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Rockazzi: “Siamo una band sempre work in progress”

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Ormai, nell’ambiente, dirsi “Saluti pazzi, Saluti Rockazzi” è diventato un must… ed i romani dal rock aggressivo non potevo esimersi dallo slogan anche su Metal In Italy.
Parliamo di una band che ha saputo fare della sua pazza versatilità il suo punto forte. Valeva la pena conoscerli meglio.

Ecco l’intervista:

Saluti pazzi e benvenuti su Metal in Italy!

Saluti pazzi, saluti Rockazzi a tutti voi.

Parliamo subito di questo album omonimo (qui la nostra recensione), perchè il titolo autocelebrativo?

Semplicemente perché non abbiamo sentito la necessità di aggiungere un titolo al nostro primo lavoro, ed in ogni caso trovare un nome o una frase che riuscisse a racchiudere i nostri messaggi ci è risultato limitativo ed estremamente complicato, da li a scegliere “Rockazzi” il passo è stato breve.

Citando voi stessi: “Progressive-Rock-Dark-Punk, assemblando un misto tra Ivan Graziani, Meshuggah, Fabrizio De Andrè, Tool, Dream Theater, Cynic, Rino Gaetano, Vasco Rossi e The Strokes” …che vi siete messi in testa?

Nulla di che, abbiamo cercato di portare all’interno dei brani tutte le nostre contaminazioni musicali, ed ovviamente, quattro elementi, quattro trascorsi musicali completamente diversi tra loro. La parte difficile infatti, e che speriamo di riuscire a fare nel miglior modo possibile, è appunto legare una strofa, magari estremamente cantautoriale, con un sound sincopato e distorto e far si che tutto risulti ben combinato, come le fave con il pecorino per intenderci.

Alla luce di tutto ciò come credete si sia evoluto il vostro sound rispetto al passato?

Sicuramente si è evoluto molto, e siamo altrettanto sicuri che continuerà a farlo, il sound va visto un po’ come se fosse un’entità vivente, nel senso che nasce, cresce e matura con il tempo. Il nostro primo album è stato registrato dopo diversi anni trascorsi in sala, nella ricerca dei suoni più idonei, e nei vari club che davano l’opportunità di esibirci, possiamo dire serenamente che siamo nella fase matura dell’evoluzione, ma la ricerca di tematiche, di suoni ed incastri continueranno a crescere ed a maturare appunto nel corso del tempo, siamo sempre “work in progress” sotto questo punto di vista.

In fase di recensione ho notato uno strettissimo rapporto tra i testi e l’andamento musicale di ogni canzone, ho infatti usato la parola “Umore”, sembra infatti che la musica segua passo passo gli umori altalenanti dei testi.

Ed è verissimo, i testi hanno un’importanza primaria e fondamentale nelle nostre canzoni, vogliamo che siano più chiari e schietti possibili, anche perché cerchiamo di trattare tematiche importanti, ed a volte, a detta di altri, anche piuttosto scomode e coraggiose. In diverse situazioni infatti è proprio la musica che si adatta alle parole del testo, il tutto per esaltarne il messaggio che vorremmo far arrivare. La parola “Umore” che hai scelto ed utilizzato non potrebbe essere più corretta, ed a noi, non può far altro che piacere.

Appunto i testi, di cosa parlano? C’è una tematica comune in tutti o sono “singoli episodi”?

Sicuramente la tematiche trattate sono molto diverse tra loro, passiamo infatti dal rispetto della natura in tutta la sua bellezza con “Leno”, alla descrizione di un attimo con “47” e varie denunce sociali come in “Prete” e “Alieno”, ma comunque tutte legate da un denominatore comune che può essere un senso di rabbia e sconforto, più semplicemente ci si sente sempre più spesso come “farfalle senza cielo”.

Come e’ inserito un gruppo come i Rockazzi nella scena musicale romana e piùin generale in quella dell’intera penisola? Mi spiego, siete tutti ottimi musicisti e compositori, con anni di esperienze alle spalle ma forse difficilmente “catalogabili” proprio per l’eterogeneita’ della vostra proposta. Riuscite a convincere i “metallari” e gli “alternativi”?

Effettivamente non sappiamo neanche noi con esattezza in quale contesto la nostra musica è più catalogabile, se nel lato più metal o in quello alternativo, se ci concedi il gioco di parole, direi che a noi piace spazziare e spiazzare. La cosa che ci rende felici è comunque ricevere critiche, sia positive che negative ovviamente, da entrambi i lati della medaglia, questo vuol dire che riusciamo a suscitare un interesse che non si sofferma solo su un genere musicale.

La copertina mi è piaciuta molto: qual è il suo messaggio?

La copertina è strettamente correlata a “P.E.S.A.“, che è la prima traccia dell’album e anche il primo brano che abbiamo scritto, e in quanto tale, perché non celebrarla dandogli la copertina del nostro primo lavoro? Ci è sembrato giusto, una sorta di ringraziamento diciamo alla canzone stessa, dato che alla fine è con lei che è iniziato tutto.
L’acronimo “P.E.S.A.” sta per “Prendilo E Strusciatelo Addosso”, e ovviamente il soggetto è proprio il cuore in primo piano sul CD, lo sfondo, spero tu sia d’accordo con noi, non poteva che essere nero, e il perchè abbiamo scelto un’immagine così nuda e cruda…. Beh, l’abbiamo ritenuta semplicemente molto Rockazza.

Cos’hanno i Rockazzi in programma per il prossimo futuro? C’è in cantiere un nuovo album?

Come ti dicevamo prima, siamo in continua evoluzione e stiamo attraversando un bel momento, abbiamo diversi Live in programma nei prossimi mesi e stiamo provando tantissimo in sala sui brani nuovi.
L’idea è tornare in studio per registrare il nostro secondo CD il prima possibile. Il vedere materializzare pian piano le proprie canzoni in un prodotto finito è una delle cose più belle che abbiamo mai provato, ma la tempistica non siamo noi a sceglierla ma i pezzi stessi, cerchiamo sempre di non forzare mai la mano, ma possiamo dire che siamo a buon punto ormai.

Ragazzi, vi ringrazio per il tempo che ci avete concesso, vi lascio salutare i nostri lettori a modo vostro!

Ringraziamo noi a voi per lo spazio che ci avete dato e come sempre…
Saluti Pazzi, Saluti Rockazzi.

rockazzi