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Nightglow: “Orpheus” – Recensione

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Secondo full lenght per gli emiliani Nightglow, “Orpheus” si pone come giusto anello di congiunzione tra Heavy Metal classico e moderno, regalandoci dieci tracce ben strutturate che rimangono ben impresse nella mente.

Conosciuti ai più come cover band dei Manowar, nel 2013 pubblicano il primo album dal titolo “We Rise”, scrollandosi per buona parte questa eredità e dando vita a quello che è il sound che continua ad evolversi con questa seconda uscita. Ciò che emerge dall’ascolto è senza dubbio l’ottimo lavoro svolto in fase di songwriting, soprattutto quello delle chitarre, che riescono a trovare il giusto equilibrio tra riff articolati e ritmiche di facile presa.

Decisamente interessante è anche il timbro del singer Abba, in grado di creare melodie intriganti ed allo stesso tempo dotato di un’aggressività incontenibile, ricordando per alcuni versi un certo David Draiman (Disturbed). Ottimo il lavoro svolto anche da basso e batteria, sebbene per quest’ultima avrei preferito un produzione più massiccia. Dal punto di vista stilistico abbiamo già parlato del perfetto connubio tra classico e moderno, ma nel corso delle tracce emergono anche sfumature Thrash che conferiscono ancora più dinamicità ad un tessuto musicale già di per sé movimentato.

Dalle prime note di “The Infection” la caratteristica che emerge è sicuramente l’uso di chitarre con accordatura che conferisce alla ritmica il tipico suono Djent, utilizzato in questo caso su un tessuto musicale di matrice Metal al 100%. Con il riff iniziale di “Psychotropic” facciamo un tuffo negli Slipknot di qualche anno fa (chi ha detto “Before I Forget”?) anche se poi la traccia prende la giusta piega e la giusta dose di personalità. Con “Lead Me” e “Scream” apprezziamo il lato Heavy classico dei Nightglow, per arrivare al primo singolo estratto, sicuramente uno dei pezzi migliori del platter, ovvero “Fuck You”. Si tratta di un brano che una volta ascoltato richiede di riavvolgere il nastro o attivare la funzione repeat, perché si tratta di un vero capolavoro. La successiva “Liar” è una di quelle tracce dotate della maggior carica di groove, mentre “Stay With Me” con le sue atmosfere ovattate ci regala emozioni intense e sofferte, un’altra perla da ascoltare più volte. Scapocciate come se non ci fosse un domani con “Bloodway”, brano con qualche sfumatura vagamente Southern ed alcune aperture Alter Bridge oriented. Il lotto di brani si conclude con “On My Knees” e la title track “Orpheus” che vede Abba duettare con Sara Cucci, singer degli Artaius.

“Orpheus” è un album davvero convincente, che ci dimostra quanto questi ragazzi siano bravi musicisti ed abbiano le capacità per regalarci ancora tracce di grande pregio.