Home Recensioni Node: “Cowards Empire” – Recensione

Node: “Cowards Empire” – Recensione

SHARE
node cowards empire artwork

Oltre venti anni di carriera, tanti cambi di line up e sei album sulle spalle, i Node sono tornati con “Cowards Empire” e sono più in forma ed incazzati che mai, su questo non avevamo alcun dubbio.

Dal 1994 ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti, le persone sono cambiate, eccetto Gary D’Eramo rimasto l’unico membro fondatore in formazione, il sound si è evoluto, ma la rabbia e la voglia di elargire legnate sono rimaste intatte. In queste undici tracce c’è tutto il background Death/Thrash che li ha contraddistinti nel corso del tempo, tra accelerazioni brucianti e passaggi pesanti come macigni.

La formula non si esaurisce a questi aspetti, infatti nella tracklist sono presenti anche episodi più riflessivi ed atmosferici, dal sapore quasi progressivo, soprattutto quando entrano in gioco le parti soliste di chitarra. Tra l’latro ricordiamo che nella lista degli ospiti ci sono anche Tommy Massara e Gianluca Ferro, il che lascia ben intuire quanta attenzione sia stata posta nei dettagli. Non manca la consueta dose massiccia di groove, perché ai Nostri piace da matti pestare sull’acceleratore, ma adorano regalare all’ascoltatore anche riff accattivanti e forieri di mosh pit selvaggi in sede live.

L’aspetto musicale è fondamentale, ma non bisogna sottovalutare le liriche, perché assodata l’ottima prova di CN Sid dietro al microfono, a colpire sono anche i testi che, partendo dal titolo “Cowards Empire”, vogliono denunciare una società malata, tesa all’involuzione più che al progresso. Ottimo esempio di come si possa utilizzare la musica per veicolare un messaggio che dovrebbe contribuire a farci aprire gli occhi sul mondo che ci circonda.

L’apertura è affidata a “StagNation”, un brano che inizia in sordina con una linea melodica sinistra e cupa, per poi svilupparsi su un mid tempo accattivante. Con la seguente “Death Redeems” i ritmi si fanno più sostenuti, ecco che la componente Thrash prende il sopravvento, almeno nelle battute iniziali ed in quelle cantate. Ottimo il lavoro svolto dalla sezione ritmica, con Pietro Battanta a dettare legge dietro le pelli e Davide De Robertis al basso.

“Lambs” è la traccia da cui è stato tratto anche un lyric video, una denuncia nei confronti dello sfruttamento minorile. Anche qui a farla da padrone è l’alternanza tra momenti pestati ed altri più ragionati, con dei cori azzeccatissimi nel ritornello. I Node non arrestano la loro corsa e con “Average Voter” continuano a sfornare killer riffs indiavolati, che in parte mi hanno fatto pensare ai Carcass post “Necroticism”. “Locked In” concede un attimo di respiro, se così si può dire, perché oltre alla soluzione vincente del riffing cadenzato, abbiamo qualche apertura melodica ed un incipit di floydiana memoria.

La mia particolare predilezione per le parti cariche di groove mi porta a sottolinearne anche la presenza in “No Reason”, nella quale non mancano le consuete accelerazioni da thrashers incalliti. Seguono “Money Machine” e “The Truck”, altra vagonata di riff adrenalinici ed assoli di pregevole fattura. “Still The Same” stempera i toni, ma rimane particolarmente impressa per il riff portante che torna a richiamare i già citati Carcass. L’ultimo sussulto, in termini di violenza, si ha con “Liar.com”, perché la conclusiva “The Plot Survive” ci mostra un lato melodico decisamente ben riuscito. Trattasi del brano più atmosferico ed intricato in termini di “tappeto musicale”, con arpeggi, assoli, archi e voce femminile, appartenente a Lisy Stefanoni.

I Node non hanno bisogno di conferme, perché la storia e le vicissitudini che hanno portato la band ad essere ciò è oggi sono la testimonianza di tanta caparbietà, supportata da doti tecnico-compositive di grande levatura. “Cowards Empire” è un album consigliatissimo!