Home Recensioni Burn After Me: “Aeon” – Recensione

Burn After Me: “Aeon” – Recensione

SHARE

Ispirato a La Divina Commedia. Ed è tutto maledettamente epico. Il nuovo album dei Burn After Me, intitolato “Aeon“, è un viaggio attraverso i nostri peccati, ma soprattutto un’introspezione in musica che si rivela a noi di girone in girone. Se Dante e Virgilio avessero avuto questa colonna sonora durante il loro viaggio, non so cosa oggi i ragazzi studierebbero! Sicuramente l’approccio sarebbe più piacevole. Ma lasciamo la letteratura alla letteratura.
Qui la musica dei Burn After Me è innanzitutto un codice indefinito: la stessa band non ama affibbiarsi un’etichetta perchè quello che propone è semplicemente il “suo” genere. E’ un Modern Metal duro e veloce condito da cori (“Chasm”), parti orchestrali (“Phlegeton”) e ritmi incessanti che contribuiscono a rendere infernale questo viaggio. Ogni scream è un’anima dannata che cerca di aggrapparsi alla tua mano e a trascinarti nell’oblio.
E’ un album molto evocativo, con un lavoro di pulizia di suoni che può avere una sola firma: quella di Simone Mularoni.
Ormai la direzione delle nuove band e di chi un tempo era aggrappato all’idea di un metalcore sporco e graffiante è questa: avvolgere i suoni e le voci in atmosfere più melodiche, per dare tregua all’udito e risultare all’ascoltatore più graditi.
Quello che fanno i Burn After Me in definitiva è proprio questo: viene rielaborata la nuova scuola americana con un contributo più marcato che viene lasciato alle parti strumentali, a dimostrazione del fatto che il gusto italico per la melodia è comunque un aspetto che tutto il mondo ci invidia. In tutti i generi.
Interessanti e quasi decontestualizzate le soluzioni di chitarra di “Head Bowned”, così come le parti vocali che appaiono nel finale del pezzo. Ma tutto è studiato. L’aspetto più interessante di questa band è proprio la sua mente, cioè la sua idea di concezione dell’album. Esattamente come La Divina Commedia, la release ha un suo sviluppo e dall’Inferno si passa al Purgatorio e poi al Paradiso. Questo vuol dire che i toni iniziano via via a farsi più tenui… Nei limiti, ovviamente.
In “Right Fix” c’è già qualcosa di angelico nell’aria, ma bisogna aspettare “Beatrix” per avere un tappeto melodico più amorevole sul quale camminare. Ma non è ancora abbastanza. “Angels”, il penultimo pezzo, oltre ad essere accompagnato da un video che vede la presenza di 5 Suicide Girls, è anche la traccia che marca una sostanziale modifica anche nel cantato. E’ come se i gironi si espandessero improvvisamente e ci fosse maggiore aria e campo d’azione sul quale agire. Lo dimostra la track che chiude “Aeon”, ovvero la strumentale – a tinte prog – “Empyrean”: un pezzo magico che è la summa artistica di questa band. Un ottimo lavoro. Un disco consigliato a chi cerca più anime in un solo disco… Anche se sono dannate.