Home Recensioni Lunocode: “C’è vita intelligente sulla Terra?”

Lunocode: “C’è vita intelligente sulla Terra?”

SHARE

Guardi l’artwork di “C’è vita intelligente sulla Terra?” dei Lunocode e credi che il gioco sia fatto, che tutto scorrerà via semplice. Ti aspetti l’album aggressivo, forse anche un po’ ironico, visto il punto di domanda che campeggia nel titolo. Ti aspetti le schitarrate, il ritmo incalzante… ed invece, tutto ciò che non ti aspetti è lì, contenuto in quelle 22 tracce che ufficialmente sono 31 e compongono il doppio CD.

Non sappiamo se c’è vita intelligente sulla terra, ma appare chiaro che qualcosa di intelligente qui è stato fatto: si è unita la melodia alla tecnica, il canto alla poesia: un connubio di arti che sinceramente fanno sì che i Lunocode si inseriscano come un unicum nel panorama della musica.

L’idea della doppia release nasce nel 2012 quando cioè i Lunocode mettono su uno show che alternava la musica (in occasione dell’uscita del debut album “Celestial Harmonies“) a letture di testi di poesie, il tutto tenuto insieme dalla visione quasi eterea del mondo circostante e delle creature che ne fanno parte. Uno show d’atmosfera che ha spinto la band ad andare subito in studio di registrazione e riarrangiare i pezzi già proposti in sede live.

Ecco come nasce “C’è vita intelligente sulla Terra?”.
Il risultato è un prodotto molto distante dal metal e dai suoi infiniti sottogeneri, ma vale la pena di essere colto, esattamente come un fiore nel deserto.
E’ “art rock” perchè si sta plasmando la musica con le mani della creatività.
Eppure qualcosa di metal in questo lavoro c’è.
La voce di Daphne Romano… Azzardo un paragone: mi ha ricordato tanto le performance live di Floor Jansen con gli archi del Red Limo Quartet. Ecco, la voce della rossa cantante dei Lunocode fanno sì che questo lavoro possa essere annoverato comunque tra i tanti sottogeneri del metal in generale, anche se come detto, per questo lavoro la band ha avviato un processo di depurazione di ogni eccesso.
Basta la voce di Daphne, bastano le chitarre, bastano le percussioni leggermente accentuate, bastano i fiati a regalare la giusta dose di magia. Ed il gioco è fatto. Tutto molto semplice, nonostante l’idea di base sia tutt’altro che scontata.

Dal precedente “Celestial Harmonies” i Lunocode prendono leggermente le distanze, pur mantenendo quell’alone quasi fiabesco che accompagna le tracce. La poesia diventa musica e la musica è poesia.

Resta la domanda: c’è vita intelligente sulla terra?
Tutto dipende da cosa intendiamo per intelligenza. Qui c’è un modo intelligente di racchiudere le proprie passioni. Probabilmente questo lavoro non è per tutti, ma è per tutti coloro che cercano qualcosa di diverso.