Home Interviste Cyrax: “Sembriamo usciti dal Brico Center… La realtà è diversa!”

Cyrax: “Sembriamo usciti dal Brico Center… La realtà è diversa!”

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I Cyrax sono un po’ di tutto. E’ una delle poche band dallo stile ricercato, forte anche dell’esperienza musicale e didattica dei membri che la compongono. La cosa bella è che dietro quel velo di serietà si nascondono persone sì serie, ma anche alla mano. Per loro la musica è tutto. E tutto per i Cyrax è musica.

L’intervista:

Salve ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Prima di addentrarci nel discorso “Pictures” (recensione), vorrei che vi presentaste ai nostri lettori.

Marco: Ciao ragazzi, sono Marco il cantante dei Cyrax. Il tutto iniziò nel 2012, quando decisi di registrare un disco metal, dopo le ennesime delusioni di cover band e mezzi inediti. Cominciai a selezionare musicisti. Incontrai così i chitarristi/compositori Antonio Rubuano e Paolo Musazzi, con cui comincia a realizzare le prime stesure delle musiche. I brani, realizzati a partire da mie vecchie composizioni, furono scritti nella seconda metà del 2012, assumendo un modo che nessuno si aspettava. Nasce “Reflections”, un plebiscito quasi unanime di pubblico e critica. A seguire in meno di un anno, dopo sei mesi di composizione serrata, ad Agosto 2014 entravamo in studio per registrare “Pictures”, il nostro secondo disco. In seguito a un’approfondita ricerca, decidiamo di firmare per Bakerteam Records, sinonimo di garanzia sul territorio italiano ed estero.

Come accennato in precedenza “Pictures” è il vostro ultimo lavoro, uscito per Bakerteam Records, come lo descrivereste a chi ancora non lo avesse ascoltato?

Cesare: Ah ma c’è qualcuno che non l’ha ancora ascoltato? 😉 Lo descriverei come: elaborato, prepotente, interessante. Se (e dico SE) qualcuno ancora non l’avesse sentito, spero di averlo incuriosito.

Dalle tracce emerge prepotentemente lo stile Cyrax, ovvero nervoso e caotico, di non facile catalogazione, articolato e dinamico, come siete giunti alla formulazione del vostro sound? E’ nato dall’incontro di influenze differenti?

C: È nato per caso, nel senso che ognuno di noi ha un suo suono ideale, ma ci siamo affidati a tal punto al gusto di Larsen e Matteo che il risultato è diverso da quello che facciamo di solito, come resa sonora.

In diversi episodi fate uso di cori epici, quasi operistici, ritenete che la componente sinfonica sia un aspetto importante del vostro songwriting? Ci sono riferimenti alla musica classica?

C: Certamente, tra i nostri ascolti non manca la classica e la lirica. Non abbiamo inventato niente in questo caso, e i cori erano una sorta di esperimento, pensato per questo disco. Non è detto che nel prossimo ci siano altrettante sezioni a più voci.

Spaziate agevolmente tra metal e musica classica, jazz, fusion ed elettronica, quali di queste componenti ritenete sia preponderante?

C: Beh, spero metal e classica! Personalmente jazz e fusion non mi divertono (da suonare, anche se li ascolto a volte), diciamo che più si sta sul binario metal sinfonico e più mi trovo a mio agio.

Ascoltando l’album è impossibile non soffermarsi sulla preparazione musicale di ognuno di voi, da quali esperienze provenite e che tipo di studi avete affrontato nel corso degli anni?

C: Io ho fatto un po’ di armonia quando ho cominciato a suonare (si parla del 2004); poi sempre da autodidatta, specialmente per la tecnica. Sono sempre stato uno molto pratico, il mio scopo era imparare a suonare una certa cosa perché in quel momento mi andava così, e mi mettevo li e lo facevo. Ma non ho mai avuto la testa per studiare seriamente (in istituti blasonati e ufficiali intendo), anche perché penso che chi ha qualcosa da dire lo farà anche se non sa scrivere le sestine sul pentagramma, mentre chi si fa dieci anni chino sui manuali di teoria ha molte possibilità di diventare a sua volta professore, poche di fare veramente quello che desiderava, cioè suonare.

Marco: io sto seguendo invece un percorso più accademico. Sono iscritto al Conservatorio di Pavia in canto lirico e ho frequentato il CPM di Milano per 3 anni.

Il genere che proponete è sicuramente di difficile assimilazione, nel senso che richiede grande attenzione per essere debitamente metabolizzato. Ritenete che possa essere un limite alla diffusione della vostra musica o non siete affatto interessati ad un prodotto di massa?

C: Sicuramente è di difficile comprensione e sicuramente questo è penalizzante. Se avessi voluto guadagnarci credo che avrei proposto un disco in stile 883 con testi da spiaggia, non conto assolutamente di avere una diffusione da band commerciale. Al contempo sono sicuro che in giro per il mondo ci sia gente in grado di apprezzare, se solo si riesce a fargli arrivare l’input.

“Shine Through Darkness” è suddivisa in tre parti, come mai la scelta di sviluppare il brano in tre distinti episodi?

C: Una serie di motivi. Un brano di 14 minuti stanca, è fuori dalle logiche di fruizione. Suddividerlo in tre dà la possibilità di scegliere se saltarne una parte e andare subito al finale, per esempio. In secondo luogo dividere un brano molto lungo in tre fa sembrare il disco più lungo, tre tracce invece di una.

Domanda off-topic: come sarebbero le vostre vite senza la musica?

C: Più tranquille. Forse un po’ più noiose. Di certo avrei mancato di conoscere tanta gente interessante.
Marco: che vita è senza musica XD?

Dalle vostre foto emerge un’immagine austera, seriosa, siete così anche nella vita di tutti i giorni o c’è anche dell’ironia al di fuori dell’aspetto “istituzionale”? Ho visto il video che avete pubblicato recentemente dalla sala prove…

C: Bello eh? In sala prove sembriamo appena usciti dal Brico Center con delle tavole di massello lucidato, una scatola di tasselli e due secchi di vernice, nelle foto ci eravamo dati una ripulita. La realtà è una via di mezzo, difficilmente ci vedrete in giro in frac. Le foto erano un pochino ironiche, ma poco poco, perché comunque gli argomenti del disco sono anche profondi.

Bene ragazzi, l’intervista è conclusa. Vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso, lascio a voi le ultime parole per salutare i nostri lettori e farci sapere quali sono i vostri progetti futuri ed i prossimi appuntamenti. A presto!

Marco: ringraziamo voi dello spazio concessoci e della bellissima recensione che ci avete fatto, sicuramente fra le più gratificanti. In Autunno stiamo progettando un piccolo tour in promozione dei nostri 2 dischi e speriamo di vedere anche il vostro staff fra il pubblico!