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Devil’s Disciples: “In The Name Of Hell” – Recensione

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Devil's Disciples In The Name Of Hell
Devil's Disciples In The Name Of Hell

Incrociate Motorhead, Venom, miscelate Punk, Horror, Black ed otterrete i Devil’s Disciples, il cui esordio discografico prende il titolo di “In The Name Of Hell”, titolo azzeccatissimo.

Per stessa ammissione della band, il loro sound non vuole rivoluzionare il modo di fare musica, infatti ascoltando le otto tracce che costituiscono la tracklist sono evidenti i richiami stilistici alle band citate in precedenza, ma non si tratta di una nota di demerito. Immaginate di trovarvi in un girone infernale e percorrerne le “strade” a velocità siderale, accerchiati da fiamme e demoni che tentano di strapparvi le carni da dosso, questa è la sensazione che emerge ascoltando l’album.

Mettete da parte purezza del suono, raffinatezza e precisione, si tratta di elementi banditi dai Devil’s Disciples: loro suonano sporco, è il loro gioco e gli riesce ottimamente; l’incedere forsennato richiama alla mente le sfuriate Rock/Punk/Metal degli anni che furono, è impossibile non lasciarsi affascinare da questo sound spiccatamente ispirato al Signore delle Tenebre. Ade (chitarra e voce), E.J. (basso e backing vocals) e Judah The Beast (batteria) ci sanno fare ed ascoltarli pestare duro sull’acceleratore è un piacere immenso.

“Church Burner” è l’incipit perfetto: il riff portante è Rock And Roll al 100% e lo spirito dei Motorhead si impossessa dei Devil’s Disciples, i quali partono in quinta, non conosco velocità intermedie, ottimo anche il solo di chitarra, sporco e maledettamente in your face. Con la successiva “Rotten” la musica non cambia, siamo sulla stessa lunghezza d’onda, mentre con “Worhsippers Of The Dying Whore” i toni si fanno più oscuri, l’anima Black emerge prepotentemente dai riff mefitici di chitarra e dalle liriche catarrose, è la materializzazione del male. Non lasciatevi ingannare dall’incedere imperioso di “Lucifer”, perché dopo le prime battute atmosferiche si torna a viaggiare a velocità che raggiungono la barriera del suono, un vero e proprio inno a Lucifero. Il girone infernale continua ad infiammarsi, è il turno di “School Of The Devil”, traccia spiccatamente Rock/Metal che si discosta leggermente dalle venature Black dei brani precedenti, molto incisiva la parte solista di Ade.

Poi arriva il brano che non ti aspetti “The Devil Ain’t Dwells In Hell”, traccia acustica che ti lascia a bocca aperta, un vero e proprio capolavoro. Chitarra acustica e voce pulita ma catarrosa sono le protagoniste di questa canzone, la melodia portante è carica di sofferenza interiore, semplice nella struttura, ma decisamente efficace quanto ad emozioni che riesce a suscitare. Conclusa questa parentesi piacevolmente spiazzante, le ultime due tracce “Edge Of Sanity” e “See You In Hell” riportano il treno sui giusti binari, con l’ultima che contiene una ghost track di grane impatto.

Cosa rimane dopo l’ascolto di “In The Name Of Hell”? Il piacere di aver una trascorso mezzora a scorrazzare per gironi infernali, un album decisamente consigliato agli amanti del genere, non per puristi e perfezionisti delle sette note.