Home Recensioni Exhume To Consume: “Let The Slaughter Begin” – Recensione

Exhume To Consume: “Let The Slaughter Begin” – Recensione

SHARE

Exhume To Consume è il nome della nuova creatura nata dalla mente di Gianluca Lucarini, chitarrista capitolino conosciuto anche per Degenerhate e Rome In Monochrome, che si presenta con il primo EP “Let The Slaughter Begin”.

Dal nome della band che richiama un brano dei Carcass e dal titolo della release, uniti ovviamente ad un artwork molto esplicito, appare subito chiaro l’ambito all’interno del quale ci si trova immersi: Slam/Gore/Brutal Death Metal come nella migliore tradizione. Questo però non deve lasciar pensare che le quattro tracce siano pestate dalla prima all’ultima nota, perché c’è spazio, poco a dire il vero, anche per la melodia, come nel terzo brano “Hole You Can Eat”. In questo caso a spezzare il ritmo indiavolato e malvagio ci pensa un arpeggio di chitarra, melodico sì, ma dai toni comunque oscuri ed ansiogeni.

È “Bon Appetit” ad aprire le danze, ma l’ascoltatore non è al cospetto di uno chef con tre stelle Michelin, piuttosto di un macellaio pronto a torturare le proprie vittime umane. La furia si scatena attraverso accelerazioni brucianti, ma i colpi inferti con maggior vigore sono quelli dei passaggi più cadenzati, che contribuiscono a rendere più asfissiante l’atmosfera. Ottimo esempio di ciò è la seguente “Happy Milf”, il cui primo minuto è caratterizzato proprio da un incedere pachidermico, salvo poi lanciarsi in una folle corsa e proseguire con questa alternanza, condita anche da parti soliste ben assestate.

Dopo la già citata “Hole You Can Eat”, il festino a base di carne umana termina con il quarto capitolo “Violated After Death”, anche qui blast beats e breakdown giocano un ruolo fondamentale nell’economia della band.

In circa dodici minuti gli Exhume To Consume ci regalano una release di buona fattura, che attinge dai mostri sacri del genere, ma che allo stesso tempo incuriosisce l’ascoltatore grazie a soluzioni compositive d’impatto. Sicuramente aver piazzato quattro brani diretti e non eccessivi nella durata sono fattori che rendono più fruibile l’ascolto, per questo attendiamo la band alla prova sulla lunga distanza.