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Bioscrape: “Psychologram” – Recensione

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Secondo full length per i Bioscrape, “Psychologram” è un concentrato di violenza in stile Hardcore con una spiccata propensione verso ritmiche quadrate. Il genere proposto dai Nostri pur avendo profonde radici HC, fa leva su massicce dosi di groove ed arrangiamenti quasi industrial, conditi da progressioni che generano atmosfere oscure.

Dieci tracce che non lasciano quasi mai un attimo di respiro, un assalto sonoro che vede nel riffing nevrotico delle chitarre ed il cantato sporco e catarroso i punti di forza. Non mancano comunque episodi più riflessivi, così come tracce nella quali prende il sopravvento qualche sfumatura Southern Rock, come nella titletrack “Psychologram”. Tra le varie citazioni impossibile non chiamare in causa band quali Helmet, soprattutto nella scelta dei passaggi spigolosi, i Primus, come ad esempio in “Cyber Hope”, gli Snapcase di “Progression Through Unlearning” in “Vega Cospiration”, ma i Bioscrape dimostrano di avere comunque una loro personalità.

Nella traccia citata, così come in “Astro Noise” ed altre, emerge anche l’ottimo lavoro del basso, potente e corposo anche se a volte messo in secondo piano dalle distorsioni. Dal punto di vista della produzione c’è sicuramente da migliorare qualche aspetto, come ad esempio la batteria che manca di spessore in qualche frangente che la fa sembrare poco incisiva, mentre è chiaramente evidente che il drummer sia all’altezza del genere proposto.

Probabilmente sarà una scelta stilistica della band, che predilige suoni reali e poco artificiosi, dal momento che anche le chitarre utilizzano distorsioni rocciose ma non pompate al massimo. In questo sicuramente troviamo un elemento distintivo e caratterizzante del sound dei Bioscrape. “Psychologram” è un album duro ed in your face, privo di fronzoli, diretto ed incisivo, che lascia ben sperare per le future release.