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Elena Arzani: il mondo dei fotografi in punta di tacchi a spillo

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Che i cellulari, pardon, gli smartphone ormai vengano scelti in base ai pixel della fotocamera è un fatto assodato. Immortalare con gli smartphone il nostro gruppo preferito: è assodato anche questo, salvo poi scadere nell’artrosi quando il braccio è perennemente alzato perchè si deve filmare o fotografare tutto il concerto.
Un discorso ampio e fastidioso che allo stesso tempo ci permette di introdurre la protagonista di questa intervista.
Con la fotografa Elena Arzani abbiamo infatti voluto approfondire questo mondo, quello della macchinetta, quello dei simpatici omini che agli eventi li vediamo carichi come se fossero boy scout in partenza per la route estiva.
Come in tutti settori, anche in quello della fotografia i protagonisti vivono in una giungla fatta di antipatie e simpatie, di soldi e bestemmie, di spintoni e accrediti rifiutati. E poi c’è la concorrenza degli smartphone e di chi ne fa un utilizzo sbagliato, non sapendo quanto a volte un banale scatto possa danneggiare una persona che con i click ci campa.

Quando un fotografo è un fotografo professionista?
Vi sono senz’altro standard qualitativi, conoscenze tecniche ed una cultura di base di storia della fotografia, che sanciscono un criterio attraverso il quale si distingue un professionista da un semplice appassionato.
La fotografia, utilizzando come mezzo espressivo un apparecchio in grado di gestire molte funzioni tecniche in modo automatico, porta sicuramente molte persone all’erronea credenza di aver acquisito competenza e maestria, ben diversamente da altri settori artistici in cui il risultato finale del proprio lavoro dipende unicamente dalle conoscenze che si possiedono per svilupparlo.
È difficile a mio avviso identificare in modo preciso la categoria dei fotografi, molto dipende dall’estro e capacità comunicativa del singolo, ma una componente fondamentale del successo è comunque come sempre il mercato, la domanda-offerta e la diffusione.

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Qual è l’investimento minimo?
L’investimento minimo dipende dalla tipologia di fotografie che si desidera scattare, diciamo che imprescindibile da ogni punto, è l’acquisto di un buon corpo macchina, sul quale andare poi a comporre il proprio kit di ottiche e schede memoria.
Le cifre si aggirano sui 3000 € circa per corpo macchina, qualche centinaia di euro le schede di memoria.
Restando in ambito musicale, un kit a mio avviso di base per la buona gestione di un evento, comprende un obbiettivo 24-70 F 2.8; un 70-200 F 2.8 ed un 14-24 F.28 – senza fare del finto classismo, ci sono sul mercato altre ottiche di qualità che possono sostituire quelle elencate, il mio indicativo è senza dubbio il top della gamma. Il budget in questo caso è di circa 6/7000 €.
A queste spese va aggiunta la parte relativa alla post-produzione, poiché ogni fotografo professionista scatta in formato RAW, pertanto come accadeva nella vecchia fotografia analogica, c’è un passaggio definito di “stampa” dell’immagine. Occorrono un computer con un buon monitor, softwares, dischi esterni per l’archiviazione del lavoro. Nel caso in cui si scatti in trasferta, spesso occorre un computer portatile ed un dispositivo wi-fi, per inviare gli scatti alla redazione.
Il budget può variare da un minimo di 2500 € a cifre intorno ai 6000 €

cristina scabbia

E’ vero che c’è molta rivalità nel settore?
Assolutamente sì! Come in tutti i settori creativi e purtroppo poco tutelati da regolamentazioni serie che attestano o meno l’appartenenza alla categoria. Aggiungiamo anche il fatto che quando si fotografano i concerti, le agenzie ricevono richieste numericamente esorbitanti (si parla per esempio di 1500 richieste per il concerto degli AC/DC), ma sotto palco quando si arriva a numeri di 15/20 fotografi, si è oggettivamente già in troppi soprattutto per problematiche legate a scarsa manovrabilità e spazio. Per questo motivo, spesso colpevolizzando a torto gli organizzatori dell’evento, molti scattano foto dal pubblico, taluni penalizzando a loro volta la stessa categoria di cui fan parte, tal’altri “rubando” il mestiere a chi invece segue la burocratica procedura di richiesta accredito. Circoli viziosi insomma… e si potrebbe continuare a lungo citando aneddoti disturbanti. Vero è anche il contrario comunque, ossia che spesso tra professionisti si crea un bel legame di stima e collaborazione, a Milano sono circondata da alcuni dei fotografi di maggior rilievo della scena nazionale italiana, non ci sono sgambetti od ostilità, al contrario cerchiamo di agevolarci nel rispetto del comune obbiettivo di conseguire un buon risultato a fine serata ed il clima è assolutamente disteso e sereno.


Qual è la cosa che più detesta un fotografo mentre svolge il suo lavoro?

Ahahah! Perdona se esorto con una risata, ma si potrebbe scrivere un libro in questo caso, uno di quelli a fumetti! In assoluto un fotografo detesta che qualcuno gli “impalli” l’obbiettivo mentre sta scattando, così come una gomitata o qualsiasi cosa che possano deconcentrare, compromettere il momento, per questo si riconosce a colpo d’occhio un professionista da un amatore, ci vuole una certa etica, attenzione e professionalità nel muoversi sotto palco.
Qualche settimana fa mi trovavo ad un concerto, non si trattava di una grande venue in questo caso, quindi nessun pit e fotografi amatoriali misti a professionisti, la persona di fronte a me pur di rubare gli scatti, si è piazzata davanti al chitarrista senza mai spostarsi di 1 cm e dar campo agli altri… A quel punto ho preferito sedermi sul pavimento, attendere, godermi la performance e puntare la mia reflex nel momento decisivo. Come in tutte le cose, bisogna cercare di cogliere l’attimo saliente, quello che comunica qualcosa e per far questo non servono migliaia di scatti, ma un cuore, un’anima che sa emozionarsi, relazionarsi all’artista e cercare di tradurre in uno scatto fotografico ciò che lui cerca di comunicare in musica. Ecco, questa tipologia di comportamenti non è ciò che reputo eticamente corretto per esempio. Per concerti regolamentati da richiesta di accredito, un comportamento così sarebbe ritenuto inammissibile, anche perché tutto il lavoro si svolge nel lasso massimo consentito di 3 brani, quindi chi è scorretto non ha lunga carriera.

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Cos’è per te la fotografia?
È una forma d’arte e l’arte è amore per la vita, per l’uomo, per la forma di bellezza più alta che la nostra specie possa concepire e raggiungere unica in grado di cancellare con un colpo di spugna tutte le brutture che nel corso dei secoli si avvicendano nostro malgrado.
La fotografia è un mezzo per poter scomparire dietro l’obbiettivo e fornire i miei occhi a chi non può muoversi talvolta, un veicolo per stimolare una riflessione o semplicemente un’emozione. Voglio comunicare sensazioni, che diano un valore aggiunto alla quotidianità della vita, umilmente sono consapevole della difficoltà di questo intento, ma quando si realizza sono la prima ad esserne felice.

Elena Arzani Bio

Coltivo la passione della fotografia fin da bambina, sono affascinata da fotografi famosi soprattutto per il bianco e nero, tant’è che molti considerano questa scelta cromatica il mio tratto distintivo.
Nel corso degli anni i miei scatti sono stati pubblicati in svariate riviste Internazionali, sia per campagne pubblicitarie, che come opere in articoli a loro dedicate. Ho partecipato a diverse mostre di fotografia artistica, ho avuto l’onore nel 2007 di condividere “il muro” con opere di Cattelan e Vanessa Breecroft, orgogli nazionali, che stimo moltissimo. In seguito qualche mostra a Londra, Istanbul, Milano, l’archiviazione di una mia opera all’interno del Central St. Martin’s (Londra) ed alcuni miei progetti fotografici presso la Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia. Più recentemente invece (2013/2015) ho partecipato ad un festival di arte digitale “Unpainted Worlds” a Milano e di 2 mostre presso il Museo Archinti di Lodi.
Lo scorso anno sono stata invitata a partecipare ad Art Basel, Miami, quindi per la seconda volta nella mia vita, dopo la prima mostra presso l’Agorà Gallery di New York, le mie fotografie hanno fatto un viaggio intercontinentale. Mi piace molto quando questo accade, è una strana piacevole sensazione di creare un ponte tra me ed il resto del mondo, raggiungere mete distanti in cui non posso sempre recarmi di persona.
Da circa 5 anni collaboro con artisti del settore musicale, in cui mi trovo perfettamente a mio agio per affinità comunicative. Al momento lavoro stabilmente con diverse riviste specializzate sia nel settore dell’arte contemporanea, che musica, moda e design. Coltivo sempre a latere i miei progetti artistici ai quali ovviamente si affiancano shooting mirati per copertine di album o cataloghi e via discorrendo.

– Pistoia Blues: le foto di Sinheresy, Methodica, Vision Divine e Queensrÿche

– Pistoia Blues: photo gallery con J27, Runover e il mitico Zakk Wylde

– Gus G. – Arthemis: photo report del concerto di Bosco Marengo (AL)

SITO WEB: elenarzani.com