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Labyrinth: “Architecture Of A God” – Recensione

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“Sette anni sono tanti, tantissimi se sono gli anni che intercorrono tra un album e l’altro. Ci voleva la prestigiosa Frontiers Records per rimettere insieme i membri storici dei Labyrinth? Forse sì o forse no.
O forse era solo un incentivo per accelerare una (mezza) reunion che tutti i fan di vecchia data volevano: Tiranti, Cantarelli e “Thorsen” Magnani di nuovo insieme sono una garanzia e l’ascolto di questo primo estratto del nuovo album di prossima uscita ne è la conferma!”.

Così avevamo parlato all’indomani dell’uscita del singolo “A New Dream“, le sensazioni erano già molto positive e l’ascolto dell’intero album non fa che confermare le aspettative.
“Architecture Of A God” rappresenta una tappa importante per i Labyrinth, chiamati a colmare quel vuoto che la loro stessa assenza (e le vicissitudini in casa Rhapsody) aveva creato. E’ innegabile che il power tricolore abbia risentito della loro assenza dalle scene; nonostante il proliferare di astri nascenti e dischi eccellenti mancava uno dei gruppi leader. E i leader sono tornati.

“Bullets” parte a razzo, nei suoi lunghi 7 minuti sono presenti tutti gli elementi che hanno reso celebri i nostri negli anni passati: Power Metal di pregevole fattura, con innesti Prog mai banali o forzati. Non mancano episodi più cadenzati e Hard Rock Oriented come il singolo “A New Dream” o “Still Alive”. “Take On My Legacy” e “Stardust and Ashes” ci riportano direttamente agli esordi, riff serrati e doppia cassa a velocità supersonica per i pezzi più squisitamente power del disco. Echi Helloweeniani in “Someone Says”, mentre l’atmosfera la fa da padrona in Those Days, semi-ballad davvero toccante. Trascurabilissima a mio avviso la cover strumentale del successo Eurodance degli anni ’90 “Children” di Robert Miles (tra l’altro recentemente scomparso), carina ed accattivante senz’altro ma decisamente fuori contesto in un disco liricamente e musicalmente ispirato come questo (non l’avrei vista male come bonus track per esempio). Merita particolare attenzione la titletrack “Architecture of a God”, 8 minuti di puro godimento dove Tiranti da il meglio di sé.

“Architecture Of A God” è un disco maturo, sa essere potente ed aggressivo ma anche estremamente complesso. Del resto la formazione è di tutto rispetto: Tiranti, Cantarelli e Magnani li conosciamo già ma sono rimasto sbalordito dalla prova di John Macaluso alla batteria (YngwieMalmsteen, James LaBrie, TNT, Ark, Riot e tantissimi altri): un concentrato di potenza, velocità e classe (fate caso alle parti di batteria che accompagnano gli assoli di chitarra…nulla è lasciato al caso!), davvero una prova maiuscola!
Bentornati dunque Labyrinth, il metal tricolore aveva bisogno di voi…e complimenti ai ragazzi della Frontiers Records per averci creduto!