Home Interviste Neverdream: “Gli italiani lo fanno meglio”. La musica s’intende…

Neverdream: “Gli italiani lo fanno meglio”. La musica s’intende…

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I Neverdream stanno avanti! Lo hanno dimostrato con l’ultimo album, “The Circle” (la recensione), dove la band romana ha dato prova di intelligenza tattica, oltre che musicale, dove nulla è stato lasciato al caso.
In pentola bollono già pietanze nuove per il futuro, ma conosciamoli meglio in questa intervista.

Ciao ragazzi, vi ringrazio per la disponibilità e vi do il benvenuto sulle pagine di Metal In Italy. “The Circle” è il vostro quarto album, quindi siete presenti già da un po’ sulla scena. Nonostante questo, vi chiedo di fare una breve presentazione del curriculum dei Neverdream, per quanti ancora non vi conoscessero.

I Neverdream nascono da un gruppo di amici uniti e sospinti dalla stessa passione, non siamo una band di musicisti che si sono conosciuti nel tempo, ma siamo un gruppo di ragazzi cresciuti insieme dal punto di vista umano e musicale. Abbiamo composto quattro album come hai già detto: Nel 2006 Chemical Faith, un concept album interamente dedicato alla vicenda di Christiane f. e i ragazzi dello Zoo di Berlino. Nel 2008 Abbiamo pubblicato “Souls 26-04-1986” trattando il tema della tragedia di Chernobyl. Nel 2010 siamo usciti con un nuovo disco dal titolo “Said”, in questo caso la tematica è stata l’Africa, mentre Febbraio 2014 è il mese della release del nostro ultimo lavoro “The Circle”. Tutti i nostri lavori sono scaricabili gratuitamente dal nostro sito www.neverdream.info.

Il vostro album “The Circle” è un concept, il cui filo conduttore è rappresentato dalle vicende legate al serial killer Victor Stanley, nella città di Corpus Christi. Partendo dai dettagli di questa storia, ci parlate questo lavoro?

Diciamo che Victor Stanley non è proprio il serial killer..ehehe, Ma non continuo per non rovinare il libro a chi volesse leggerlo. Abbiamo voluto fare un lavoro diverso, nella nostra storia abbiamo sempre composto concept album riguardanti tematiche riferenti al sociale, ed eventi storici come Chernobyl. L’idea nasce oramai nel lontano 2011, abbiamo creato questo soggetto per poi chiedere l’aiuto a Maria Teresa Valle nella stesura del libro vero e proprio, dalla fine di quest’ultimo è iniziata la composizione dei brani. La storia parla di un giovane. Adam Stanley, della sua vita travagliata, della sua adolescenza segnata dai continui abusi subiti da un padre psicopatico e visionario, ossessionato dall’antico testamento, convinto di essere il custode di un cerchio immaginario intorno alla città texana di Corpus Christi. Cerchio che si delineava come sorta di confine tra bene e male, invalicabile dagli esseri impuri e peccatori e allo stesso tempo, un cerchio che andava bonificato dall’interno. Il songwriting è stato lungo e difficoltoso, abbiamo seguito passo passo gli eventi della storia, cercando di riproporre in musica e testi le sensazioni e le ambientazioni. Lungo, difficoltoso ed estremamente intenso.

In che modo è nata l’idea di scrivere una storia del genere?

La tematica del serial killer è stata sempre presa in considerazione prima di ogni nuovo album, ma per vari motivi non è mai stata usata, mi ricordo anni fa volevamo fare un disco su Jack lo squartatore. Sono molto appassionato di noir e Thriller in generale, e credo che la musica dei Neverdream sia la giusta colonna sonora per un tema del genere, abbiamo sempre avuto una propensione alle tonalità minori.

Sicuramente avete dimostrato di avere una certa vastità di prospettive. Cos’altro vi ispira oltre la musica?

La vastità di prospettive è determinata solamente dalle immagini che si creano per descrivere determinati momenti e personaggi. Il nostro ultimo lavoro è un doppio cd di 90 minuti, una storia che scorre e che vive pagina dopo pagina e nota dopo nota. Questa è la vastità di prospettive, non porsi limiti compositivi seguendo la storia. E’ un processo automatico e richiede una grande naturalezza, non potrà mai esserci un template per creare un opera d’arte..e fondamentalmente nessun artista in fondo in fondo è consapevole di quello che ha creato. La totale libertà di pensiero e l’immersione completa nel soggetto è la chiave per la vastità di prospettive.

Ascoltando la vostra musica, appare chiaro che la princiapale fonte d’ispirazione provenga dai Dream Theater. Oltre loro, ci sono altri artisti che via hanno influenzato nel vostro percorso formativo?

Per noi i Dream Theater sono molto importanti, la loro crescita è la loro migliore fase compositiva combacia con la nostra frequentazione del liceo e delle prime strimpellate insieme ehehehe.
Abbiamo tutti dei gusti musicali molto diversi all’interno della band e credo che questa cosa si percepisca nella nostra musica. Ti faccio un mio piccolo elenco personale: Metallica, Nevermore ,Pain of salvation, Katatonia (fine anni 90), Placebo..ecc…ecc

In che modo nascono i vostri pezzi?

Come ti ho detto prima, la stesura dei brani è molto legata alla storia, quando andiamo a comporre abbiamo sempre in mente cosa sta accadendo in quel momento,cosa il personaggio sta dicendo o provando.
La stesura è un processo molto naturale, non lavoriamo moltissimo insieme, nel senso che non c’è una vera e propria jam session, credo sarebbe impossibile per fare un disco di novanta minuti. Portiamo delle parti in studio e dopo averle registrate comincia l’arrangiamento vero e proprio di ogni strumento. I riff di chitarra e le parti vocali diciamo che tracciano le linee guida dei nostri brani.

Pensate che il prog, in quanto genere tecnicamente complicato, possa raggiungere anche un pubblico più vasto o riguardi soltanto chi possiede un orecchio “fino” e preparato?

Io penso che la buona musica sia per tutti, non esiste genere musicale che non sia accessibile, a meno che si parli di musica estrema..compreso il prog più estremo che anche io non riesco a sopportare..eheheh
la chiave è la melodia, la scorrevolezza. Certo c’è da dire che un brano da dieci minuti non è proprio fruibile all’istante ma ha bisogno di un attenzione, di un ascolto interessato, ma qui non si sta parlando di orecchio “fino” o meno “fino”, ma a chi interessa o non interessa la musica.

Cosa ne pensate del panorama metal italiano?

Ottimo, ci sono veramente tantissime band ottime e preparatissime, Italians do it better.

Dove vi vedete, tra dieci anni?

Seduto su questa scrivania a rispondere alle tue domande riguardanti il nostro settimo disco.

Concludiamo la nostra intervista, con saluto ai nostri lettori e, se possibile, dando a tutti noi un appuntamento per l’immediato futuro.

Un saluto enorme a tutti, ci stiamo preparando per alcune date per il prossimo autunno e poi inizieremo a scrivere il nuovo album.