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Bytecore: “Siamo drogati di Live! Vogliamo tornare sul palco”

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A due anni di distanza dall’ultimo lavoro i Bytecore tornano con un nuovo album, “Born To Love”, che si presenta come una miscela di Industrial, Dubstep ed Elettronica. Scopriamo insieme alla band questa nuova release.

Ciao ragazzi! È uscito il vostro nuovo album “Born To Love”. Come nasce?

Ciao! Born to love è un disco che vede la luce dopo due anni di lavoro. Inizialmente il nostro progetto era esclusivamente strumentale ma dopo quasi tre anni di live in giro per l’Italia, abbiamo capito che avevamo bisogno di inserire una voce nella line-up se volevamo trasmettere maggiormente il nostro messaggio. E’ stato un compito molto arduo quello di trovare la persona giusta, ma infine ci siamo riusciti. Quando scegliemmo Francesco (voce), eravamo in realtà già a fine pre-produzione dell’album; un lavoro durato un anno. Naturalmente abbiamo dovuto destrutturare il tutto per ristrutturare in modo diverso, dando la possibilità alla sezione strumentale di accogliere le linee vocali; questo ha naturalmente modificato molto la prima stesura, ma fortunatamente l’ha fatto in meglio. Per quello che invece riguarda i testi e i contenuti in generale, possiamo dire tranquillamente di non esserci sforzati troppo; nel senso che erano già nella nostra testa e li portavamo in giro con noi grazie all’ausilio delle maschere e dei costumi da diversi anni. Trascriverli su di un foglio è stato abbastanza semplice; abbiamo molto da dire, quindi siamo stati molto felici di poterlo fare. In merito a questo, terminiamo dicendo che l’intero album nasce dalla voglia di far riflettere l’ascoltatore sul tempo storico e sul contesto “sociale” in cui siamo attualmente immersi.

Quanto il 2020 e il lockdown lo hanno influenzato?

In realtà poco. Abbiamo finito di ultimare mix e master a inizio Febbraio 2020, momento in cui ancora non si era a conoscenza della gravità della situazione. Possiamo però dire che sicuramente il periodo ha influito molto sull’uscita; nel senso che ad oggi è un problema promuoverlo, data l’impossibilità di suonare live. D’altro canto, abbiamo forse avuto l’opportunità di fare le cose con più calma, ragionandoci meglio e dedicando molto tempo sui contenuti correlati all’uscita dell’album. A prescindere da questo, siamo drogati di live! Quindi non vediamo l’ora che tutto torni alla normalità per portare in giro la nostra musica!

L’impatto della vostra immagine post-apocalittica è sicuramente fondamentale nella narrazione del progetto. Cosa volete comunicare all’ascoltatore attraverso la vostra immagine e come si relaziona con la vostra musica? Concettualmente nasce prima, durante o dopo il processo compositivo?

Nasce sicuramente durante il progetto, cresce e si trasforma in base a come lo fa il progetto stesso. I nostri temi riguardano la sfera del “sociale” in tutte le sue sfaccettature. Il messaggio che vogliamo trasmettere è una lettura del mondo che ci circonda, senza giudicare o condannare, semplicemente raccontando quello che succede; sta poi all’ascoltatore il compito di interpretare i nostri contenuti. Abbiamo scelto di utilizzare la metafora proprio per dare libero arbitrio semantico a chi ascolta. I personaggi che portiamo in scena non fanno altro che rafforzare questo concetto; sono i nostri “alter- ego”, qualcosa che era già dentro di noi, ma che sul palco possiamo estremizzare. Anche in questo caso è lo spettatore a decidere chi è cosa. E’ un gioco metaforico che permette a tutti di sentirsi vicino a quello che è il nostro “mondo” e nel caso, di rispecchiarsi in esso.

C’è una traccia che considerate particolarmente emblematica e rappresentativa del nuovo album?

Sicuramente Enemy, non a caso l’abbiamo scelta come primo singolo. Come abbiamo appena detto, il nostro messaggio è “sociale” e in Enemy siamo riusciti a concentrare il riassunto dell’intero album. Il tema principale è la lotta che l’uomo deve affrontare durante il suo cammino su questo pianeta. Nasciamo in un mondo “prestabilito”, nel quale siamo legati fin dalla nascita a schemi rigidi che ci impediscono di decidere liberamente chi siamo. Tutto questo ci porta ad un’interminabile lotta contro l’altro e contro la società stessa, con il fine ultimo di ottenere controllo e potere, naturalmente a discapito dell’altro. E’ una metafora del cammino individualista occidentale che ben tutti conosciamo e che negli ultimi anni, grazie soprattutto all’avvento dei media e dei social, è diventato un vero e proprio tema/problema sociale.

Quali sono i vostri piani per il futuro?

Ad oggi non è facile fare piani vista la situazione. Di sicuro speriamo che tutto si risolva al più presto per avere l’opportunità di tornare a suonare sul palco. Di sicuro a breve ci metteremo a lavoro sul nuovo disco e speriamo tanto di riuscire a farlo in modo diverso rispetto al passato, quindi con l’aiuto di uno dei produttori che si sono messi a disposizione per noi. Incrociamo le dita e speriamo bene!

Per il resto stiamo iniziando a lavorare sui nuovi live e su tutta la parte “scenica”, dato che, nel nostro caso, possiede la stessa importanza di quella musicale. L’obiettivo è quello di riuscire a far immergere lo spettatore completamente nel nostro mondo, ma questo ovviamente richiede tempo e un apporto economico non indifferente. Quindi ci ripetiamo… speriamo bene!