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Horses Are Terrible People: “Seafood For Breakfast”

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Horses Are Terrible People

Gli Horses Are Terrible People nascono a Novara alla fine del 2012, quando il quintetto decise di dar vita ad un progetto che fondesse Punk Rock, Crossover ed un pizzico di Metalcore.

A distanza di poco più di due anni pubblicano il loro Ep d’esordio “Seafood For Breakfast”, costituito da cinque brani melodici ed energici allo stesso tempo, che racchiudono al loro interno emozioni diverse che sanno di atmosfere malinconiche, ma anche rabbiose ed energiche.

Analizzando la proposta musicale dei Nostri emergono come punti di forza sicuramente la voce della singer Alice Guala, la quale dimostra di essere a proprio agio tanto nei passaggi melodici più soft che nei frangenti più aggressivi, tirando fuori harsh vocals di tutto rispetto; a ciò va aggiunto l’ottimo lavoro svolta dalle chitarre di Andrea Taffelli ed Enrico Bettini: sebbene energiche e passionali nel riffing, non eccedono mai nelle distorsioni e fanno da giusto tappeto alla già citata singer. Da non sottovalutare il lavoro della sezione ritmica: entrano qui in gioco Marcello Piscitelli al basso e Fabio Giannasso dietro la batteria, il quale non cerca mai di voler calcare la mano, ma risulta sempre efficace e preciso.

La struttura portante del songwriting degli Horses Are Terrible People è costituita soprattutto da ritmiche sostenute, con l’anima Punk Rock che finisce spesso per prendere il sopravvento, non disdegnando però escursioni in campi prettamente Rock con spigoli Metalcore.

Ad aprire le danze ci pensa “Mr Donny” ed è subito chiaro che nelle vene dalla band scorre tanta energia, che si traduce in un verso quasi rabbioso ed un chorus decisamente arioso ed easy listening. Sulla stessa scia “No Way Dude”, ma qui iniziamo ad apprezzare anche la versione sporca della voce di Alice, che riesce a districarsi tra questa forma e quella più sfumata di un ritornello decisamente melodico, ed “Hipster”. Tanta adrenalina anche in “Fuck You And Your Eyebrows”, azzeccatissimo il riffing delle chitarre nella strofa che si tramuta in un passaggio sognante ed impalpabile nelle battute finali.

A concludere l’Ep ci pensa “The Last Of Us”, brano ispirato al concept del famoso videogame che porta lo stesso nome. Affiora qui il lato più riflessivo e melodico della band, il quintetto riesce a dare il meglio di sé dando vita ad un brano davvero struggente, soprattutto nelle linee vocali.

Un buon inizio sicuramente, che lascia ben sperare per il futuro degli Horses Are Terrible People, auspicando una evoluzione sicuramente più personale che li renda ancora più riconoscibili.