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Pino Scotto: “Abbiamo un palo nel culo ma pensiamo al pallone!”. Ma non è sempre arrabbiato…

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Pino Scotto, un nome una garanzia. Garanzia di genuinità e di viscerale sincerità. Non è sempre facile trovarsi d’accordo con le sue dichiarazioni, spesso nette e intransigenti. Ma non gli si può negare una certa coerenza nel portare avanti le sue idee. E la sua musica ovviamente.
E’ fresco di stampa il suo ultimo disco “Eye for an Eye“: un ritorno alle origini hard rock e blues, che non disdegna affatto il metal tradizionale. Un disco che farà felici i i fans di vecchia data ma anche quelli nuovi, perché comunque è un disco dalle sonorità pesanti e moderne.

Abbiamo colto l’occasione per ascoltare dalle sue parole le primissime sensazioni intorno a “Eye for an Eye “.

“Innanzitutto sono contento delle sensazioni che hanno avuto i fan, abbiamo già cominciato il tour promozionale proprio da Pistoia e devo dire che le reazioni ai nuovi brani sono state pazzesche. Sentivo queste vibrazioni positive già in fase di missaggio dell’album ma avere il consenso del pubblico è sempre gratificante, soprattutto se si tratta di pezzi nuovi. Poi c’è anche da dire che rispetto agli album precedenti ho dato una netta sterzata verso sonorità più squisitamente Hard Rock, sono andato a ripescare negli anni ’70 e nel blues rock”.

Ecco Pino, mi hai anticipato: sappiamo che il blues e l’hard rock sono da sempre nel tuo dna ma questa volta sembrano essere gli elementi principali delle nuove composizioni…
“Il motivo principale è che mi sono stufato della musica moderna che c’è in giro, musica artefatta e composta a tavolino. Io sono andato a ritroso a riscoprire l’essenza del vero rock, quello duro e puro”.

In “Eye for an Eye” non c’è nessuna canzone cantata in italiano, tutte in inglese, come mai?
“Vero, non c’è nessuna canzone in italiano ma il contenuto è sempre lo stesso, canto della mia rabbia sociale, sono incazzato come sempre per questa classe politica capace di fare solo i propri interessi. In altri paesi starebbero già con le spalle al muro, in Italia no. Siamo delle pecore, sappiamo solo arrabbiarci per la Juve, il Milan e il Napoli mentre ce ne sbattiamo dei problemi seri! Abbiamo un palo nel culo ma pensiamo al pallone!”.

Pino Scotto è sempre passionale e, mi si passi il termine, genuinamente incazzato ma stavolta c’è anche un po’ d’amore che traspare in una canzone in particolare…
“Io non ho mai scritto un testo d’amore per una donna ma stavolta l’ho fatto. “Angel Of Mercy” parla della donna più importante della mia vita, mia madre. E’ scomparsa da poco e mi manca da morire. Aveva 90 anni e davvero ha vissuto bene e a lungo ma non credevo potessi provare un dolore così grande. Ho anche io il mio lato tenero anche se non lo si vede quasi mai. La gente pensa che io sia sempre incazzato ma la mia rabbia è indirizzata alle persone di merda, a chi ruba, a chi abusa dei bambini, a questa classe politica di fannulloni che sono li a preoccuparsi delle alleanza da fare senza ascoltare minimamente il popolo! Siamo alla disperazione totale!”.

Proprio di questa disperazione portata all’estremo parla invece “Two Guns”.
“Con questo pezzo mi sono chiaramente esposto, c’è troppa gente che delinque liberamente. Lo stato non fa nulla, non ci si sente più tutelati. Se qualcuno viene a casa mia a cercare di rubare qualcosa o a spaventare la mia famiglia non trova un’arma ma due, quindi non so come esce da casa mia! Il cittadino ha il diritto di difendersi in casa propria. In questo stato la gente che si è legittimamente difesa è stata spesso condannata e i ladri viaggiano a piede libero. Tutto questo non è giusto!”.

Cerchiamo di stemperare la tensione… “Eye for an Eye” è stato registrato interamente con la tua band, ossia i musicisti che da anni ormai ti accompagnano on the road.
“Effettivamente credo sia la prima volta che registro con la mia band. Penso sia stata la soluzione migliore e al tempo stesso la più naturale possibile, con i ragazzi ormai condivido il palco da anni, c’è sintonia ed affiatamento e questo credo si percepisca nell’ascolto dei nuovi brani. Poi Chris è con me dai tempi dei Fire Trails quindi ci conosciamo bene ed è stato proprio lui che si è occupato degli arrangiamenti dell’intero album”.

Pino Scotto è stato ed è tutt’ora una figura di riferimento per il rock italiano. Ormai sei sulla scena da più di trent’anni. Vanadium, Fire Trails, la carriera solista…com’è cambiato il Pino Scotto uomo nel corso di questi anni?
“Fondamentalmente sono sempre lo stesso, forse sono più maturo su tanti aspetti della vita ma resto e resterò sempre incazzato per quello che non va in questa società. Su questo credo di non essere cambiato. E’ cambiata la musica e questo, ovviamente, mi fa incazzare. La musica prodotta a tavolino, quella che esce dai reality…composizioni senza anima fatte solo a scopo commerciale, talenti sprecati e dati in pasto al business per poi finire nel dimenticatoio dopo un paio d’anni. Questa gente andrebbe messa in galera per “spaccio di demenza”, hanno distrutto sogni di tanti giovani musicisti…

Ecco appunto, ti interrompo perché mi hai fatto un assist non indifferente…
“Si dai, so cosa stai per chiedere!”.

Hai nominato i talent. Personalmente su questi format la penso come te. C’è da dire che ultimamente però sembra esserci una piccola inversione di tendenza, sembra che il rock trovi sempre più spazio, prima con Manuel Agnelli ora addirittura con Cristina Scabbia… Cosa ne pensi di Cristina giudice di The Voice?
“Io credo che abbiano tirato li dentro Cristina per farla diventare un fenomeno da baraccone…”.

Senza peli sulla lingua come sempre…
“Ovviamente!”.

Siamo arrivati ai saluti. Cosa vuoi dire ai lettori di Metal In Italy?
“Grazie innanzitutto a voi per il lavoro che fate con questa webzine, dare voce alle band emergenti, quelle toste che ci mettono il cuore è una gran bella cosa. Supportate sempre la musica underground e se volete ci vediamo in giro con il prossimo tour!”.