Home News Il Mestiere (sottovalutato) del Fotografo Live: “Tanto ti vedi il concerto gratis…”

Il Mestiere (sottovalutato) del Fotografo Live: “Tanto ti vedi il concerto gratis…”

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Questo articolo nasce dalla volontà di provare a rispondere in maniera, spero adeguata, a tutti quelli che ci fanno i complimenti per le belle foto che fa la nostra macchina fotografica o a chi, quando gli presenti un preventivo per una serata, spalanca gli occhi incredulo.

Partiamo dai prerequisiti, che si possono sintetizzare in cinque punti:

  1. Passione. O meglio passioni. In genere chi fotografa musica (sia essa live o meno), lo fa perché ha due passioni: la fotografia (direi che sia impossibile diventare un fotografo professionista se non si ha, almeno all’inizio, della passione) e la musica. E già qui iniziano i primi problemi. Si perché se per te la passione è uno stimolo, per chi ti sta davanti spesso diventa un alibi. Quando presenti un preventivo per un lavoro, capita spesso che ti dicano “così tanto? Ma non puoi fare meno (o gratis, a volte)? Tanto alla fine ti piace la musica, e ti guardi un concerto gratis”. Non funziona così: se ti piace guidare e fai il tassista, le corse te le fai pagare comunque.
  2. Attrezzatura. Il mondo della fotografia musicale richiede attrezzatura, e pure buona. Tranne che in alcuni casi di sperimentazione, la fotografia si nutre di luce e durante i live ce n’è pochissima, anche se all’occhio umano può non sembrare. Quindi per ottenere risultati con un qualche tipo di mercato, servono fotocamere di livello medio alto (meglio due corpi), obiettivi luminosi, memorie veloci e affidabili: per un corredo iniziale si sta minimo sui 1500\2000 euro; non per fare la bella foto, lo scatto “particolare”, cose per cui ci vuole il fotografo (e non la sua attrezzatura) ma per fornire un servizio vendibile, con degli standard qualitativi adeguati.
  3. Preparazione. Oltre alla succitata mancanza di luce, nelle situazioni live, ci sono altre circostanze critiche, che generalmente non si ritrovano (almeno non tutte insieme) in altri generi fotografici (le dettaglierò più avanti nell’articolo). Per affrontare nel modo giusto queste difficoltà, per reagire prontamente alle situazioni che si propongono, occorre essere molto preparati, conoscere non solo le tecniche fotografiche, ma anche la propria attrezzatura. E conoscerla bene, senza lacune: non puoi consultare il manuale quando sei sotto un palco. Essere preparati costa: costa tempo e soldi, in corsi, seminari, lezioni ecc.
  4. Mobilità. Non sempre i concerti sono sotto casa (specie se non si abita a Milano): nel bilancio totale vanno messi gli spostamenti, spesso di molti chilometri, e gli orari, generalmente non compatibili con una normale vita diurna
  5. Conoscenze e relazioni. Per poter scattare ai concerti, spesso serve un’autorizzazione (il famoso Pass Photo) e per averla, servono conoscenze (che non vuol necessariamente dire raccomandazioni) e relazioni che vanno coltivate nel tempo, e anche questo richiede risorse. Fortunatamente io mi sono sempre imbattuto in persone disponibili, competenti e appassionate (giusto per citare qualcuno, a parte chiaramente Stefano e Silvia di Metal in Italy, Massimo dell’Arci Tom di Mantova e Niccolò dell’Alchemica di Bologna)

Ok, adesso siamo dentro il locale in prima fila, con il corredo pronto e… iniziamo a scattare!

Abbiamo poco tempo, non conosciamo bene la band (forse, se siamo stati bravi, abbiamo visto uno o due video su youtube) e abbiamo altri 3 fotografi che ci stanno addosso, magari non c’è il pit e oltre agli altri fotografi hai anche il pubblico (che magari poga)…

Non hai controllo su nulla: non si ha alcun controllo sulla luce che, oltre ad essere poca, è anche variabile, e, spesso, in maniera imprevedibile, soprattutto se non gestita da tecnici luci professionisti; non si ha controllo sui movimenti dei soggetti; non si ha controllo sugli sfondi; non si ha controllo sul contorno (altri fotografi, quando si ha la fortuna di avere a disposizione un pit, spettatori, personale della sicurezza); a volte non si ha controllo neanche sulle tempistiche (i primi 3 pezzi? I secondi tre? Tutto lo show?).

Tutte queste cose si affrontano solo con una buona preparazione tecnica, sia fotografica, sia musicale (magari per capire quando sta per entrare in scena uno strumento, o per anticipare un momento di pathos particolare) sia specifica: la prima volta che si fotografa una band, è buona norma studiarsi qualche precedente live, per capire movimenti, interazioni tra i membri, e tutto quello che può aiutare a ottenere il meglio nelle condizioni in cui ci si ritrova.

Una delle soddisfazioni più grandi che si possano avere, è quando si riesce ad instaurare un contatto, un po’ di complicità con gli artisti – Lena, Infected Rain

La prima cosa che si fa è scattare in maniera compulsiva, soprattutto quando si è alle prime armi. Sinceramente io scatto ancora molto, semplicemente perché, come detto prima, non ho il controllo quasi su nulla della scena che ho davanti, quindi non voglio perdermi qualche bel momento. Spesso non si bada troppo all’inquadratura, pensando di sistemare la composizione in post, ma è una di quelle cose che consiglio di non fare… occorre sempre prestare un minimo di attenzione, perché se è vero che qualcosa si può tagliare, è altrettanto vero che quello che rimane fuori inquadratura non lo puoi recuperare… e anche se puoi tagliare non è detto che si riesca a fare mantenendo delle proporzioni gradevoli.

La vita di un fotografo live a volte è perciolosa: per questo scatto ho sacrificato mezzo sopracciglio. Herma, Sick ‘n Beuatiful

Il risultato finale è che in macchina hai 1000\1500 scatti. Poi, arrivi a casa, scarichi le foto sul pc e le devi guardare. Tutte. 1500 foto. E sceglierne al massimo 20-30.

Poi è il turno della post. Prima di iniziare anche solo a valutare gli interventi da farsi, il fotografo deve affrontare l’ennesima difficoltà: dare sfogo alla propria vena artistica, cercando uno stile particolare, riconoscibile, che lo soddisfi, o cercare di essere il più neutro possibile, per essere più “vendibile”, anche se meno personale? Personalmente, nel mio piccolo, a inizio carriera ho provato la prima strada: venivo dalla ritrattistica, e ho provato a portare quella parte del mio mondo nella fotografia live, quindi obiettivi tele, campi stretti, soggetti staccati dallo sfondo, bianco e nero marcato con background completamente nero o bianco… certo, magari perdevo qualcosa in visione d’insieme, molto in contesto, ma guadagnavo in intensità ed ero molto soddisfatto… con il tempo mi sono un po’ ammorbidito e sono tornato a mixare questo stile con il classico reportage, ho perso un po’ in personalità, ma ne ho guadagnato in vendibilità.

Qui sotto due esempi di fotografie live di stampo ritrattistico: Anneke Van Griesbergen e Sara Squadrani (Ancients Bards)

   

A titolo di esempio, porto due colleghe che incrocio spesso nei pit…

Una bravissima fotografa che spinge sul suo stile, riconoscibile chiaramente per il rapporto luci\ombre e la cromia, e che vi consiglio caldamente di seguire è Luna. Una scelta che porta avanti con coraggio e con ottimi risultati qualitativi, come potete vedere da questi esempi:

Tommaso Riccardi, FleshGod Apocalypse
Simone Simons, Epica

Sullo stile più vicino al reportage, un’altra collega davvero molto brava è sicuramente Alessandra Merlin (feticista di Wacken), sempre attenta a cogliere il momento giusto

Chrigel Glanzmann, Eluvetitie
Scott Ian, Anthrax

Ad ogni modo, una volta fatta questa terribile scelta, occorre darsi da fare. E indipendentemente dallo stile, bisogna agire su:

Composizione: sistemare il taglio, le proporzioni, valutare la possibilità di lasciare spazi per eventuali testi o grafiche…

Esposizione: mettere a posto l’esposizione generale, ma anche la diversa intensità di luci ed ombre, per creare l’effetto desiderato o rendere semplicemente più leggibile l’immagine…

Tonalità e cromia: agire su dominanti di colori, sulla saturazione, recuperare luci piatte…

Dettagli e rumore: trovare il giusto compromesso tra qualità e rumore di luminanza e crominanza

Esportazione: scegliere il formato e lo spazio colore più adatto per l’utilizzo delle foto, quindi per il web, per stampe, per sfondi, applicare filigrane per proteggere (per quanto possibile) il proprio lavoro

Non è un trattato di fotografia, quindi non entro nel dettaglio, ma per ognuna di queste attività, se si conosce bene lo strumento software che si usa e si ha un PC adeguato , occorrono 5\10 minuti: facendo qualche conto, si scopre che, per un servizio veloce, ci vogliono 4-5 ore di post (e sono stato onesto, perché per foto fatte in condizioni simili, le modifiche si possono copiare da una foto all’altra).

A volte è inutile sforzarsi di contrastare le condizioni di luce avverse. Se non puoi combatterla, fattela amica. In post – Cecca, Onelegman

Dopo aver letto questo articolo, quanto pensate possa costare (sia chiaro, non ho detto “valere”) un servizio?

Capita anche che i soggetti fotografati si sentano in diritto di utilizzare il tuo lavoro per scopi commerciali… chiaramente gratis e senza informarti… ma questo merita un altro articolo
C’è anche chi invece è veramente corretto e capisce il valore del tuo lavoro, come il tour manager degli Infected Rain