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Kpanic: ”Panic Station” – Recensione

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Kpanic

È interessante notare come nel panorama musicale italiano ci siano band con la voglia di sperimentare e farlo bene, come nel caso dei Kpanic e del loro Ep “Panic Station”.

La band di Perugia esordisce nel 2013 con un album autoprodotto di undici tracce dal titolo “Asylum”, che viene ben accolto da pubblico e critica, ma la band è alla ricerca di un coinvolgimento più diretto dei propri fans con arrangiamenti più lineari e d’impatto. Ciò diviene realtà con l’ingresso in formazione del singer Simone Panacci, con il quale registrano questo Ep di cinque pezzi.

Sebbene il genere proposto posso essere comunque etichettato all’interno di generi quasi Rock, Alternative, Dark Wave, i Kpanic ci mettono della farina del loro sacco in quello fanno e risultano diretti, genuini e rabbiosi. Sebbene cinque pezzi non siano poi molti per giudicare il nuovo corso della band, ci troviamo comunque dinanzi a composizioni pienamente godibili, che giocano molto su melodie di facile presa, ma allo stesso tempo ricercate.

È con l’opener “Play Hard” che i Nostri decidono di aprire le danze ed è subito chiaro che il lavoro di arrangiamento dei brani è stato curato fin nei minimi particolari e soprattutto la resa sonora è molto buona: sebbene la voce del cantante sia in primo piano, ogni strumento gode del giusto spazio, partendo dalla chitarra di Michele Tassino che definisce la componente melodica, passando per il basso di Dave Tavanti sempre presente e corposo, e la batteria di Simone Migliorati precisa e martellante. Anche la successiva “Ana” risulta essere molto convincente, soprattutto nel refrain che rimane ben impresso nella mente. Si ha quasi l’impressione di ascoltare brani industrial, è presente una componente quasi industrial che non viene però resa da strumenti elettronici o synth. Stesso discorso per la titletrack “Panic Station”, il cui ritornello incita l’ascoltatore a cantare a squarciagola insieme al vocalist; si tratta indubbiamente del brano migliore del lotto. Decisamente preponderante la componente Dark Wave in “U’n’Me”, un altro episodio ben riuscito da parte dei Kpanic. Chiude il lotto di brani “Farce”, una composizione che gode di una maggiore componente atmosferica, anche se in questo caso le doti vocali di Simone vengono messe in particolare risalto grazie a linee melodiche nevrotiche e dinamiche.

Nell’attesa di una prova sulla lunga distanza, non possiamo che apprezzare il lavoro svolto dalla band umbra e sperare che in futuro la loro personalità possa diventare ancora più solida.