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Deathless Legacy: “The Gathering” – Recensione

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deathless legacy the gathering artwork

Grottesco, terrificante, teatrale, maligno e sensuale, tante sono le definizioni per “The Gathering”, seconda fatica discografica dei Deathless Legacy.

Il loro Horror Metal presenta tinte oscure e decisamente personali, che permettono alla band di distinguersi da altri acts che si dedicano allo stesso genere. Il sound è articolato e dinamico, perché i Nostri riescono a colpire con sferzate di metallo incandescente, ma allo stesso tempo ammaliano l’ascoltatore con melodie tristemente decadenti. Tutti i musicisti svolgono egregiamente il proprio dovere, ad iniziare dalla vocalist Steva, capace di narrazioni tenebrose, che si alternano a linee vocali rabbiose e ruvide, non dimenticando i passaggi più caldi ed accorati.

Ascoltando le undici tracce si rimane piacevolmente colpiti dalla cura posta negli arrangiamenti, perché oltre a riff monolitici troviamo parti soliste ben congegnate, le tastiere contribuiscono a rendere l’atmosfera ancora più dark, conferendo in alcuni passaggi anche un certo flavor progressivo, come ad esempio in “Wolfgirl”, brano dal quale è stato tratto anche un video e “The Graveyard”. Ottimo il lavoro svolto dalla sezione ritmica, grazie soprattutto ad un drumming incisivo e possente.

Ad aprire la danza macabra ci pensa la title track “The Gathering”, intro sinistra ed epica allo stesso tempo, alla quale segue “Circus Of The Freaks” e si ha subito l’ impressione di trovarsi in un circo degli orrori, circondati da personaggi che definiremmo scherzi della natura. Con “Phantom Manor” calano definitivamente le tenebre, almeno nella parte iniziale, salvo poi essere ipnotizzati dalla voce di Steva che disegna una melodia che rimane impressa nella mente sin da primo ascolto. “Baal” ci regala invece ritmi cadenzati, forte di un incedere strisciante ed avvolgente. Seguono la già citata “Wolfgirl”, “Tiamat” e “The Tomb”, con quest’ultima che gode di tinte fortemente teatrali e maestose. Tra le altre sicuramente da citare “Skeleton Swing”, brano che può essere paragonato ad una sorta di charleston distorto, che sicuramente in sede live darà vita ad un pogo grandioso.

I Deathless Legacy di “The Gathering” sono maledettamente affascinanti, non solo per la cura posta nella realizzazione dei costumi di scena, ma soprattutto per la sostanza che hanno inciso su disco. In un certo senso l’immagine che ci propongono rispecchia il sound, non si tratta quindi di una semplice “messa in scena”, qui la sostanza c’è e si sente.