Tra i momenti più significativi di questo 2016 gli Infrared ricorderanno sicuramente l’apertura ai Jane’s Addiction nello scorso mese di giugno. Una soddisfazione che è andata a braccetto con l’uscita dell’EP omonimo (la recensione) che ha fatto circolare il loro nome.
La band di Milano non ha grosse pretese o comunque è ben concentrata sul proprio percorso, convinta che il successo si costruisca poco alla volta.
L’intervista:
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy! Iniziamo come di consueto dalle presentazioni: chi sono gli Infrared e come nasce la band?
Ciao Metal In Italy! Siamo Tania, Fabio, Giovanni e Marco. Ci siamo conosciuti circa un anno fa in occasione di una jam session al Rock’n’Roll di Rho. Ci siamo piaciuti sia musicalmente che personalmente e da quel momento è nata l’idea di creare una band. Avevamo idee per alcuni pezzi, ci siamo trovati in sala prove e in breve tempo abbiamo realizzato un repertorio di brani inediti da portare in giro durante i live e un mini-album di 5 brani.
Il vostro sound ha radici profondamente radicate nel Rock alternativo degli anni ’90, come mai questa passione per certe sonorità?
Per più motivi. In parte poiché la nostra crescita musicale è avvenuta principalmente proprio durante gli anni ’90 e poi perché riteniamo che questo periodo abbia rappresentato un grande passo avanti per certe sonorità legate al rock. Il grunge, il noise, il post-punk, lo shoegaze e se vogliamo anche il post-rock sono stati forse una delle ultime boccate di aria fresca per un genere che in quel periodo iniziava a sembrare un po’ stanco.
Ovviamente non c’è solo Rock, ma anche Funky, Pop, elettronica e noise. Tutte queste contaminazioni provengono da esperienze passate o semplicemente dai vostri gusti musicali?
Entrambe le cose, ovviamente abbiamo esperienze e gusti che spaziano in generi anche lontani dal rock e amiamo inserire nei nostri brani queste contaminazioni poiché ci piace molto quel che ne viene fuori.
Vi siete “presentati” al pubblico con un Ep che porta il nome della band come titolo, perché la scelta di esordire con cinque brani, piuttosto che un full length? È stato forse un modo per sondare il terreno?
No, non è stato un modo per sondare il terreno, tutt’altro. La musica sta cambiando molto soprattutto per quel che riguarda la sua fruizione e se fino a qualche anno fa il full lenght rappresentava lo standard, oggi crediamo non sia più così. Oggi la piattaforma attraverso la quale la musica viene maggiormente ascoltata è internet, e anche il modo di ascoltare la musica sta cambiando. Per come stanno andando le cose, secondo noi sempre meno persone ascolteranno un album intero e già adesso è evidente come si preferisca ascoltare cose più brevi, magari un Ep, un mini-album o addirittura solo un singolo. Diciamo che la scelta dell’Ep va vista in questa direzione.
Com’è stato accolto il vostro lavoro? Pubblico e critica hanno apprezzato le vostre composizioni?
Si, siamo davvero felici di aver ricevuto moltissimi apprezzamenti sia da parte della critica che del pubblico. Sono state pubblicate molte recensioni del nostro Ep e tutte davvero molto positive. Ovviamente ci sono state anche alcune indicazioni rispetto a cose da migliorare o sulle quali lavorare. Ma anche questo è positivo perché ci da modo di correggere il tiro, di lavorare e di migliorarci sempre di più.
Secondo voi, quali sono gli ingredienti giusti per dar vita a brani che possano destare l’interesse degli ascoltatori? Ovviamente non esiste la formula perfetta…ma immagino che abbiate una vostra idea in merito…
Esatto, non esiste una formula perfetta ma possiamo dire che se qualcuno ascolta un po’ di volte un tuo brano e poi riesce a canticchiarne il ritornello sotto la doccia questa è già un’ottima formula 🙂
State lavorando su qualcosa di nuovo? Avete nuovi brani pronti o comunque in cantiere?
Dalla realizzazione dell’Ep non ci siamo mai fermati. In questo tempo abbiamo composto una ventina di nuovi brani che stiamo proponendo durante i live e a breve abbiamo in programma un bel po’ di nuove cose in cantiere del quale vogliamo mantenere l’assoluta segretezza perché saranno sorprese per noi e per chi sta apprezzando la nostra musica.
Quali sono i vostri progetti per il futuro? Ci sarà un album sulla lunga distanza?
Stiamo lavorando incessantemente su più fronti, dalla composizione di nuovi brani ai live e a tutto ciò che riguarda l’universo di una band. Riguardo all’album sicuramente ci sarà ma, come dicevamo prima, magari con delle modalità diverse rispetto all’uscita del classico full lenght. Ci stiamo studiando.
Quanto è difficile per le band di oggi ricavarsi una nicchia pubblico? Mi riferisco al fatto che attualmente il mercato discografico è affollato da tante uscite…
E’ difficile ma noi non ci pensiamo. Andiamo avanti per la nostra strada, anche perché fino adesso ci ha regalato grandissime soddisfazioni, tra le quali essere stati il gruppo spalla di leggende viventi quali i Jane’s Addiction al Fabrique di Milano durante l’unica loro data italiana lo scorso aprile ed aver aperto al Legend agli Antimatter. Insomma, se c’è qualcos’altro di buono che dovrà arrivare, siamo sicuri che arriverà.
Bene ragazzi, grazie per il tempo che mi avete dedicato. A voi il compito di concludere l’intervista con messaggio ai nostri lettori. A presto!
Grazie a voi Metal In Italy per averci dato l’opportunità di questa intervista. Ringraziamo inoltre i lettori di Metal In Italy per il tempo che ci hanno concesso durante questa lettura nella speranza di averli incuriositi a tal punto da venirci a trovare durante i nostri live e a seguirci nel corso delle nostre attività. A presto!
Foto in evidenza: Massimo Scavazzini