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Giulia Osservati: “Ho smesso di scappare. Ora corro verso un obiettivo”

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Le belle persone le riconosci. Ma bisogna avere uno sguardo molto attento ed una grande propensione all’ascolto. Perchè l’essenza di ognuno di noi non è mai quello che appare.
Giulia Osservati è una giovanissima cantante. Non è solo giovane: è talentuosa, è umile e di un’intelligenza sopraffina. Un’artista nel panorama musicale italiano sulla quale valeva la pena soffermarsi.
Voce degli Electric Ballroom, amante dell’arte, alla continua ricerca dell’emozione. Una ricerca che, da leonessa, viene intrapresa solo quando si cacciano gli attributi e si vivono con coraggio anche le scelte più dolorose.

L’intervista.

Ciao Giulia e benvenuta sulle pagine di Metal In Italy. Quando inizia la tua carriera di cantante?
Più che di una carriera vorrei piuttosto parlare di un percorso, di un progetto… alla carriera ci sto ancora e tuttora lavorando: diciamo che è in cima alla vetta e io ora sono ben aggrappata alla parete con tutte le intenzioni di raggiungerla.
Comunque, dovendo collocare da qualche parte la bandierina dello START, è iniziato tutto molto in sordina quando ero in prima media.
Negli anni precedenti canticchiavo qua e là, ma ero troppo troppo timida per ufficializzare la cosa con un corso di canto: non mi ritenevo in grado o comunque ero sommersa da tonnellate di ansia.
Dopo vari inviti più o meno accomodanti da parte delle persone che mi stavano intorno mi decisi ad iniziare a prendere lezioni presso una scuola di musica locale.
All’interno di questa scuola dopo poco tempo conobbi poi quelle che sarebbero state le mie prime compagne di palco nella nostra ultra al femminile e sfaccettatissima esperienza di cover rock.
Era una band totalmente al femminile, composta da 5/6 componenti in base ai periodi, tutte allieve della stessa scuola. È stata una bella gavetta. Eravamo estremamente diverse l’una dall’altra e in crescita, sia a livello personale che musicale. È stato utile per tutte per venire a conoscenza di vari stili e generi musicali (il repertorio spaziava da AC/DC, ai Guano Apes, ai Paramore… un bel delirio) e per farci un po’ la pellaccia come si dice.
Pochi anni dopo, in parallelo alla band, presi parte ad un progetto tributo ai Toto che mi ha arricchì tantissimo dal momento che io ero una nana e tutti gli altri componenti erano insegnanti.
All’interno della band ero corista e seconda voce e da allora faccio le armonizzazioni anche del tuuu tuuu del telefono quando cade la linea.

In seguito a queste due realtà a dire il vero seguirono un po’ di anni di totale e completa inattività.
Stavo crescendo e cambiando, i miei gusti non erano più gli stessi, il contesto di provincia non era esattamente il più rigoglioso e stimolante in circolazione e io non sapevo più dove sbattere la testa perché non trovavo qualcosa che mi coinvolgesse davvero.
Quindi decisi di seguire l’istinto e piuttosto che fare qualcosa che non mi piaceva o non mi emozionava smisi semplicemente di fare.
Ero e tuttora sono convinta che quando si perde la bussola la cosa più saggia da fare sia semplicemente fermarsi.
Poi senza alcun preavviso, dai migliori scantinati biellesi, apparvero magicamente i miei due attuali compagni di viaggio, che mi hanno ridato una motivazione, mi hanno ridato ispirazione e qualcosa in cui credere. Tutto quello che è seguito sono gli Electric Ballroom.

La nascita degli Electric Ballroom ha avuto dall’inizio l’impronta rock/blues o pensavate (o magari pensate) ad un’evoluzione del sound?
Siamo tutti e tre molto legati a ciò che siamo come Electric Ballroom.
Filippo vive di blues, è il suo chiodo fisso; io e Marco abbiamo background differenti ma abbiamo imparato a conoscere questo sound ead amarlo quanto lui e ora ne abbiamo bisogno, ne sono convinta.
Per quanto mi riguarda prima di loro avevo smesso già da qualche anno di cantare semplicemente perché non c’era più nulla che mi desse una ragione per farlo e negli EB ho trovato nuova forza.
Non credo che qui si parli di genere musicale: siamo davvero tre tipi introversi e con un’emotività silenziosa.
Ciò che suoniamo è ciò che proviamo, siamo semplicemente molto “blue” e il progetto si muove con noi.

Volendo ricordare gli ultimi due “duetti” di cui abbiamo informazioni, c’è quello con Axel Capurro degli Anewrage nel giorno del loro release party e quello, stratosferico con Alteria nella serata dedicata ai Pink Floyd. Che ricordi hai queste esperienze?

Sono stati entrambi dei doni, dico davvero.
Gli Anewrage sono qualcosa di molto speciale per me; sono capitati in un momento della mia vita in cui avevo perso del tutto il significato di amicizia, di lealtà, di famiglia e mi hanno dimostrato ciò che può esserci di bello nelle persone. So quanto valore abbia per loro la band e il solo fatto che mi sia stato chiesto di prendere parte a una serata cosi importante come il loro release party mi ha commossa, letteralmente. Stimo tutti loro dal profondo e reputo che quella di Axel sia una delle più belle voci che posso dire di aver avuto l’onore di sentire dal vivo. Canterei qualunque cosa con lui, so già che la sua sola presenza la renderebbe qualcosa di bello.

Alteria, Stefania, è stata semplicemente una bellissima sorpresa.
Come dissi a lei la sera stessa del live al Legend, ho sempre vissuto in maniera poco confortevole gli ambienti prettamente femminili, nel lavoro e nella vita, in particolare per un motivo: la costante presenza di una competizione silente, di un guardarsi intorno percependo tensione negativa, come se le altre figure presenti dovessero rappresentare una minaccia, una sfida, un ostacolo e ho sempre detestato tutto questo. Crescendo, tante delle mie amicizie si sono perse per questo motivo e anche perché io su questo non transigo, non fingo, con me se ci sei ci sei al 100 %, credo nella genuinità dei rapporti e nell’essere trasparenti, sempre. Quando ho conosciuto Stefania ho percepito subito la sua totale e inattaccabile bellezza, sotto ogni punto di vista. Lei è palesemente e senza ombra di dubbio un’artista ben più affermata di quello che io e i miei compari stiamo cercando di diventare ma si è dimostrata amica e complice sin da subito e in ogni istante seguente e devo davvero ringraziare Larsen Premoli perché oltre ad averci dato una delle più belle e dure sfide della nostra vita sul palco credo anche che mi abbia dato modo di trovare un’alleata.
Quella serata non sarebbe stata tanto bella e speciale senza di lei e rinnovo la mia gratitudine e la mia ammirazione nei suoi confronti: è una persona speciale.

Hai avuto poi proposte di duetti da altre band?
Duetti in realtà no, ma mi è stato proposto il ruolo di cantante in vari progetti a seguito di quella serata ma sto davvero cambiando tante cose nella mia vita in questo momento e amo fare le cose per bene quindi ho dovuto purtroppo declinare tutte le richieste.
Gli EB e la mia vita in questo momento sono il mio centro e voglio prendermene cura.

Oltre alla voce, hai anche un’immagine decisamente d’impatto, ma a differenza di molti riesci a rendere questo impatto molto naturale. Che ruolo ha nel tuo quotidiano l’arte in genere?
L’emozione è il pilastro principale attorno al quale voglio far orbitare tutto ciò che porto nella mia vita e l’arte è figlia primogenita dell’emozione. Il mio aspetto deriva dal bisogno di sentirmi a mio agio con me stessa prima di tutto e di esternare quello che sono. Credo di essere sempre stata una persona molto timida e fortemente introversa. Non amando particolarmente condividere in maniera diretta ciò che provo e penso passo molto tempo a cercare musica, testi, film, immagini, disegni, fotografie che parlino al posto mio o che mi ispirino e me ne circondo. Allo stesso fine investo i miei risparmi in concerti, mostre, spettacoli e convention per vedere come gli altri realizzano e concretizzano le loro di emozioni.
Conoscere ciò che ci sta attorno può darci molti spunti e nuove chiavi di lettura per analizzare noi stessi e dare un nome a pensieri e sensazioni che non conoscevamo in precedenza.

Cosa ti rende orgogliosa della tua vita?
Essere riuscita a cambiare le cose.
Aver smesso di scappare ed aver iniziato a correre verso un obbiettivo.
Aver trovato le persone giuste di cui circondarmi e non essere venuta meno ai miei valori e i miei principi.

Che obiettivi ti sei prefissata per i mesi a venire?
Ultimamente ho fatto degli enormi cambiamenti nella mia vita: ho lasciato il cosiddetto “lavoro sicuro” e ho cambiato casa il che non è stato semplice poiché ora è tutto un enorme FORSE ma sono convinta che lasciare una situazione stabile che coincide però con una sicura infelicità in favore della possibilità di costruire una vita di cui andar fiera sia stata la scelta migliore.
Il futuro ha sicuramente in grembo un album per noi EB e tanti tanti palchi su cui migliorare: siamo peggio dei secchioni in prima fila, vogliamo imparare.

PH CREDITS: Andrea Kronos Massazza