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Plugs Of Apocalypse: “EAS” – Recensione

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Roma sembra essere davvero una fucina di grandi band, i Plugs Of Apocalypse ne sono un fulgido esempio, con l’Ep “EAS” hanno realizzato un prodotto molto interessante, pieno di spunti e soprattutto dinamico nelle composizioni.

Il combo capitolino si definisce Deathcore, genere spesso disprezzato, ma nel loro sound rinveniamo caratteristiche maggiormente accostabili ad un Death tecnico con inserimenti sinfonici, la cui presenza è massiccia, ma mai ingombrante. Nell’ascoltare i quattro brani presenti nella tracklist non si può non pensare ai Fleshgod Apocalypse, peraltro presenti nel brano d’apertura “Eritcho”. Ogni membro dimostra di avere un’ottima padronanza dello strumento, ad emergere sono soprattutto le chitarre di Alessandro Sajeva e Alberto Musso, che spaziano senza difficoltà tra ritmiche fatte di riff articolati a breakdown spezza-collo, così come il drumming possente di Davide Itri, al quale fa eco il bassista Iacopo Fichera, e le vocals di Giorgio Della Posta quasi sempre “sporche”, ma che non disdegnano aperture clean.

Rimanendo in tema, da sottolineare la title-track “EAS”, che vede la voce maschile alternarsi e sovrapporsi ad una più angelica controparte femminile, alla quale è affidata l’intro del brano, pacata ed impalpabile, fino a sfociare in parti più sinfoniche e possenti. L’Ep si apre con la già citata “Eritcho”, brano arrembante e tritaossa, nel quale chitarre e synth, ad opera del cantante Giorgio Della Posta, sembrano giocare tra loro, cercando di rincorrersi in intrecci melodici, ma sempre dall’incedere epico. Toni decisamente più -core oriented per “Anne”, almeno nelle prime battute, che lasciano poi il posto a ritmiche vorticose ed indiavolate. In questa traccia trova spazio anche la prima apertura melodica della voce maschile, in uno stacco quasi Metalcore. Da sottolineare l’ottimo lavoro svolto da drummer, soprattutto nella seconda parte, quella cioè con una maggiore dose di atmosfera e con ritmi leggermente più dilatati.
Sulla stessa lunghezza d’onda “Sophie”, caratterizzata anch’essa da un’eleveata componente atmosferica, ancora una volta sono chitarre e synth a farla da padrone e dettare le regole del gioco.

Conclude il lavoro la già citata “EAS”, che può elevarsi a vero e proprio manifesto dei Plugs Of Apocalypse, dal momento che contiene tutti i tratti distintivi della band e denota una maniacale cura degli arrangiamenti, con l’aggiunta della voce femminile che conferisce ancora più dinamicità al tessuto musicale creato dai Nostri. La produzione è molto potente e moderna, come del resto si addice al genere proposto, qualcuno potrebbe trovarla “artificiosa”, ma io personalmente apprezzo molto questi suoni cristallini.

Il punto negativo di “EAS” è il fatto di contenere solamente quattro brani, i Plugs Of Apocalypse sono dei ragazzi in gamba, con ottime idee.