveria ad ogni passaggio.
I quattro brani che costituiscono la tracklist raggiungono una durata complessiva di circa trenta minuti, con l’ultima traccia “The Three Appearances” che sfiora i tredici e si attesta come la più progressiva e controversa di tutto il lotto. Il sound dei Nostri si rifà ad una forma cavernicola di Doom Metal e Death esasperati da toni estremamente oscuri e cadenzati, i ritmi sono infatti pacati, non si hanno frequenti accelerazioni brucianti,come accade invece nell’opener “Moribund State Shift”, tutto si gioca sull’imperiosità di costruzioni armoniche che assomigliano decisamente a scene degne di un girone infernale. La voce di Giorgio sembra provenire direttamente dall’oltretomba, il tono grave delle sue linee vocali si adegua perfettamente a quello che è il mood generale dell’Ep. Il riffing minimale e poco articolato fa leva su distorsioni mastodontiche, la produzione, volutamente “chiusa” e poco cristallina, non inficia il risultato finale, al contrario contribuisce a dipingere un quadro dalle tinte scure, in quest’ottica ben si inserisce la batteria di David, carica di riverbero e dotata della giusta corposità.

Snocciolare i singoli brani non è necessario, dal momento che l’Ep si caratterizza per un livello qualitativo costante, non si denotano cali di tensione o elementi che possano lasciar pensare ad una mancanza di ispirazione. Tra le quattro è sicuramente da citare la titletrack, come già detto la traccia più progressiva e psichedelica tra tutte: giocano qui un ruolo fondamentale le melodie sinistre create da chitarra e synth.
“The Three Appearances” è un dischetto assolutamente consigliato agli amanti del genere.