Home Interviste Purulent Deathfest: nato da una domanda “Papà, mi organizzi un festival?”

Purulent Deathfest: nato da una domanda “Papà, mi organizzi un festival?”

SHARE

Nei giorni 16 e 17 aprile si terrà al Circolo Svolta di Rozzano (MI) la seconda edizione del Purulent Deathfest, che vedrà alternarsi sul palco ben 26 band provenienti da 8 Paesi diversi. Alcuni dei nomi: Holocausto Canibal, Putridity, Devangelic, Bloodtruth, Gory Blister, Mass Infection, Logic Of Denial, Dr.Gore, Decrepid,Stillness Blade. Per presentarvi al meglio questo festival estremo, abbiamo rivolto alcune domande a Paolo Baldini, organizzatore dell’evento.

Ciao Paolo, benvenuto sulle pagine di Metal In Italy! Vogliamo parlare con te del Purulent Deathfest, giunto alla seconda edizione. Come è nata l’idea di organizzare un festival?

Ciao ragazzi, prima di tutto vi ringrazio per l’opportunità che mi avete dato di far conoscere meglio il fest. Nasce tutto nel 2011 quasi per gioco, perché mio figlio Federico, che suonava la batteria, mi chiese di organizzare un live con Necrodeath come headliner. Organizzai così il primo evento che prese il nome di “Metal In Rozz”, ebbe un successo non indifferente con più di 200 partecipanti . Negli anni abbiamo organizzato parecchi live, con artisti di un certo calibro come Malevolent Creation, Pyrexia, Master, Blasphemer, Antropofagus, Hour Of Penance e molti altri, con esiti sia positivi che negativi. Ma la passione per questa musica ci fa tenere duro per andare avanti!

Quest’anno ci saranno 26 band provenienti da 8 paesi diversi che si alterneranno sul palco per due giorni. Come scegliete i gruppi per il bill? Perché valorizzare proprio l’underground?

La scelta dei gruppi è mia, il mio socio Pietro (metal milano) si gestisce la parte logistica del fest, come la stampa del merch , le grafiche ecc…
io scelgo in base ai gusti del pubblico italiano, seguendo le preferenze e le richieste che vengono fatte. Altre band si candidano e se le ritengo valide le contatto e si cerca di organizzare il tutto. Non è facile accontentare un pubblico esigente come quello italiano, sempre alla ricerca del meglio. La scelta di valorizzare l’underground nasce sempre da mio figlio, suonando in una band underground, mi sembrava logico valorizzare questo mondo, senza perder di vista band che partendo da lì sono riuscite ad emergere.

Tra i partecipanti ci sono tanti gruppi italiani, pensi che il nostro Paese abbia degli acts validi anche a livello internazionale?

Secondo il mio umile parere, le band italiane non hanno nulla da invidiare a quelle straniere, vedi band come Antropofagus, Hour Of Penance, Hideous Divinity, Fleshgod Apocalypse, sono alcune delle band che mi vengono in mente, ma ce ne sono molte altre che potrei menzionare.

Organizzare un festival con una scaletta tanto lunga credo sia abbastanza complicato. In che modo riuscite a far quadrare il tutto nel migliore dei modi?

La cosa importante è avere dei collaboratori preparati, nella passata edizione purtroppo non c’erano e la mancanza di queste figure si è sentita sopratutto nei cambi palco. Per questa edizione ci siamo organizzati con 2 fonici per ogni serata e uno staff di 4/5 persone che seguiranno sia le band che il pubblico presente. Ma anche la collaborazione dei gruppi è importantissima, senza questo non si riesce a far quadrare nulla.

 

In base a quanto avete riscontrato lo scorso anno, che tipo di risposta vi attendete dal pubblico italiano? Ricevete richieste anche dall’estero?

Per l’edizione del 2015, ovvero la prima, abbiamo avuto una risposta positiva, anche se si poteva fare di meglio. Per quanto riguarda quella di quest’anno, non voglio fare previsioni per scaramanzia, logicamente speriamo e crediamo in una risposta molto positiva. Dall’estero abbiamo avuto richieste e quelle poche prevendite fatte arrivano proprio da lì.

Rimanendo in tema, in molti si lamentano per la scarsa affluenza ai concerti, locali spesso vuoti e poco sostegno alla scena italiana. Credi ci sia un problema unico o ci sono una serie di motivazioni?

Per le quali si assiste a questo assenteismo? Un motivo sicuramente sono è costituito dai troppi eventi in concomitanza tra loro, il pubblico si divide nei vari locali e logicamente c’è poca gente. Non credo nella crisi economica, perché i grossi eventi, con costi assurdi, sono sempre pieni.

La location è quella del Circolo Svolta di Rozzano, perché avete scelto questo luogo per organizzare il festival?

La scelta è caduta sul Circolo Svolta per vari motivi, innanzitutto perché è situato nel paese dove abito, è inoltre una location accogliente e molto capiente con un bel palco e un impianto audio ottimo. Il motivo principale però è che lo staff dello Svolta è unico, disponibile , amici veri e devo ringraziare la Serena, Marco, Tommaso e gli altri per la disponibilità. Se verrete vi accorgerete anche voi di tutto questo, il clima familiare è assicurato.

Prima di concludere vorrei sapere da te quali sono i progetti futuri per il festival, ci sono degli obiettivi che intendi raggiungere?

Il mio obiettivo é quello di far diventare il Purulent Deathfest un punto di riferimento fisso, che ci identifichi anche all’estero, poi quello di far divertire la gente e le band che ospitiamo.

Bene Paolo, ti ringrazio per il tempo che mi hai concesso. Lascio a te il compito di concludere l’intervista lasciando un messaggio ai nostri lettori. A presto!

L’unico messaggio che voglio lasciare ai tuoi lettori è quello di invitarli a partecipare, band ottime, locale fantastico e la riuscita dell’evento è importante per il futuro del fest. Grazie di tutto e vi aspettiamo 16 e 17 aprile. Stay brutal!