Home Interviste Cadaveria: “Mi piacerebbe creare una long track, con i lenti in crescendo”

Cadaveria: “Mi piacerebbe creare una long track, con i lenti in crescendo”

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E’ la Signora delle Ombre, la donna del metal italiano che è riuscita a guadagnarsi rispetto e stima a livello internazionale. Merito del duro lavoro, Cadaveria può oggi ritenersi ampiamente soddisfatta della sua scelta di vita.
La band omonima è uscita lo scorso novembre con “Silence“, l’album dei contrasti, fortunatamente solo musicali.
Cadaveria si è concessa a Metal In Italy in questa intervista. Enjoy!

Salve Cadaveria, ti diamo il benvenuto sulle pagine di Metal In Italy, è per noi un grande piacere poterti ospitare e discutere dell’ultimo lavoro “Silence”. Andiamo subito al sodo: quinto full length, l’album della maturazione artistica, emozioni contrastanti, atmosfere desolate e decadenti, tinte grigie. Cosa c’è dentro “Silence”?

“C’è tanto di me così come dell’anima di tutta la band. Ogni nostro album fotografa un periodo della nostra vita artistica e personale e “Silence” è la rappresentazione fedele di chi sono i CADAVERIA oggi. Il mood che traspare dall’album lo hai sintetizzato bene nella domanda. L’oscurità che permea “Silence” è quella che sorge quando svisceri i tuoi incubi e dai voce ai demoni che sono dentro di te, ma c’è anche molta energia e potenza in “Silence”, perché siamo persone combattive e sfidanti che gioiscono nel fare musica e amano sperimentare e progredire. Ci sono cinque menti diverse nella band e ciascuno contribuisce alla musica donando il suo tocco. Credo nascano da qui i forti contrasti di cui parli e che
musicalmente si traducono in momenti squisitamente Doom alternati a sfuriate Thrash e ad atmosfere più Death/Black e Gothic”.

Ho letto che tu hai composto tutte le liriche, mentre Dick Laurent ha creato le parti di chitarra, il risultato è ciò che è venuto fuori dall’incontro delle vostre visioni. Come avete trovato il giusto compromesso tra parole e musica?

“Comunicandoci a vicenda quello che sentivamo quando stavamo scrivendo rispettivamente musica e testi. Abbiamo condiviso le sensazioni e questo ci ha guidati nel scegliere quale testo era più adatto un determinato gruppo di riff di chitarra e via dicendo. E’ un processo delicato in cui cerchi di non tradire i sentimenti originari ma anche di arricchirli grazie alla visione e all’esperienza dell’altro. Ragioni sia da artista-musicista, per poter esprimere al meglio ciò che provi, ma anche da produttore, in maniera più asettica e distaccata, cercando di scegliere le soluzioni migliori a livello di struttura dei brani, ritornelli, etc per il bene della canzone”.

Undici tracce diverse tra loro, ma comunque legate da uno stesso filo conduttore, ovvero lo stile “Cadaveria”. Come riuscite mantenere intatto il vostro trademark stilistico e risultare comunque dinamici nella composizione?

“Mi fa piacere che il nostro stile si distingua sempre, anche io mi rendo conto che questo stile personale esiste e in un mare di band tutte uguali questo mi fa molto piacere, ma non so dirti esattamente come nasca e si mantenga. Forse semplicemente non abbiamo paura di essere noi stessi e di sfuggire alle classificazioni, che farebbero vendere di più ma che appiattirebbero la nostra espressione. Davvero non riesco a pensare un domani di approcciarmi ad un nuovo album dicendo: questo album deve essere Black. Quello che mi viene naturale è considerare ciò che abbiamo fatto finora e cercare di fare meglio, di aggiungere un quid in più. Ad esempio quello che pensavo qualche giorno fa è che in futuro mi piacerebbe creare qualche canzone più lunga in cui ci siano lenti crescendo, in cui il divenire del brano non abbia fretta di svilupparsi. Come vedi è sempre tutto molto aleatorio, una questione di necessità interiore e in parte di estetica”.

Il primo estratto dall’album è stato “Carnival Of Doom”, credo personalmente possa essere considerato il manifesto di “Silence”: contiene sinistre melodie, atmosfere grottesche, ma anche passaggi efferati. Come personalità diverse che si alternano sul proscenio per recitare la loro parte. Come mai avete scelto proprio questa traccia?

“Non è mai una scelta facile scegliere un singolo, soprattutto per chi come noi crea album in cui tutte le canzoni hanno una loro identità distinta e non ci sono per così dire dei brani tappa-buchi piazzati lì solo per fare numero e durata. Il singolo è un’arma a doppio taglio perché può far pensare che in esso si esaurisca tutta l’essenza dell’intero album. Alla fine la scelta di Carnival of Doom è nata più che altro in prospettiva di un futuro videoclip, perché il brano è molto cinematografico ed evoca l’immaginario del circo, del luna park abbandonato, della cartomanzia. E’ purtroppo un tema già abbondantemente sfruttato in molti video di altre band, quindi realizzarlo per noi sarà una ulteriore sfida e un modo per mettere nuovamente alla prova la nostra creatività ed unicità”.

“Death Again” contiene anche dei versi recitati in italiano, da cosa nasce l’esigenza di esprimerti nella tua lingua madre?

“Da una questione di pura fonetica: “ho sentito il mio corpo permearsi di paura” ha un suono unico in italiano, grazie alla presenta di tutte queste “R” che si sarebbero perse con una traduzione in inglese. Amo cantare in inglese sia per rendere la nostra musica più internazionale possibile, sia perché per me è ogni volta un esercizio di pronuncia interessante, ma qua e là disseminare l’album con frasi in italiano è intrigante. Mi piace giocare con queste cose. Ad esempio c’è una canzone “Exercise1″ che è un insieme di sostantivi nati in italiano in ordine alfabetico, poi tradotti e rimessi in ordine. E’ davvero un esercizio mentale e lessicale che ho imparato dal teatro e che mira a descrivere una situazione attraverso l’uso di soli sostantivi. E’ anche un esercizio di metrica perché l’assenza di congiunzioni e di verbi ti obbliga a cantare il testo in un certo modo. Come vedi mi annoio spesso e cerco vari espedienti per divertirmi un
po’ con la musica”.

L’album è stato realizzato interamente da voi, uno sforzo non indifferente che presuppone notevoli conoscenze nel campo della produzione musicale: siete soddisfatti del risultato ottenuto?

“Sì ci piace molto il fatto che l’album suona fresco e schietto, ma un po’ vintage allo stesso tempo. Anche in questo caso tutte le volte che registriamo e mixiamo per noi è un arricchimento, uno studio per migliorarsi. E se non sappiamo fare qualcosa la impariamo e poi la applichiamo. Ovvio che esci dalla produzione distrutto perché devi pensare davvero a tutto e devi rivestire diversi ruoli: una volta indossi il cappello di musicista, l’altra volta di critico di te stesso e degli altri, l’altra volta di ingegnere del suono. Ma davvero mai potrei pensare che qualcuno di estraneo venga in studio a dirci come dobbiamo fare le cose: i consigli si accettano da tutti, soprattutto se ne sanno più di te, ma la sostanza deve essere la nostra, a costo di sbattere la testa contro il muro le cose devono venire fuori da noi e come ce le eravamo immaginate e prefissate. In effetti ci sono stati dei momenti in “Silence” in cui la “pasta” del suono non veniva fuori come credevamo, e in quei momenti c’è un bel po’ di panico, ma poi ci riprovi, cambi delle cose e man mano il tutto prende corpo come deve”.

Doverosa la domanda riguardante l’uscita di “Silence” e l’opinione di pubblico e critica: avete avuto
modo di tastare il polso della situazione?

“Le recensioni sono tutte davvero ottime e ne siamo felicissimi. Ho letto un paio di pareri negativi ad onor del vero, che dicevano che manchiamo di inventiva e credo che questo non sia da commentare nel senso che probabilmente c’è chi è davvero su un’altra lunghezza d’onda e in un disco vuole o il progressive metal super tecnico o il Thrash più puro etc e concepisce la coesistenza di tanti stili in un album come una mancanza di maturità e l’incapacità di fare delle scelte estreme o univoche. Per me è esattamente il contrario. Io sono davvero tante cose insieme ed esprimo questa mia complessità attraverso diversi registri vocali. Che piaccia o no questa sono io e certamente la vita insegna che non si
può (e non si deve) piacere a tutti”.

Facendo un passo indietro, nel 2013 avete pubblicato un Dvd dal titolo “Karma”, contiene immagini tratte da live, video musicali, making of e behind the scenes, che messaggio avete voluto lanciare pubblicando questo materiale?

“Ci siamo messi a nudo! Chi acquista “Karma” vede davvero cosa facciamo tutti i giorni per i CADAVERIA. Ci vede scherzare mentre siamo in tour, al trucco nei camerini, professionali sul palco, amichevoli e riconoscenti con i fan, al lavoro in studio di registrazione, intenti a creare il look per un nuovo album, registi e video maker dei nostri videoclip. Il prodotto stesso ci rappresenta perché lo abbiamo costruito noi girando tutte le scene e collezionandole per anni prima di farle uscire, selezionandole, montandole, creando grafica e menu. E’ un prodotto molto ricco e curioso, non aspettatevi il solito concerto di due ore (che io trovo sempre noiossissimo), ma diversi spezzoni tratti dai live degli ultimi cinque anni e un sacco di dietro le quinte autentici, che spesso mostrano come riusciamo a realizzare grandi cose con
pochi mezzi”.

I Cadaveria hanno un ottimo seguito in Italia, ma anche nel resto del mondo, soprattutto in Sud America, ti senti apprezzata come artista nel tuo paese d’origine o ritieni di esserlo maggiormente al di fuori?

“In Italia così come all’estero ho il rispetto dei miei fan che mi seguono da oltre vent’anni. Per me il rispetto e la stima sono fondamentali. Come fenomeno “di massa” siamo certamente apprezzati di più all’estero: in Messico siamo amatissimi, quasi iconizzati, e ai concerti c’è il pienone, ma devo dirti che anche quando siamo stati in Francia o in Belgio c’è stato in interesse notevole anche da parte della stampa e quindi una buona visibilità mediatica. Per le date live a supporto di “Silence” ti confesso che stiamo puntando soprattutto sull’estero. Nel 2014 ho girato mezzo mondo per lavoro e mi sono resa davvero conto di quanto l’Italia sia un puntino rispetto a tutto il resto e di quante possibilità all’estero ci siano per far conoscere la propria musica”.

Oltre alla musica ti dedichi a qualche altra forma di espressione artistica?

“Sì sono una video maker e quindi realizzo video di ogni tipo, anche videoclip per altre band, quindi chi è interessato può contattarmi per questo. Come ti dicevo nel 2014 ho fatto una bellissima esperienza seguendo un evento sportivo in Europa, Sud America e Australia, ho ripreso i momenti più belli dell’impresa di una ragazza che ha fatto il giro del mondo in bicicletta in 145 giorni, battendo il record del mondo femminile.

Sebbene l’album sia uscito da poco, immagino che siate impegnati nella promozione di “Silence”, ma ci sono anche progetti per il futuro?

“Stimo realizzando il primo video clip e siamo impegnati costantemente in interviste e in altre attività promozionali, oltre che nel booking della band e in tante altre cose (la realizzazione del nuovo merchandising ad esempio). Da marzo cominceremo a suonare in giro e può essere che tra una data e l’altra si comincino anche a gettare le basi per il successore di “Silence”.

Ti ringrazio ancora una volta per la disponibilità ed il tempo che ci hai concesso, vorrei che fossi tu a congedarti con un messaggio per i nostri lettori ed i vostri fans.

Grazie a te, è stato un piacere rispondere alle tue domande. Un saluto a tutti i lettori e seguaci di Metal In Italy ed un invito ad ascoltare “Silence”, magari comprandolo direttamente dal nostro sito per supportare la band. Un pensiero speciale e un grande ringraziamento va ai nostri fan che ci dimostrano tutti giorni che la nostra musica non è importante solo per noi ma anche per loro. Non hai idea di come mi senta quando leggo messaggi di qualcuno che ci scrive di averli aiutati a superare momenti difficili della loro vita con la nostra musica”.