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Resumed: “Alienations”

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resumed alienations

Buon esordio dei Resumed, band di Sulmona che pubblica il suo primo lavoro dal titolo “Alienations”, per la Bakerteam Records, dopo un demo del 2009.

L’album è un concentrato di Death Metal tecnico con influenze Jazz e Fusion, soprattutto nelle ritmiche e nelle linee di basso, ed è prodotto dallo stesso batterista del combo che, oltre a essere molto abile nell’amalgamare tecnica e aggressività nell’uso del suo strumento, dimostra di avere le idee chiare su come rendere il suono di un disco potente e compatto.

Le prime due tracce, “Dead Inside” e “Alienation”, mettono subito in chiaro le cose: technical death metal potente e aggressivo, con partiture di basso e batteria influenzate dal Jazz e riff di chitarra taglienti ma mai caotici, il tutto corredato da una voce in growl che esplora diverse tonalità, senza mai raggiungere toni gutturali asfissianti, monotoni e opprimenti. Ottimi, poi, i solos di chitarra, taglienti e “melodici” quanto basta per rendere la proposta ancora più interessante e “digeribile” anche per chi non ama sonorità troppo estreme.

Il terzo pezzo, “Infected”, si apre con un arpeggio basso/chitarra per poi esplodere in un mid tempo che introduce il corpus del brano, basato su un vorticoso riff, ben assistito dalle parti vocali, e su un assolo centrale tanto armonico quanto fulmineo. “Predicting The Future” si apre con una ritmica in controtempo molto fusion e si immette nel classico riffone, questa volta introdotto da un sapiente micro – solo di basso. Il brano è particolarmente apprezzabile perché esplora in maniera molto convincente territori ritmici jazzati e assoli più melodici rispetto al solito.

L’ascolto procede con la successiva “UFO”, che si fa notare per l’ottima parte centrale, molto rallentata, pur essendo sostanzialmente un episodio di routine, sensazione che si ripete in “Into the trip”, che è sorretta da un ottimo solo finale, ma che nulla toglie o aggiunge al sound generale della band. “Seeking Perfection”, invece, sfodera una sezione centrale ancora una volta influenzata da ritmiche sincopate e cambi di tempo, che contribuiscono a rendere molto dinamico e piacevole l’ascolto, anche grazie a un lavoro di chitarra vario e dal forte gusto melodico. L’ultimo brano in scaletta, “Secret In Mind”, si apre con un cadenzato riff di chitarra ed è sorretto dall’alternanza di ritmiche sia veloci sia rallentate e dalla consueta atmosfera melodica dei solos, che richiamano alla memoria piacevoli reminiscenze schuldineriane.

Trattandosi di un debutto sulla lunga distanza, non si può non lodare un gruppo che, oltre a saper suonare, si cimenta anche nel difficile lavoro della produzione, dimostrando di possedere idee, tecnica e coraggio. Peccato per un paio di episodi centrali nella norma ma, ripeto, siamo solo all’inizio!