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Loudness Of Violence: “Code 301” – Recensione

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Loudness Of Violence

L’idea di mettere insieme Death Metal e Metalcore è stata sicuramente una scelta azzeccata, anche se non originale, da parte degli umbri Loudness Of Violence, i quali nascono nel 2014 e pubblicano a marzo di quest’anno il loro esordio dal titolo “Code 301”.

La violenza tipica del Death Metal è la dimensione nella quale i Nostri si trovano maggiormente a loro agio, grazie all’impiego di riff accattivanti che non disdegnano elementi Thrash, mentre sono meno incisivi nelle aperture melodiche, perché a mio avviso più scontate. Prendendo in considerazione il fatto che la band è in attività da poco, è possibile considerare queste sbavature come errori di gioventù. Ovviamente questa considerazione non riguarda la preparazione tecnica dei LOV, dato che i musicisti dimostrano di avere dimestichezza con gli strumenti e tante idee da mettere in campo.

Sono le melodie sognanti della titletrack “Code 301” a dare il via a questa release, cinquanta secondi strumentali che fanno da preludio alla seguente “Lonely Shooting Star”. Si parte subito in quinta ed il combo di Terni cala subito le carte in tavola: i riff taglienti di Marco Delle Fate e Francesco Bronzini sostengono il cantato ruvido e cavernicolo di Aster, introducendo successivamente una più distensiva apertura melodica, fatta di accordi ed arpeggi distorti. Da sottolineare anche il drumming di Francesco Giacomini, il quale riesce a districarsi abilmente tra ritmiche veloci, arrembanti e passaggi cadenzati. Buono l’uso di qualche breakdown in “No Regrets”, brano che ricalca, in quanto a struttura, il precedente. Un martellante riff Thrash Metal caratterizza la successiva “Nihil Approache”, traccia con diverse parti atmosferiche e minacciose che la rendono dinamica grazie anche ad accelerazioni brucianti. “Shinra Tenesei” e “Wish” rimangono ancorate al lato Death dei Loudness Of Violence, mentre con “Hidden Hearts” torna a far capolino l’anima –core che disegna nella parte iniziale del brano un’interessante apertura melodica.

“Absolute Terror Field” è la traccia che mi ha maggiormente colpito, dal momento che presenta una notevole cura nei particolari, soprattutto nei riff di chitarra, che si traduce passaggi violenti, veloci, ma anche frangenti più riflessivi ed un’ottima parte solista delle sei corde. “Starless Sky” e “A Good Man’s Death” non aggiungono molto a quanto detto finora dai LOV, perché si tratta comunque di brani che si inseriscono nel solco della continuità rispetto ai precedenti. Conclude il lotto “Lunar Rainbow”, nella quale la band si concentra maggiormente sulle linee melodiche, creando aperture coinvolgenti e ben congegnate.

“Code 301” è un album ben fatto, onesto e concreto, anche se non fa dell’originalità l’arma migliore. Si tratta di un primo passo per i Loudness Of Violence, ma sono certo che in futuro riusciranno ad infondere nelle tracce una maggiore dose di personalità, perché le premesse ci sono, così come le idee che meritano di essere sviluppate ulteriormente.