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Materdea: “A Rose For Egeria”

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“Per grazia di Tenebra, fluido diamante. Egeria” Ha inizio da questo incipit l’affascinante avventura di sei protagonisti, i quali, strumenti alla mano, ci coinvolgono in una fiaba fantasy in cui si viene trascinati lontano, in una dimensione surreale che, così come ci viene suggerito dagli attori principali, porta dritto tra le braccia della Grande Madre (sic!). Le armi e gli scettri sono i loro strumenti, la magia è il loro suono. A guardarli, i MaterDea, sembrano essere davvero i protagonisti di una epic story ed in effetti, anche le sonorità corrispondono in pieno alle attese.

Stiamo parlando del terzo lavoro in studio per il sestetto torinese, che ci propone un roccioso ed allo stesso tempo trasognante Folk/Pagan Metal, caratterizzato peraltro da suadenti melodie, interpretate dalla bella voce di Simon Papa e contornate da arrangiamenti strumentali di chitarra e tastiere, finemente arricchiti dalla viola di Elisabetta Bosio. Come detto, dopo due album ed in seguito ad un’ incessante attività live, nella quale vanno ricordate le partecipazioni ad importanti festivals in Italia ed in Europa, come il Pipes and Drums Celtic Festival di Ginevra, i MaterDea danno alla luce “A Rose For Egeria”, lavoro prodotto dall’etichetta Midsummer’s Eve e masterizzato da Mika Jussila presso i prestigiosi Finnvox Studios. Il risultato è un perfetto connubio stilistico tra tematiche tanto care al mondo celtico ed una buona fattezza compositiva, che spazia dalle sonorità classic metal, al cadenzato storicamente utilizzato nel symphonic metal. Il filo conduttore dell’album è sempre lo stesso, così come la proposizione dei brani che si articolano quasi sempre in maniera lineare, oscillando tra strofe e ritormelli cadenzati o veloci, portati a compimento da un songwriting alquanto elegante e piacevole, il tutto decorato ad intarsio con parti soliste di archi scoppiettanti e, neanche a dirlo, folk. Queste ultime, però, non balzano mai prepotentemente all’orecchio ma sono saggiamente utilizzate come valore aggiunto.

Partiamo molto bene con “Beyond The Painting”, in cui va sottolineato lo stile classic della struttura ritmica e delle tastiere; ma fate attenzione perché il ritornello rischia di insidiarsi ossessivamente nella vostra testa! Un pezzo molto riuscito è “Talagor Of The Storms”, strutturato secondo le vecchie scuole del power metal, con un costante tappeto di doppia cassa e ritmi da cavalcata. In questo brano va senza dubbio sottolineato il “dialogo” tra violino e chitarra. Davvero molto bella è la romantica e sognante song “Merlin And The Unicorn”, valida sia per le azzeccate melodie, in cui duettano voce femminile e maschile, che per l’arrangiamento, il cui tocco di classe è rappresentato dalle corde del violino. In perfetto stile folk/power è il pezzo “Running All Night With The Wind”, energico per ritmiche e chitarre decise e convincente, ancora una volta, nelle parti di violino. La chiusura di questo lavoro è affidata a “Haerelneth’s Journey”, il cui punto di partenza, strumentalmente folkeggiante e cadenzato, rispolvera dai cassetti della memoria schemi compositivi che ricordano gli Haggard. Totalmente diversa è però la struttura melodico-vocale di questo brano, che riporta a motivi di musica popolare in senso stretto.

Gli amanti del genere potranno trovare una vaga somiglianza con i ritornelli dei tedeschi Lyriel. E’ un degno finale di un album che potranno apprezzare anche coloro che non necessariamente si muovono all’interno di questo genere. Possiamo affermare che in questo lavoro sono presenti, oltre che elementi symphonic e power, anche sfumature di apprezzabile pagan rock. All’ascolto dell’ultima nota, forse, vi ritroverete intrappolati in atmosfere fantastiche e poetiche che vorrete rivivere.