Home Interviste Electrocution: “Non basta essere bravi musicisti, in una band serve anche l’intesa”

Electrocution: “Non basta essere bravi musicisti, in una band serve anche l’intesa”

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Tante le novità in casa Electrocution, a partire dalla formazione, passando per il nuovo album, la ristampa di “Inside The Unreal”, il tributo ai Death e l’affiatamento finalmente ritrovato all’interno della band. Di questo e molto altro ancora abbiamo parlato con la band bolognese.

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Gli Electrocution sono una band storica, di certo non c’è bisogno di presentazioni… ma qualcosa di nuovo c’è: la formazione. Avete finalmente trovato il giusto equilibrio?

Mick: Eccoci qui, con una nuova formazione finalmente stabile dopo tre anni di palco e di duro lavoro per trovare il giusto equilibrio:
● Mick Montaguti, Voce e fondatore della band;
● Neil Grotti, Chitarra ritmica;
● Alessio Terzi, Chitarra solista;
● Mat Lehmann, Basso;
● Vellacifer, Batteria (già presente sul precedente album: “Metaphysincarnation”).
Vellacifer è un tritacarne alla batteria. Ma non è solo veloce, ha gusto e studia sempre soluzioni interessanti e non scontate. Neil Grotti, è un compositore e chitarrista ritmico da paura, si cimenta bene anche sulle soliste. Proviene da Neurasthenia ed è parte del progetto solista di Lehmann. Alessio Terzi è giovanissimo ma di grande tecnica e gusto. Ha una preparazione classica alle spalle e questo gli permette di sviluppare assoli che mi lasciano spesso a bocca aperta. Mat Lehmann proviene dai Neurasthenia ed è leader del suo progetto omonimo. Assieme a Neil è stato turnista di Blaze Bailey. Si tratta di una bassista tecnicamente preparatissimo ed eclettico. Questo gli permette di suonare con il sei corde fretless e di dare la giusta impronta alla nostra musica.

Quanto è importante il rapporto tra i membri di una band? Quanto contano le motivazioni e la dedizione ad un progetto comune? Sicuramente le doti musicali non bastano da sole…

Mick: Con la formazione attuale stiamo trovando l’alchimia ideale. Non basta che in una band ci siano bravi musicisti, serve anche un’intesa che si ottiene con affinità e tempo passato assieme. Questo aspetto è importantissimo sia per produrre musica che arrivi dritto all’anima dei fan, sia per le performance live che diventano granitiche come si deve! Stiamo lavorando molto assieme proprio per diventare una macchina da guerra e l’esperienza di Neil e Lehmann aiuta veramente tanto.
Tutto ciò mi sta dando forza nel portare avanti la band. Lavorare su questo disco ci sta guidando al giusto livello di affiatamento. I musicisti sono tutti di gran livello e credo di aver trovato ciò che cercavo.

Neil: Metto sempre tutto me stesso quando faccio musica, sia sullo strumento che al mixer, ma credo che in questo caso ci sarà quel quid in più. Sono sempre stato un fan di questa band e adesso che ne sono parte mi sento onorato e tutto ciò è uno sprone ulteriore per dare l’anima! Porteremo tutti nuove influenze ma sempre nel giusto stile che contraddistingue Electrocution. Inoltre l’amicizia che c’è con Mick e gli altri è quello che ci vuole per renderci una armata infernale per radere al suolo il palco!
Alessio: Sono l’ultimo arrivato ed il più giovane, ho 22 anni, ma mi sto trovando veramente a mio agio con i miei nuovi amici in Electrocution. Sono dei tipi in gamba, con grande esperienza e ottimi musicisti, sto imparando tanto da loro. Quando è così suonare insieme diventa un piacere, ed è tutto ciò che serve.

Tante le novità in casa Electrocution, innanzitutto avete recentemente pubblicato un tributo ai Death, in occasione del 50° compleanno di Chuck. Perché avete scelto “Flattening Emotions” e cosa ne pensate di questo musicista?

Vellacifer: Qualche anno fa abbiamo deciso di inserire una cover nel nostro set live. Tutti noi cominciammo a proporre brani a raffica e non sembrava semplice decidere. Ricordo però che una cosa risultava chiara: doveva essere un brano dei Death. Mick ed io, come tutti gli altri membri, siamo fanatici dei Death.

Mick: Mi ricordo che ad un certo punto presi in mano la situazione, perché non se ne stava uscendo vivi. Ancora un po’ ed avremmo seriamente rischiato di suonare la discografia dei Death al posto dei nostri brani. Hahaha. Presi la palla al balzo quando Vellacifer propose Flattening, probabilmente il brano Death Metal che preferisco in assoluto.

Vellacifer: Sì, vero! Ricordo che quando proposi Flattening Mick mi appoggiò. Adoro quel brano. ha un intro meraviglioso e la legnata che arriva quando partono tutti gli altri è devastante. La risposta del pubblico dal vivo è impressionante. Probabilmente il fatto di suonarla senza metronomo ci permette di ricreare le atmosfere che c’erano all’epoca.

Mick: Sicuramente suonarla senza metronomo è un po’ un rischio, perché Vellacifer si lascia trascinare dalla foga ed a volte ci porta su tempi al limite della sostenibilità, ma sicuramente questo fattore contribuisce a dare enfasi al brano. Dal vivo i fan l’adorano e pare proprio che anche il video sia piaciuto veramente tantissimo.

Vellacifer: Nella registrazione ho cercato di rimanere il più vicino possibile ai bpm di quella originale, volevo mantenere il giusto groove. Ma alla fine mi sono trovato a tenere tempi un po’ più lenti in certe parti. Il risultato ci ha convinto ed abbiamo deciso di tenerla così. L’ho registrata di getto e questo, le ha dato la giusta “vita” e la capacità di trasmettere il rispetto che abbiamo noi tutti per Chuck e i Death.

Mick: Chuck è stato un grande autore, compositore e musicista oltre che un grande uomo. Ho avuto l’onore di conoscerlo personalmente quando aprimmo per i Death nel 1993, durante il tour di “Individual Thought Patterns”. La sua musica ha toccato tutti gli amanti del Death Metal come lo hanno fatto in pochi ed il rispetto che abbiamo verso di lui ci ha spinti a dedicargli anche un brano: “As a Son to His Father” uscito in Metaphysincarnation nel 2014.

Per quanto riguarda le vostre release ce ne sono due in cantiere: una nuova edizione di “Inside The Unreal”, tramite Dark Symphonies ed una produzione ex novo. Iniziamo dalla prima: sarà una edizione speciale con contenuti extra? Come mai avete deciso di inserire anche i testi?

Mick: Ted, di Dark SymphonieS, ha avuto una grande perseveranza durante gli ultimi anni. Ci ha contattato diverse volte a distanza di vari mesi, per vedere se fosse possibile ristampare il nostro primo album. Avevamo ristampato Inside nel 2012, perchè ormai introvabile da anni e non eravamo convintissimi di voler saturare i fan con una nuova ristampa.Effettivamente ci siamo anche resi conto che molti fan aspettavano un’uscita come questa da tempo. Questa versione sarà un doppio CD con anche i brani dai demo tapes. Ted, essendo un vero e proprio nostalgico, vuole a tutti i costi utilizzare le grafiche originali ed ha insistito fino all’ossessione per pubblicare anche i testi, che non sono mai stati pubblicati prima. Ho fatto fatica ad accettare perché sono un maledetto paranoico ed ho sempre avuto un gran timore di esporre i miei vecchi scritti. Si tratta di testi che sono stati prodotti tra il 1990 e il 1992 ed avevo 18 – 20 anni all’epoca. Li considero testi semplici e obsoleti, ma effettivamente il Death Metal è pieno di brani grandiosi basati su testi non proprio brillanti, per cui sono riuscito a superare il mio limite mentale. In fondo nessuno potrà criticare il fatto che siano testi da teenager, visto che sono stati effettivamente scritti da un teenager hahaha. Ted ci ha assicurato che ad ottobre 2017, sarà fuori.

A che punto sono invece i lavori per il nuovo album? In che modo la nuova formazione sta plasmando il sound degli Electrocution? Sguardo rivolto al futuro, mantenendo ben salde le proprie radici?

Vellacifer: il prossimo album sarà diverso rispetto al precedente. Neil sta portando nuove idee che in fase di songwriting sforna riff caldi e croccanti, hahaha. Dal punto di vista del drumming ci saranno tempi più sostenuti, cattiveria ed uso responsabile dei blast beat. Groove e pugni in faccia sono assicurati, hahaha.

Alessio: Ci stiamo tutti ispirando molto ad “Inside the Unreal”. Sarà un ritorno alle origini, ma interpretato secondo lo stile della nuova formazione. Questo secondo me lo rende un lavoro molto interessante. Neil, oltre ad essere un ottimo chitarrista, è un ottimo produttore e riesce a pungolare le corde giuste per farmi esprimere al meglio nelle soliste.

Mick: Se tutto va secondo i piani, l’uscita è prevista per la primavera del 2018.
I nuovi brani sono sicuramente più Old School di quanto non fosse “Metaphysincarnation”. Il background di Neil si sente ed è quello che ci vuole per noi, perché siamo sulla stessa lunghezza d’onda e la sua devozione per “Inside the Unreal” si sente moltissimo. In più, l’influenza di Cannibal Corpse e Morbid Angel stanno colorando alcune pieghe del nuovo album.
Neil: Non vedo l’ora che tutti possiate sentire quello che stiamo producendo in questo terzo album! Si tratta di un lavoro di squadra che ci sta dando tantissimo sia a livello tecnico compositivo, sia a livello di amicizia e collaborazione.

Mick: Sì, assolutamente vero! Stiamo trovando una buona sinergia compositiva. Una nota ulteriore va espressa nei confronti di Lehmann, che sta dando fondo alla propria straordinaria tecnica per esprimere il giusto mood dei nostri brani. Mi sono emozionato davvero tanto in studio, sentendo le linee di basso. Abbiamo trovato in lui il degno successore di Max. Chi apprezza i fraseggi di basso in stile Death di “Human” e “Individual Thought Patterns”, potrà gustare quanto avremo da proporre in questo nuovo lavoro.

Ci sarà qualche ospite speciale sull’album?

Mick: Sicuramente Alex Guadagnoli interverrà in almeno un brano. Inoltre siamo in contatto con un mito della musica Death Metal che ha dimostrato disponibilità. Presto gli manderemo un nostro brano su cui vorremmo che facesse un assolo. Se accetterà sarà una sorta di sogno che si avvera per me. Non svelo di più per ora. Al momento giusto verrà dato comunicato stampa. Teniamo le dita incrociate!!!

In attesa di queste nuove uscite ci saranno un paio di video. Quando è prevista la pubblicazione e in base a quali criteri avete scelto i brani?

Mick: Sì prevediamo di fare uscire uno o due video di nuovi singoli. Tra l’autunno e l’inverno faremo uscire questi nuovi video. Non vedo l’ora di poter far sentire a tutti quanto stiamo preparando. I brani che sceglieremo saranno due pugni in faccia, hahaha.

Attualmente siete concentrati sulla nuova produzione, per questo l’attività live è ridotta. Qual è la dimensione nella quale vi trovate maggiormente a vostro agio? Sul palco o in studio?

Neil: Sono due dimensioni molto differenti, ma due facce della stessa medaglia. Personalmente ritengo di trovarmi benissimo in entrambe le situazioni. Essendo anche fonico e produttore, lo studio è la mia casa, ma allo stesso tempo stare in tour è una cosa fantastica, anche se non è una passeggiata, anzi! Ma questa è la vita che ho scelto e non farei a cambio!

Vellacifer: Se dovessi scegliere tra studio e palco, sceglierei il palco! Vedere il pubblico carico ti dà un’energia particolare. Al momento siamo fermi per dedicarci al nuovo album, ma per me è una grandissima sofferenza dover aspettare il momento in cui torneremo on the road. Farei un live anche adesso, hahaha.

Mick: Adoro stare in studio, lavorare sui brani con Neil è veramente divertente e spesso ci sediamo nel suo studio a ragionare sugli arrangiamenti. In quei momenti mi estraneo totalmente dal resto del mondo e mi sembra che non esista più nulla. Vivrei sia in studio che in tour… non saprei cosa preferire, sono entrambe due necessità per me. Il contatto con il pubblico è una cosa meravigliosa. Molto spesso riesco a percepire l’intensità di quello che trasmettiamo ai fan. È come se rispondessero e così la comunicazione diventa reciproca. Mi sento fortunato a far parte di una band con un pubblico così carico, è ciò che mi spinge a continuare.

Nel corso della vostra carriera avete suonato con band di caratura mondiale. C’è qualche aneddoto che ricordate con particolare piacere? E se poteste partire per un tour, con chi vorreste condividerlo?

Mick: è sempre una soddisfazione aprire per i grandi. Ti rendi conto, ogni volta, che l’Italia è un paese di provinciali. So di essere impopolare dicendo questo, ma purtroppo è la verità e non mi frega nulla di essere popolare o meno (altrimenti avrei scelto un altro genere musicale, hahaha). Ricordo che i Carcass sono stati simpaticissimi con noi. Ci si scambiava battute divertenti e Bill Steer era incuriosito dai settaggi dalla nostra strumentazione. Allora c’era Mike Hickey al posto di Amott: un burlone. Pensa che gli avevo insegnato a dire: “Socc’mel ragazu”, tipica esclamazione bolognese. Mi faceva morire sentirglielo dire con marcato accento americano (ho un filmato che lo prova, hahaha). Altro grandissimo e disponibilissimo era Chuck Schuldiner. Non dimenticherò mai quel live in cui aprimmo per loro a Firenze nel 1993! Di recente ho questo aneddoto interessante. Volevamo aprire i Cannibal Corpse in Italia. Dopo aver provato a contattare i promoter locali, che non ci hanno risposto nemmeno per dire “crepa”, abbiamo contattato direttamente i Cannibal che si sono dimostrati disponibilissimi. Alex Webster è una persona veramente squisita. Si è mosso direttamente per proporci con il loro promoter. Come vedi, l’Italia è un paese provinciale e profondamente piccolo (in tutti i sensi). Di esperienze poco edificanti ne avrei da riempirci un libro, ma preferirei passarci sopra… con un caterpillar, hahaha!

Neil: Sì, concordo con Mick. Ricordo il live al Metalitalia Fest dell’anno scorso, in cui Mikael Stanne dei Dark Tranquillity mi venne incontro e mi abbracciò, ricordando il periodo del tour che facemmo Lehmann ed io. Anche loro: persone fantastiche! Pensa che durante il tour ci si organizzava per le riprese video in modo da filmarci a vicenda.

Attualmente in Italia ci sono migliaia di band, suonare ed incidere è diventato molto semplice. Pensate che ciò sia una possibilità da sfruttare, o il proliferare dei gruppi ha solamente contribuito a saturare il mercato ed abbassare il livello medio della qualità?

Vellacifer: Oggi è certamente tutto più semplice. Mi ricordo che negli anni ‘90 per poter mettere un po’ di “punta” sulla cassa utilizzavamo i cacciaviti come battenti, oggi bastano 2 trigger ed il gioco è fatto. Da un lato sono felice che la tecnologia sia a disposizione di tutti. Ma ormai produrre in home studio è diventato normale e, con la scusa del “tanto produciamo noi senza costi” tutti si improvvisano produttori ammazzando la qualità. Già il metal è un genere impegnativo, se poi il suono scade il risultato è decisamente te pessimo.

Neil: Mi capitano tante volte band che ragionano proprio così e pretendono di poter fare dischi bellissimi con pochi soldi, ma poi vengono da me dopo aver sbattuto il grugno contro la realtà dei fatti, hahaha.

Mick: Mah, io penso che sia un discorso difficile da fare, perché oggi abbiamo semplicemente molte più band di vent’anni fa. Credo che in definitiva il rapporto tra buona e pessima qualità sia lo stesso, solo che oggi internet ci permette di rovinarci le orecchie con tanta merda in più. Alla fine dei conti la tecnologia dà la possibilità a band valide di farsi sentire, le altre poi non vanno avanti. Una eccezione la fa l’Italia, in cui, come sempre, vige il clientelismo, che è un po’ il motivo che ha storicamente rovinato la scena e che continua a farlo, ma questa è un’altra storia…

Bene ragazzi, vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato, lascio a voi l’ultima parola.

Tutti: Grazie dell’intervista e grazie ai lettori che sono arrivati fin qui. Vi aspettiamo tutti sotto il palco, per dare una botta come si deve!