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Ogre: “Tanksgiving Day” – Recensione

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Ogre suona come il nome di una creatura malvagia, grottesca, con il ghigno sempre stampato sul volto, ma pronta ad impalarti con la peggiore cattiveria che si possa incontrare in giro ed è così che “Tanksgiving Day” è un tripudio di violenza allo stato puro.

La band nasce nel 1999 da un’idea di Daniele Motta, voce e chitarra, unico membro superstite della formazione originale, perché gli Ogre hanno cambiato molti musicisti, soprattutto batteristi, anche se adesso con Francesco Iadecola sembrano aver raggiunto un certo equilibrio. Il genere proposto dagli Ogre è costituito prevalentemente da Death Metal imbastardito da una sadica venatura Grind che pulsa sangue infetto ad ogni bpm. Non c’è posto per la melodia, mi sarei stupito se ce ne fosse stato accenno e sicuramente non è nell’indole del terzetto.

La scuola è sicuramente quella Old, con richiami a formazioni quali Bolt Thrower, Autopsy, Entombed, Dismember, Pungent Stench, Pestilence e via discorrendo. Non un album innovativo, ma non ce n’è assolutamente bisogno, perché gli Ogre colpiscono duro e lo fanno con dovizia di sadismo. Con l’opener “Boogie” i Nostri partono in sordina, senza premere sull’acceleratore, ma si tratta del mostro che prende la rincorsa per saltarti addosso, perché prima della metà del brano ecco che la valanga si scaglia ed inizia a martoriare la propria vittima. Sulla stessa lunghezza d’onda la successiva “Bad Awakened”, il cui incipit atmosferico non calma assolutamente gli animi, contribuisce invece a gettare l’ascoltatore in uno stato ansiogeno, che viene puntualmente rimarcato dall’esplosione successiva. Thrash/Death di ottima fattura per “Horror Devourer”, traccia che capovolge la formula ed inizia alla velocità della luce per poi cullarsi su tematiche sospese; ovviamente si tratta solo di una parentesi, perché la vera natura degli Ogre esce fuori quando si accelera e il risultato è ottimo.

La band dimostra di saperci fare: i riff di chitarra non sono particolarmente articolati, ma colpiscono nel segno sia nelle parti più atmosferiche e dilatate, che in quelle pestate; la voce di Daniele si adatta perfettamente al tappeto sonoro, cavernicola e rabbiosa al punto giusto. La sezione ritmica è ottimamente rappresentata dal bassista Demetrio Canzi e dal già citato batterista Francesco Iadecola, una vera e propria macchina da guerra dietro le pelli. Scorrono veloci le tracce seguenti con “Hypochrist” e “Borderline” tra le migliori del lotto. Sicuramente c’è da migliorare qualcosa sia in fase esecutiva che di resa sonora, ma la base di partenza è di buona fattura e sono certo che la band riuscirà a smussare questi angoli.

Bisogna citare l’artwork di “Tanksgiving Day”, ad opera di Alessandro Cardinali, che rappresenta uno spaccato della nostra società, con tutti i vizi che la caratterizzano e diversi personaggi della politica e dello spettacolo a fare bella mostra di sé in maniera grottesca.
Gli Ogre dispensano violenza e malvagità come se non ci fosse un domani, per questo consigliamo l’album a tutti gli amanti dei generi e delle band citati in apertura.