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Nightland: “Per lasciare il segno bisogna avere una propria identità”

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Per i Nightland “Umbra Astra Luna” ha rappresentato un cambio stilistico, anche con l’introduzione di una voce femminile. C’è molta soddisfazione per il risultato raggiunto, ma c’è anche la consapevolezza che nel panorama musicale bisogna lavorare molto sulla propria identità stilistica, per essere “riconosciuti” sin dal primo ascolto.

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Recentemente avete pubblicato il nuovo album “Umbra Astra Luna”. Quali sono i feedback ricevuti da fan e stampa del settore?

Ciao Stefano e grazie per questa intervista. Dall’uscita di “Umbra Astra Luna” stiamo ricevendo complessivamente feedback molto positivi, sia da parte del pubblico che della stampa. Ne siamo molto lieti perché essendoci presi qualche rischio in più sull’aspetto stilistico e del songwriting, non eravamo sicuri di come avrebbero potuto reagire gli ascoltatori.

L’album ha segnato una ulteriore evoluzione del vostro sound, rendendo ancora più presenti orchestrazioni ed elementi sinfonici in generale. Come mai questa scelta stilistica?

Sentiamo la componente orchestrale come un qualcosa che ci appartiene, che ci affascina e che ormai consiste in una parte strutturale del nostro sound. Rimane per noi il mezzo ideale attraverso cui comunicare sensazioni ed emozioni di un certo tipo; essendo un ensemble ricco di colori, timbri e dinamiche riesce a trascinare l’ascoltatore in profondità, descrivendo alla perfezione le atmosfere e i mood più diversi che contraddistinguono la nostra musica. Per questo motivo abbiamo deciso di lasciare ancora più spazio all’orchestra, dedicando tantissimo tempo ad una cura più minuziosa degli arrangiamenti.

Qual è secondo voi l’aspetto che vi contraddistingue rispetto ad altre band? C’è un “trademark” che permette di riconoscere un brano dei Nightland sin dal primo ascolto?

In tutta onestà riteniamo di non essere stati ancora capaci di costruirci un “trademark” vero e proprio. Siamo sicuramente diversi per molti aspetti da tante band, ma allo stesso tempo simili ad altre, ed è proprio questo il punto su cui stiamo cercando di lavorare maggiormente. Poiché per lasciare un segno nel panorama musicale crediamo che la chiave stia proprio nell’identità, in quel qualcosa che permetta di riconoscerci dai primi secondi di ascolto.

Immagino che siate soddisfatti dei brani presenti sull’album, ma ce n’è qualcuno che rappresenta al meglio la release? Quale, invece, quello che più vi piace suonare dal vivo?

Possiamo ritenerci molto soddisfatti della riuscita dell’album, questo grazie anche all’ottimo lavoro svolto da Simone Mularoni (Domination Studio) in fase di mixing e mastering che è riuscito a valorizzare gli arrangiamenti orchestrali senza togliere potenza e dinamica al sound della band. In particolare “Amongst Blackening Skies” e “Lovers in a Colorless Summer” sono forse i brani che meglio rappresentano l’intera release; oltre a spiccare per la componente sinfonica molto presente ed articolata, hanno una linea vocale molto dinamica ed espressiva, che enfatizza il contenuto dei loro testi. Il brano che più ci piace suonare dal vivo è “One Million Suns”, poiché oltre ad essere molto d’impatto (per quanto semplice) vede anche la presenza sul palco di Elektra, che riesce sempre ad attirare l’attenzione del pubblico (anche dei più distratti) non solo ovviamente per la sua presenza scenica ma soprattutto per le sue qualità vocali (si noti la sua dimestichezza nell’alternarsi tra clean e growl in brani come Alpha et Omega e Icarus, ri-arrangiati proprio per l’esecuzione live con lei).

In questa release avete annunciato anche la collaborazione con Elektra Amber. Perché la scelta é ricaduta su di lei e, più in generale, avete scelto l’introduzione di una voce femminile?

In un primo momento non era prevista l’introduzione di una voce femminile nel disco, ma con le pre-produzioni in mano a pochi giorni dall’ingresso in studio sentivamo la mancanza di un elemento nuovo nel sound, qualcosa che avrebbe fatto la differenza e preso maggiori distanze dalla precedente release. A quel punto abbiamo capito di voler rendere i ritornelli nettamente più melodici e catchy, e ci siamo rivolti ad Elektra senza pensarci troppo. Oltre ad essere stata estremamente disponibile e professionale in fase di registrazione (si è ritrovata letteralmente catapultata in studio dall’oggi al domani per mancanza di tempo) ha anche dato un importante contributo alla composizione e all’arrangiamento di alcune linee vocali (il ritornello della stessa “One Million Suns” ha la sua firma). La scelta è immediatamente ricaduta su di lei perché già in passato sia Ludovico (cantante) che Brendan (chitarrista) avevano avuto la possibilità di collaborarvi per altri progetti e non hanno avuto dubbi sul fatto che sarebbe stata una decisione vincente, soprattutto guardando al futuro…

Rimanendo in tema compositivo, come nasce e si sviluppa un brano dei Nightland? Seguite un iter ben preciso? Qual Ë il contributo dei membri della band in questa fase?

Il nostro iter compositivo è molto semplice. Tutto parte da Ludovico che, una volta individuate le tematiche e l’impronta stilistica dell’album, inizia la stesura dei brani comprensivi già delle parti per ogni strumento. Raggiunto un certo numero di tracce pre-prodotte passiamo ad un ascolto colletivo dei brani, in seguito al quale stabiliamo se possono già potenzialmente costituire la tracklist e se modificarne o eliminarne alcuni. Una volta definiti, i brani passano in mano a Filippo (batterista) che provvede a personalizzare le parti di batteria coerentemente con l’intenzione e il mood del brano. Nella fase successiva Ludovico si occupa degli arrangiamenti orchestrali; è un processo molto lungo che affianchiamo ad un lavoro in sala prove estremamente importante per noi, in cui eseguiamo i brani per capirne la resa ed eventuali difficoltà o migliorie da apportare prima di entrare in studio per registrarli definitivamente.

“Umbra Astra Luna” È un concept album: quali sono i temi trattati? Cosa rappresenta l’immagine di copertina?

“Umbra Astra Luna” è una storia d’amore che ha luogo nelle profondità dell’universo (Umbra). A dominare queste tenebre vi è una presenza (Astra) che simboleggia la luce cosmica, la ragione, una sorta di divinità che non conosce nulla al di fuori del proprio controllo e del proprio potere. In questa condizione di apparente equilibrio e perpetua stasi avviene un evento inaspettato, che costringe quella divinità a mettere in discussione ogni sua certezza: la scoperta di Luna, ossia dell’amore. Seguendo le lyrics dell’album ci si avventura in un viaggio all’interno dell’anima del protagonista, in cui egli si troverà per la prima volta faccia a faccia con la propria umanità, debolezza e mortalità. Lottando contro le proprie paure e i propri demoni capirà che quell’animo tormentato potrà trovare pace solo dove c’è l’amore, e dove può valere la pena brillare e sprigionare luce anche fino ad esaurirsi un giorno, purché sia al fianco di qualcuno, piuttosto che eternamente solo. La copertina raffigura simbolicamente queste tre entità. Sullo sfondo, lontano in uno spazio indefinito, vi sono le tenebre; in primo piano la Luna (fatta di spine, a simboleggiare quanto può essere insidioso e doloroso il viaggio alla scoperta di se stessi tramite l’amore); in ultimo Astra, la luce, “fisicamente” non presente nell’immagine (solo il suo riflesso sugli oggetti) ma collocata al di fuori di essa, come se l’unica sorgente luminosa che rende visibile la scena provenisse dal punto di vista dell’osservatore. Quasi a voler essere una sorta di “invito” a percorrere lo stesso viaggio, attraverso l’album, dentro se stessi.

I Nightland suonano spesso all’estero, quali sono le differenze in termine di audience e strutture rispetto all’Italia? Qual è il concerto/tour che ricordate con piacere?

Abbiamo riscontrato nel pubblico estero tendenzialmente una maggiore curiosità, coinvolgimento e partecipazione durante i concerti, non solo nostri ma in generale. Pensiamo che oltre all’ovvio fattore culturale (è indubbio che in alcuni paesi d’Europa il metal sia un genere più considerato e diffuso) ci sia una responsabilità da parte di chi sta dietro all’organizzazione e promozione degli eventi. Ci è capitato (come Nightland, ma anche con gli altri nostri progetti) molto più spesso all’estero che in Italia di ritrovarci in situazioni perfettamente organizzate, con staff qualificato, puntuale e attento alle esigenze della band, locali attrezzati, puliti, da non fare pensare di essere in un contesto underground. Quando le strutture sono all’altezza, non sono solo le band a beneficiarne ma anche il pubblico di conseguenza; sia perché gli artisti sono messi nelle condizioni di dare il loro meglio e far vivere l’esperienza live in modo ottimale, sia perché i clienti possono contare su un locale accogliente, climatizzato, con un buon impianto e un personale efficiente. Chiaramente ci possono essere eccezioni dappertutto, ma crediamo sia sintomatico il fatto che parlando con professionisti del campo (soprattutto di altre nazionalità) si riveli un sentimento negativo comune rispetto alle esperienze avute nei contesti underground italiani.
Il tour che ricordiamo con più piacere è indubbiamente quello europeo del 2017 in supporto ai Fleshgod Apocalypse e Carach Angren; la prima data di quel tour, al Backstage di Monaco, è stata probabilmente anche la più emozionante che ricordiamo.

In passato le vostre uscite discografiche sono state curate da Rockshots Records, “Umbra Astra Luna” non ha alle spalle alcuna etichetta. Come mai questa scelta? Quali sono, secondo voi, i pro e i contro del “Do It Yourself”?

Questa scelta è dovuta ad esperienze vissute e proposte ricevute negli ultimi anni che non ci hanno convinto. In passato Rockshots Records ci ha dato una grande spinta per fare uscire il nostro nome fuori dai confini, ma ora abbiamo deciso di procedere autonomamente fino a che non incontreremo qualcun altro intenzionato a lavorare con noi in modo serio e che creda realmente nel nostro progetto. Potrebbe non presentarsi mai questa occasione, ma preferiamo rischiare di rimanere per sempre sconosciuti piuttosto che scendere a dei patti che non troviamo giusti per noi né sani per tutto il sistema. Quella del “Do It Yourself” non è affatto una strada semplice, purtroppo bisogna fare i conti con la propria realtà, con la propria dimensione (piccola, nel nostro caso), e cercare di spingersi e farsi conoscere attraverso i pochi contatti che si hanno. A certi contesti si può accedere solo se si ha alle spalle una grande etichetta o un buon management, e faremo il possibile per destare l’attenzione di qualcuno disposto ad investire su di noi.

Il 2020 è appena iniziato, quali sono i vostri programmi per quest’anno? Vi dedicherete alla promozione dell’album o ci sono altre iniziative in cantiere?

Ci aspetta sicuramente un anno di duro lavoro sulla promozione. Filippo (bassista) si sta occupando personalmente di questo aspetto al fine di portare la nostra musica in giro per il continente il più possibile, ma parallelamente abbiamo idee e materiale in cantiere su cui lavorare e che riserveranno quale sorpresa nei prossimi mesi…

Bene ragazzi, vi ringrazio per l’intervista e lascio a voi l’ultima parola, un messaggio per i nostri lettori. A presto!

Grazie mille a voi per lo spazio che ci avete dedicato!
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