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Damnation Gallery: “Il Metal in Italia c’è e non è mai morto”

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I Damnation Gallery sono nati da poco, ma tra le fila ci sono musicisti che provengono da passate esperienze. Hanno le idee chiare e soprattutto molta fiducia nelle band italiane, tanto da essere fieri di suonare Metal in Italia.

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. I Damnation Gallery nascono nel 2016, ma i componenti provengono da precedenti esperienze, da quale necessità scaturisce l’esigenza di dar vita ad una nuova band?

Eravamo stanchi di cercare la situazione ideale, artisticamente parlando. Purtroppo molte persone che abbiamo incontrato avevano idee o finalità non condivise al cento per cento e questo ci ha scoraggiati parecchio all’inizio. Tutto ad un tratto però ci siamo trovati e il fatto che le cose funzionassero spontaneamente ha avuto un non so che di incredibile, temendo quasi fosse tutto un fantasioso scherzo del destino.

Vi definite come una band Horror Metal, un genere che non ha molti rappresentanti nel nostro Paese, una scelta dunque coraggiosa. Pensate che sia un genere di nicchia oppure ritenete che possa incontrare il favore di pubblico e critica?

L’horror metal è un genere che pur essendo di nicchia ha la buona possibilità di entrare nei gusti delle persone, a nostro avviso, perché appunto così poco praticato: l’unione fra violenza sonora e violenza scenica può essere un elemento di interesse notevole per le persone. In ogni caso il genere è stato scelto per un fattore di gusti personali, non tanto per vivere il progetto come qualcosa che sia necessariamente alla ricerca spasmodica del successo. La cosa che conta è suonare ciò che sentiamo nostro e sappiamo fare.

Ho letto che tra le vostre influenze ci sono Black, Thrash, NWOBHM e Death, come siete riusciti a fondere questi elementi per creare un tappeto musicale omogeneo?

La chiave di volta risiede essenzialmente nel dare voce a tutte le singole influenze. Esiste una specie di istinto guida che fa sì che ogni influenza non sia preponderante, ma che vada ad incollarsi con il resto. Quello che facciamo è usare il vecchio metodo di chiudersi in sala e provare le cose a sentimento: se senti quel brivido lungo la schiena o ti viene voglia di pestare, probabilmente vuol dire che il brano ha una buona chance di funzionare. Ci piace non porci limiti compositivi o inserirci in binari ben definiti, dando invece spazio alla cattiveria. Per meglio spiegare il quadro: c’è un bassista che ama la NWOBHM, un chitarrista che è fissato con Morbid Angel, Necrodeath, King Diamond, Hell e Bulldozer, un batterista che va matto per gli Slayer, primi Sepultura, Megadeth, Dimmu Borgir, Gorefest, Extrema e una cantante che adora Marduk, Opera IX, Black Sabbath, Venom, Death, Rotting Christ e Death SS. Cosa può uscire fuori a tal punto? Ahah!

I pezzi che avete composto sono nati dall’iniziativa del singolo o solitamente preferite comporre tutti insieme?

Diciamo che utilizzare un metodo rispetto all’altro ha i suoi vantaggi preminenti. Di solito operiamo in modalità ibrida: si parte da un’idea sviluppata autonomamente per conto del singolo o si lavora ad istinto tutti insieme. Se lavorare in maniera autonoma permette di realizzare bozze più “pulite” fin da subito, è anche vero che la freschezza della composizione in sala ti regala sia emozioni che la consapevolezza che qualcosa non funziona… Sapeste quanti brani abbiamo cestinato per un riff che non girava…

Nella vostra biografia parlate anche di una forte presenza scenica, in cosa consiste? Pensate che sia necessario accompagnare la musica con un’immagine ben definita della band?

Ogni componente ha un suo ruolo ben preciso e un ruolo specifico e rappresenta anche una specifica caratteristica psico-comportamentale che si trascina irrimediabilmente nel vissuto di tutti i giorni. Ci teniamo che la band sia un modo per manifestare noi stessi: è la nostra valvola di sfogo dove poter convogliare le nostre emozioni in un linguaggio compreso da chi ci può sinceramente capire. Scarlet, che rappresenta il paradosso, trova nella morte la sua liberazione dal regno dei non morti, dove la vita è essenzialmente prigionia. Scarlet non è una brava persona. Rappresenta la sua parte cattiva, che va in antitesi con la sua personalità ottimista, altruista, generosa e empatica. È la parte animalesca, egoista, istintiva, aggressiva, incapace di provare sentimenti, menefreghista su ciò che non la interessa direttamente. Lord Edgard, un conte dei secoli passati, rappresenta la dualità, cioè la fusione della giustizia alla furia iconoclasta ed è colui che accompagna i non morti nel regno dei defunti. Low, armato di machete, rappresenta il chirurgo, un’entità malvagia e dannatamente calcolatrice il cui ruolo è essenzialmente la sua fame di morte e di uccidere. Nasco, che rappresenta la pazzia, è un’entità che trova liberazione nell’odio verso i dogmi imposti e nella sua pazzia trova giovamento dal mondo in cui è intrappolato e prende parte alla liberazione dei non morti.
Di base, oltre ad inserire una presenza scenica determinata da costumi e make up, vogliamo mettere in atto una performance che sia scenograficamente coerente con il nostro messaggio ed immagine, compatibilmente con le nostre possibilità. Noi suoniamo e cantiamo di orrore, è giusto che il nostro spettacolo sia altrettanto orrido.

Quali sono secondo voi i punti di forza dei Damnation Gallery?

Innanzitutto la volontà di non affrettare le cose. Siamo cresciuti con valori artistici e di gusto che vorremmo tornassero in voga. Prima ancora di essere una band siamo quattro fratelli che vivono per il metal e nutrono stima verso tutti gli addetti ai lavori, nazionali e non. Per noi la musica, oltre ad essere una liberazione personale, è anche una missione da portare avanti nel tempo, controcorrente a mode, usi e costumi.
La cosa che ci rende più forti? Il poterci sentire liberi di comporre come ci piace, come sentiamo e di tornare a casa sempre con il sorriso. Non importa quanta merda abbiamo inghiottito quotidianamente, durante le prove e dopo le prove sembriamo sotto l’effetto di una droga benefica. D’altronde i limiti se li pone l’uomo, di per sé l’arte tende all’infinito.

Per quanto riguarda le tematiche trattate nei testi ci sono degli argomenti in particolare? Pensate che questi possano contribuire a diffondere un messaggio?

I testi riflettono essenzialmente il nostro vissuto, seppur estremizzati dal punto di vista dei contenuti di contorno. È essenzialmente soggettivo il modo in cui interiorizziamo gli eventi della vita, per cui lasciamo trasparire angoscia e rabbia senza filtri. Parliamo di filosofia, di palesamenti del terrore umano e delle paure, delle paranoie, dei paradossi dell’umanità. Non sapremmo definire un messaggio in particolare, anche perché questo svierebbe l’ascoltatore, che deve sentirsi libero di riconoscersi nel modo più libero possibile nei testi. In ogni caso un messaggio sicuramente passa, ma ci piacerebbe fossero i nostri ascoltatori a dirci che cosa comunicano loro i pezzi.

Avete instaurato una collaborazione con Masked Dead Records, perché la scelta è ricaduta su questa etichetta? Siete soddisfatti per il lavoro svolto fino a questo momento?

Abbiamo visto come si lavora con Masked Dead Records e il tipo di supporto offerto alle bands facenti parti del roster. Siamo una band italiana ed è giusto che sia un’etichetta italiana a prendersi cura di noi in questa fase. Non possiamo che esprimere la nostra contentezza: professionalità, pazienza e educazione la fanno da maggiore.

So che avete in programma l’uscita di un Ep proprio per Masked Dead Records. Potreste rivelarci qualche dettaglio in merito? Cosa dobbiamo attenderci da questa release?

Abbiamo deciso di mandare in stampa “Transcendence Hymn” anche a Masked Dead Records, questa volta in un formato speciale con cofanetto in Mini CD, perché sia possibile al nostro album di essere diffuso al di fuori del circuito live. L’album riflette la nostra volontà di narrare il ciclo di vita della transcendenza, cioè il passaggio dalla non morte alla morte come liberazione di cui parlavamo prima. L’album è volutamente grezzo, per far si che l’ascoltatore percepisca esattamente ciò che gli porteremo dal vivo. Una melangerie di tutte le nostre influenze, insomma!

Dopo l’uscita pensate di supportare l’Ep con date live o altre iniziative?

Al momento abbiamo confermato il release il 4/11/2016 presso “L’Angelo Azzurro Club” di Genova, dove saremo insieme ai Gorepest che ci faranno da supporters per l’occasione. Presenteremo ovviamente l’EP più una scaletta che formerà parte del prossimo lavoro al quale, ovviamente, siamo già al lavoro in modo febbricitante. Sarà un’occasione per divertirsi, incontrare amici di vecchia data e nuove persone e per far sentire al mondo che l’Italia del metal c’è e non è mai morta. Sull’immediato futuro speriamo di poter dare notizie certe: se non altro abbiamo voglia di spargere questo verbo d’orrore ovunque.

Bene ragazzi, vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato, vorrei che lasciaste un messaggio per i nostri lettori. A presto!

Siamo orgogliosi del fatto che ci abbiate concesso questo spazio. Ma ancor di più siamo orgogliosi di essere musicisti italiani nella musica metal. La scena è ricolma di grandi bands e grandi realtà di addetti ai lavori e dobbiamo esserne fieri tutti, indistintamente.