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Deadly Carnage: “Manthe” – Recensione

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I Deadly Carnage con questo nuovo disco pubblicato dalla label Italiana ATMF, arrivano al loro terzo studio album. “Manthe” è un disco che delinea varie sfaccettature, offerte forse dai vari ascolti che sino ad oggi hanno influenzato la band.

Il disco alterna riff possenti doom/black, ma la band non disdegna neanche alcuni passaggi lenti, mai scontati nè melodie evocative e malinconiche, che durante l’ascolto danno il senso di come il combo riminese abbia costruito la trama di questo disco.

Tutte le tracce scorrono in maniera gradevole, l’ascoltatore è trascinato in questo viaggio oscuro ,depressivo e questo anche grazie ad un lavoro di composizione dei pezzi tutt’altro che scontato, invece molto ricercato e suonato in maniera impeccabile. Forse alcuni passaggi richiederebbero una maggiore personalità ma questa è anche la conseguenza della giovane età della band.

Alcuni brani da menzionare “Il ciclo della forgia”e la conclusiva title-track “Manthe”,  il primo cantato in italiano che ha però un sicuro impatto emotivo,  la song in questione ha un incedere che non ti lascia respiro, il cantato riesce a trasmettere una atmosfera solenne e allo stesso tempo depressiva, di rottura con la realtà. Le chitarre tessono la trama per melodie rarefatte che si stampano in maniera indelebile nella mente.

“Manthe” canzone che conclude l’album, è una song ben strutturata, data la sua lunghezza di 14 minuti. La band ha saputo intrecciare le trame di questo riuscitissimo episodio senza mai avere dei cali di tensione, ma al contrario è riuscita ad assemblare tutte le proprie idee senza mai sfociare nel prolisso.
A conferma, i Deadly Carnage hanno saputo inserire delle partiture jazzate e delle digressioni strumentali che creano una piacevole sorpresa nell’ascoltatore.

Anche senza soffermarsi sulle altre song del platter come “Carved in Dust”, “Beneath Forsaken Skies”, “Electric Food”, è rilevante in “Dome of the Wanders” l’uso del flauto traverso che in maniera magnifica impreziosisce la canzone e sa intessere trame malinconiche ed evocative. Tutte le songs danno una solidità all’intero disco e creano un livello qualitativo molto alto nel complesso.

Ultima piccola nota di merito è la produzione cristallina e molto ben curata,che fa sentire le particolarità racchiuse nei vari episodi del disco.

In conclusione la band ha catturato in pieno l’obbiettivo: un disco che merita di essere ascoltato per carpirne durante l’ascolto le emozioni che scaturiscono da queste sonorità fredde, pessimistiche e malinconiche.

“Manthe”, essendo un album di pregevole fattura, può attestarsi a buoni livelli, anche se, per alcuni passaggi, si ha la sensazione del già sentito. Ma sono certo che, con il prossimo lavoro in studio,la band riuscirà a forgiare qualcosa di più personale, viste le potenzialità che sta dimostrando. Sicuramente questo nuovo album farà contenti i fans del genere e forse anche i fans di sonorità più estreme.