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Carnality: “Dystopia”

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Paurosamente “in your face”, questo quanto emerge dall’ascolto di “Dystopia”, fatica sulla lunga distanza della band di Rimini che risponde al nome di Carnality. Il sound dei nostri attinge a piene mani dalla tradizione Brutal Death Metal, ma questo non significa che le tracce contenute nell’album siano derivative e prive di personalità, al contrario si tratta di un prodotto maturo e realizzato con precisione chirurgica.

Ogni brano brilla di luce propria e sprigiona una forza dirompente in grado di lasciare senza fiato l’ascoltatore: la struttura portante si basa infatti su un continuo assalto sonoro che alterna passaggi lenti e cadenzati ad irresistibili sfuriate suonate a velocità siderali.

L’aspetto tecnico gioca in “Dystopia” un ruolo fondamentale, sembra quasi impossibile che un quartetto riesca ad elargire una quantità tale di legnate ed a farlo con una pulizia che farebbe invidia ad acts ben più blasonati. Dal punto di vista stilistico si potrebbe chiamare in causa Cannibal Corpse, Hypocrisy, Nile, Aborted, Murder Corporation et similia, solo per rendere più chiara la cifra stilistica dei Carnality.

Ad aprire le danze ci pensa “Abyssus Abyssum Invocat”: dopo una breve intro atmosferica di trenta secondi ecco aprirsi dinanzi a noi le porte degli inferi, la potenza prorompente del combo riminese irrompe ed è subito massacro. Con “Doomsday” iniziano a delinearsi le doti tecniche dei quattro musicisti: il drumming di Manuel Arlotti è preciso, martellante, così come il basso di Shane Graves, a giocare un ruolo da padrone è sicuramente il lavoro svolto dal chitarrista Marco Righetti, da sottolineare la creatività messa in campo per la creazione di riff articolati e parti soliste di notevole pregio. In quest’ottica si inserisce l’assolo nella parte conclusiva di “God Over Human Ruins”, dove è possibile ascoltare chiaramente ben tre chitarre che dialogano tra loro: ritmica e due parti soliste che ricamano atmosfere intorno ad una comune linea melodica. Azzeccate le parti vocali di Luca Scarlatti: la sua voce sembra provenire direttamente dall’oltretomba, cavernicola e catarrosa al punto giusto, si amalgama alla perfezione col mood generale della band.

Di pregevole fattura anche le tre parti di “Silent Enim Leges Inter Arma” (frase tratta dalla Pro Milone di Cicerone) ovvero “A Simulacrum Of Humanity” (pt.1), Resignation (pt.2) e “The Gift Of Anomie” (pt.3), da sottolineare l’epicità di quest’ultima, che mantengono alta la tensione e danno ancora una volta prova delle capacità tecnico-compositive dei nostri.

“Dystopia” è un album che non dovrebbe mancare nella collezione di ogni amante del genere Death Metal più brutale!