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Black Wings Of Destiny: “The Storyteller – Part One” – Recensione

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Black Wings Of Destiny

Direttamente dalle viscere del Rock oscuro, dai tormenti interiori dello Stoner, dello Sludge, ma anche dall’irriverenza dell’Hardcore, giunge il secondo album dei torinesi Black Wings Of Destiny dal titolo “The Storyteller – Part One”.

L’album risale al 2014, mentre nel 2015 è prevista l’uscita della seconda parte, per questo motivo è più che lecito voler rendere conto del primo capitolo, per poter assaporare al meglio il seguito. I quattro ragazzi picchiano duro, ma lo fanno con cognizione di causa e soprattutto senza ricorrere ad artifizi elettronici: qui sono le distorsioni Rock delle chitarre a farla da padrone, unite al basso ugualmente distorto, un drumming possente, sebbene un pizzico sottotono nel rullante, ed una voce arrembante.

I Nostri non inventano nulla di nuovo, ma d’altronde non è necessario quando ciò che si fa è interessante ed originale, pur rimanendo nel solco della tradizione dei generi citati in precedenza. Senza voler far riferimento ad ogni singolo brano, la potenza del combo torinese esplode in maniera dirompente sin dall’opener “Janet The Widow”, la cui ritmica irriverente e veloce invoca un headbanging sfrenato, tanto che è facile immaginare quanto i brani dei Black Wings Of Destiny possano essere efficaci dal vivo. Reminiscenze di Kyuss e Soundgarden emergono in “No One”, ma anche qui il Rock veloce e ruvido proposto appare convincente sia nelle parti veloci, che nel ritornello melodico. Non mancano nemmeno atmosfere tendenti al Doom, come in “Oblivion” ed “Hannibal”, con quest’ultima a rappresentare certamente il capitolo più malato e mefitico della release. Senza dubbio è la velocità delle ritmiche il punto di forza della band, che ho apprezzato molto in “Speed”, brano adrenalinico e possente nell’incedere indiavolato.

I Black Wings Of Destiny sembrano emergere direttamente dalle atmosfere fumose di un bar di periferia, noncuranti delle sferzate che scagliano sull’audience, proseguono senza soste, perché in “The Storyteller – Part One” non ci sono pause, né cali di tensione, si procede sempre al massimo della velocità.

Non aspettatevi virtuosismi, assoli tecnici o suoni cristallini, piuttosto lasciatevi trasportare dal sound melmoso che sprigionano ad ogni singolo brano. Album molto convincente, attendiamo con ansia il secondo capitolo.