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Constraint: “Enlightened By Darkness” – Recensione

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Dal 2012 al 2016, tanto è durata la gestazione del primo album dei modenesi Constraint dal titolo “Enlightened By Darkness”, quattro anni di intenso lavoro che viene ripagato dall’ottimo risultato ottenuto.

Un esordio che nasce già grande, perché la band, dedita ad un Symphonic Metal molto accattivante, ha curato fin nei minimi particolari questa release, a partire dagli arrangiamenti di ogni singolo strumento. In primo piano c’è sicuramente la voce di Beatrice Bini, che rappresenta l’elemento caratterizzante del sound della band con il suo timbro operistico.

Con questo non voglio di certo sminuire il lavoro del resto della band, perché ogni musicista contribuisce alla creazione di un sound vincente. L’attitudine dei Constraint è sicuramente sinfonica, ma colpisce per le melodie che vengono disegnate da chitarre e tastiere, che rimangono impresse nella mente sin dal primo ascolto. Nel caso delle sei corde le soluzioni ritmiche non sono particolarmente complesse, questo per far sì che si abbia un insieme armonioso e privo di spigoli, ma non mancano parentesi particolarmente rabbiose; allo stesso tempo gli arrangiamenti vengono arricchiti da parti soliste di pregevole fattura.

Sullo stesso piano anche le tastiere, che sono parte integrante del processo di “tessitura” del tappeto musicale al pari degli altri strumenti. Ottimo l’apporto dalla sezione ritmica, con il drummer che alterna passaggi cadenzati e potenti ad altri più veloci, risultando sempre lineare ed assolutamente non macchinoso.

Tutte queste componenti rappresentano l’ossatura di una band completa sotto ogni punto di vista, non ci sono punti deboli in questa release. Inutile chiamare in causa i “mostri sacri” del genere, perché va da sé che il sound della band emiliana rientri nei canoni descritti in apertura di recensione, ma questo senza risultare una fotocopia di quanto fatto in passato da altri gruppi.

Tra i brani da citare l’opener “Behind The Scenes”, forte di un incipit vigoroso ed un riff di chitarra che incita ad uno sfrenato headbanging, salvo poi placare i toni con l’ingresso della voce di Beatrice, generando un’alternanza che viene ripetuta anche nelle battute successive. “The Ending Time” con tastiere e violino in primo piano a creare una struggente e sofferta melodia; “Breathing Infinity” con il suo incedere ammaliante, una delle composizioni più intime e raccolte insieme ad “Autumn Hymn”; la title track, che rappresenta il vero e proprio manifesto della band e la conclusiva “Oniria” con la sua connotazione quasi Folk.

Il debut album dei Constraint è convincente, impeccabile e ben strutturato, gli amanti del Metal sinfonico non possono lasciarselo sfuggire!