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Metal In Italy vi presenta i Big Bang Muff, “Power duo” da Napoli

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I Big Bang Muff sono un duo, chitarra/voce e batteria, dedito ad un Post Grunge/Post Metal molto accattivante, con all’attivo un album dal titolo “Crash Test” uscito nel 2016 per Rockerilla.

Tra il 2012 e il 2013 Alfonso Roscigno, già attivo con Danamaste, La Dionea, incide le proprie idee in studio insieme al batterista dei Noure Daniele Esposito. Il risultato che ne scaturisce è una dozzina di pezzi rock, spinti, cupi e con tempi dispari.

Francesco Di Blasio, batterista dei Vena, entra in pianta stabile nel Marzo 2016 e permette al progetto di “materializzarsi” dopo 4 anni, con tutta la passione di chi ha atteso, nell’ombra, il momento in cui potersi esprimere. “Crash Test”, album d’esordio, è un vaso di pandora che contiene tutta l’inquietudine e i tormenti che caratterizzano questo sound.

La release viene apprezzata dalla critica, che ha incoraggiato questo esordio in cui si percepisce un background musicale che passa attraverso Tool, Nirvana, Neurosis.

Tony Face Bacciocchi, giurista “Premio Tenco”, giurista contest Rockol e vincitore del premio assegnato dal M.E.I. come miglior blog di informazione musicale scrive:

“Potenti, dissonanti, duri e travolgenti, i brani che compongono l’esordio del duo campano, colpiscono nel segno con forza e precisione”.

Il video ufficiale viene pubblicato l’ 8 Dicembre 2016, “Vivo nell’ombra” è un esperimento pittorico che unisce tecniche di green screen e ambientazioni dipinte a mano, girato dal talentuoso pittore e fumettista Walton Zed.

La forza del power duo risiede nel proprio sound, percepire il muro del suono venire giù per merito di sole due persone è un marchio di fabbrica consolidato.

“I crash test sono una forma di collaudo distruttivo, questo disco è un crash test”

Attraverso un rock cupo ed aggressivo, che ricorda il periodo disilluso di Seattle e dei primi gruppi Sub Pop, il power duo attraversa le rovine di una realtà che gli appartiene e al tempo stesso lo fa sentire estraneo. “Crash Test” è il vaso di pandora in cui viene riposta tutta l’inquietudine dei Big Bang Muff.
Le atmosfere post metal ricordano mostri sacri come Tool, Deftones, Neurosis i testi brevi e visionari sono pagine di diario, lettere senza alcun destinatario che si vestono di simboli e si distinguono per la lingua italiana gestita con eleganza tra i tempi dispari e le esplosioni tipiche di un sound che strizza l’occhio agli anni 90, ai Nirvana, senza apparire datato, ma figlio del nostro tempo.

Salti nel vuoto, maschere, rapporti umani esasperati, sono i tormenti che caratterizzano questo esordio, un clima che rimanda al genere cinematografico post atomico, dove l’uomo moderno, smarrito, vaga alla ricerca di se stesso.

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