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Great Master: “Lion & Queen” – Recensione

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I Great Master si riaffacciano sul mercato discografico con il terzo album “Lion & Queen” e dimostrano sin dal primo ascolto di aver dato vita ad una release di grande impatto, sia dal punto di vista compositivo che sonoro.

Dodici tracce di Heavy Metal impreziosito da un’aura epica e maestosa che pervade ogni passaggio dell’album, è proprio questa componente a legare tra loro le composizioni, ma ciò non si traduce in soluzioni ripetitive e monotone, perché ci troviamo dinanzi a musicisti che sanno il fatto. Il lavoro svolto in fase di composizione è molto valido, con una cura certosina posta in ogni singolo arrangiamento. La voce di Max Bastasi riesce a creare melodie che trascinano l’ascoltatore attraverso parti accorate ed altre più veementi, non dimenticando tratti melodici ben congegnati. Le chitarre di Jahn Carlini e Shuai Xia creano intrecci che non sfociano mai nella pura dimostrazione tecnica, ma si pongono al servizio di tutta la band; i due axemen sono molto efficaci tanto nelle ritmiche, quanto nelle parti soliste.

Il comparto ritmico è martellante e deciso, forte anche di una produzione cristallina e moderna, frutto delle sapienti mani di Simone Mularoni dei Domination Studio, che si è occupato anche della masterizzazione. Diversi gli ospiti presenti sull’album: oltre allo stesso Simone, troviamo Yackson (Shadows of Steel), Daniele Genegu (King Wraith) alle chitarre, Andreas Wimmer (Final Chapter) ed Alessandro Battini (Dark Horizon) alle parti orchestrali e piano, SY (Armonight) come guest vocals.

“Lion & Queen” è un album che trae spunto dalla storia dell’Heavy Metal, fortemente ancorato alla tradizione, ma con un piglio decisamente moderno che testimonia l’ottimo stato di salute della band.