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Scala Mercalli – “New Rebirth” – Recensione

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E’ proprio l’italian heavy metal. Nei suoni, ma anche negli intenti. Nelle componenti, negli arricchimenti e nei temi trattati.
E la cosa bella è che gli Scala Mercalli hanno dovuto fare affidamento ad un’etichetta spagnola per il loro “New Rebirth“… Tutto nella norma. Siamo in Italia.
Il titolo della release dei marchigiani è un invito alla popolazione che parte da aneddoti storici, fatti di “struggle” ed ingiustizie patite nel tempo, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove quelle stesse ingiustizie continuano ad imperare, ma si vuole essere ottimisti e sperare in un nuova rinascita, appunto.
E come si fa? Con la rivoluzione! Alzando la testa e smettendo di vivere e subire in maniera passiva ciò che ci accade intorno, cercando lo stimolo e la forza, in questo caso racchiusa nella musica, per portare in giro il messaggio di rinascita e di rilancio se vogliamo della società civile.

Il sound proposto dai nostri è un heavy metal quasi nostalgico, fatto di passi veloci ed acuti (senza esagerare) in segno di rispetto verso lo stile adoperato.
Il punto è che il messaggio deve arrivare forte e chiaro, quindi più che sulle classiche sonorità stridule, si fa affidamento su melodie di sicuro impatto e su chiavi ritmiche che facilmente vengono assimilate.
Che dire? E’ un lavoro patriottico! E lo si capisce dalla opener strumentale “The Long March” che con quegli archi in sottofondo ricorda un po’ il Rondò Veneziano e quindi assume subito una tipica impronta italica.
“New Rebirth” è un libro di storia in chiave heavy metal. Ne è la riprova il brano “September 18, 1860”: basta fare una ricerca se proprio a scuola non si era una cima e riconoscere il richiamo alla battaglia di Castelfidardo, quindi con richiami anche alla terra d’origine della band.
Si diceva prima del richiamo alle armi, che non necessariamente devono essere atte ad offendere. “Time For Revolution” (il video) è l’inno degli Scala Mercalli, è il pezzo di punta dell’intero album, nonchè quello che saprà imporsi nei live per la capacità di coinvolgere l’ascoltatore nel refrain incalzante.
Ed a proposito di pezzi dal forte impatto, segnalerei anche “Hero Of Two Worlds”, un brano che già con la intro affidata al giro di batteria dà l’impressione di essere forte e che suona come canto motivazionale prima della battaglia.
Importanza viene data ai testi e alle melodie catchy, ma è pur vero che ogni tanto la band si concede uno spazio anche dal punto di vista prettamente musicale, con assoli di chitarra lunghi e veloci, come nella stessa “Hero Of Two Worlds”, ma anche se vogliamo in “Face My Enemy”, pezzo quest’ultimo di chiara estrazione thrash piuttosto che heavy.
Segnalo anche “Last Leaf”, brano perfetto per una resa acustica, nostalgico come solo la sensazione di un’ultima foglia che cade in dicembre, lasciando l’albero spoglio, sa dare: pezzo dalla carica evocativa, non c’è che dire.
E poi, proprio perchè abbiamo detto che i marchigiani sono patriottici, come pensate si chiuda “New Rebirth”?
Con un “Inno d’Italia”, versione ridotta ed in chiave elettrica, perfetta appendice del tomo in musica (13 brani) offerto dalla band.