Home Interviste Diffracture: “Sì alla melodia. No alla violenza sonora fine a sé stessa”

Diffracture: “Sì alla melodia. No alla violenza sonora fine a sé stessa”

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Sono tra le nostre esclusive più riuscite e questo ci rende enormemente orgogliosi.
I Diffracture hanno saputo in pochissimo tempo catturare l’attenzione del pubblico per quella ventata di aria fresca che la band di Milano ha portato al genere del Prog. Loro sono il frutto di tanti interessi e della continua attenzione rivolta alle sfaccettature del metal, senza che ci si soffermi su un aspetto in particolare. E senza che sia per forza la violenza dei suoni ad avere la meglio sulla melodia.

L’intervista:

Salve ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. I Diffracture sono una band emergente, in procinto di pubblicare la prima uscita discografica, vorrei per questo che vi presentaste ai nostri lettori… Come nasce la band e come avete mosso i primi passi?
La band nasce dalle ceneri di un vecchio progetto (Endless Fall) che ha subito diversi cambi di formazione fino ad arrivare alla stabilità con quella attuale. La voglia di ridefinire il genere, distaccarsi dal passato e scrivere del nuovo materiale ci ha portati alla decisione di ricominciare tutto da capo e iniziare il capitolo DIFFRACTURE.

Prima di intraprendere questo viaggio chiamato Diffracture avete preso parte ad altri progetti? Da quali esperienze musicali, intese anche come ascolti abituali, provenite?
Ognuno di noi proviene da diverse realtà emergenti di vario genere, per quanto riguarda gli ascolti abbiamo fortunatamente un miscela davvero variegata. Premesso che ognuno di noi ascolta veramente di tutto, possiamo dire che Matteo e Alex (chitarra e voce) sono i veri amanti del metal estremo e non, in tutte le sue sfaccettature. Alessandro (chitarra) si interessa molto di country, folk et simili, Andrea (batteria) di jazz, fusion, soul etc… Lorenzo (basso) ascolta molta musica folk tradizionale da tutti i paesi del mondo, ska, hip hop e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente gli ascolti che ci accomunano tutti sono quelli legati a gruppi di riferimento del genere come Meshuggah, Periphery, Monuments, TesseracT, After the Burial etc…

Ralph Salati, chitarrista dei Destrage, vi ha posto sotto la sua ala protettiva, indubbiamente ha avuto buon occhio, ma come è nata questa collaborazione con lui? C’è stata una vostra caratteristica che ha suscitato in lui particolare interesse?
Ralph ha seguito il nostro lavoro fin dal principio, grazie al rapporto di amicizia con Matteo che stimandolo molto come musicista ha pensato di mostrargli le idee che bollivano in pentola. Quando abbiamo cominciato a scrivere le prime bozze dei brani che compongono il nuovo disco, ovviamente, eravamo più che interessati a ricevere un suo parere. Il materiale gli è piaciuto molto e si è offerto di seguire il lavoro in qualità di produttore artistico. Inutile aggiungere che abbiamo accettato al volo. Probabilmente di questo progetto ha apprezzato la voglia di mettersi in gioco su dei brani dal songwriting complesso e decisamente tecnico. Ralph è un chitarrista eclettico nonché una vera fucina di idee, noi avevamo voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e diverso ed è così scattata la scintilla.

Quando si giunge alla pubblicazione di un album dietro c’è sempre un grande lavoro compositivo, tante ore in sala prove, suoni ben studiati, arrangiamenti curati fin nei minimi dettagli, questo per lo meno emerge dal singolo “Watchers”, ma come siete giunti alla formulazione del sound attuale?
Il punto centrale della produzione è a nostro avviso la genuinità e naturalezza del suono. Ci premeva avere un disco che suonasse in modo autentico discostandosi dalle produzioni troppo “artificiose”. Non sono stati utilizzati trigger, sample o cose simili, semplicemente non era ciò che cercavamo. E’ stato anche fondamentale il lavoro svolto da Acle Kahney, Mauro Scarfia e Larsen Premoli i quali hanno perfettamente capito di cosa avevamo bisogno per raggiungere il nostro scopo. Da non dimenticare anche l’incredibile apporto di Alessandro Galdieri sulle backing tracks che, pur essendo molto utilizzate nel disco e molto articolate, sono state arrangiate in modo da non snaturare l’equilibrio degli strumenti e non risultare troppo invasive.

Rimanendo in tema “singolo”, come è stato accolto dai vostri fans? Potreste indicarmi i pregi che sono stati evidenziati, quali le caratteristiche che sono state maggiormente apprezate?
Il singolo è stato accolto molto bene e ne siamo immensamente felici! Molte persone ci hanno scritto per comunicarci il loro parere, evidenziando la professionalità e la chiarezza dei suoni nonché della composizione, beh che dire… cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che ci hanno commentato!

Dalla traccia emergono richiami a band quali Periphery, TesseracT negli elementi progressivi ed aperture melodiche che mi hanno ricordato in parte i Being As An Ocean, in base al vostro punto di vista come descrivereste la proposta musicale dei Diffracture?
Queste domande sono sempre le più difficili… Hai assolutamente ragione citando queste band. Se dovessimo provare a definire il nostro genere potremmo dire che si tratta di una miscela di progressive metal, Djent, Math, il tutto ponendo molta attenzione alla melodia e alla struttura dei brani, senza giocare per forza la carta della violenza sonora fine a sé stessa.

Tra l’altro mixing e mastering saranno proprio ad opera di Acle Kahney, chitarrista dei TesseracT, cosa significa questo per voi? Avete avuto da parte sua qualche feedback in merito alle tracce?
Esatto! I TesseracT sono sempre stati una delle nostre influenze maggiori e il loro sound ci ha sempre catturati, soprattuto per quanto riguarda l’aspetto melodico e la ricercatezza sonora, questo senza perdere la tanto blasonata “botta” quando questa è necessaria. Detto ciò Acle è stata una scelta relativamente semplice per noi e ne siamo assolutamente soddisfatti. Il sound del disco si discosterà ancora da quello di “Watchers”, in quanto quest’ultima è stata mixata e masterizzata da Mauro Scarfia al quale abbiamo chiesto una direzione leggermente diversa. Quando siamo stati a Brighton per seguire Acle durante il mixing, ha dimostrato di apprezzare il lavoro svolto dalla band, ovviamente con riservatezza e moderazione tipicamente british.

La vostra proposta musicale è particolarmente fiorente soprattutto oltreoceano, mentre in Italia non ci sono molte band al vostro pari, pensate che questo possa permettervi di emergere anche a livello internazionale?
Quello che dici è vero, non ci sono molte bands che hanno scelto di lavorare su questo genere in Italia ma quelle che lo fanno non scherzano affatto! Basti pensare ai Destrage…Crediamo che questa potrebbe essere un’arma a doppio taglio, sicuramente ci sarà più spazio per emergere ma allo stesso tempo sarà più faticoso creare una solida fan base. Per il momento restiamo con i piedi per terra e tanto ottimismo.. si vedrà!

Il 2016 è appena iniziato, la release del vostro lavoro si avvicina…quali saranno gli impegni per i prossimi mesi? Potete rivelarci qualche informazione in merito?
I prossimi mesi saranno dedicati alla preparazione in sala prove nonché tutto ciò che concerne il piano promozionale del disco. Insomma della sana palestra in vista di tutto ciò che (speriamo) avverrà dopo l’uscita del nostro debutto!

Bene ragazzi, l’intervista è conclusa. Vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso, speriamo di poter ascoltare al più presto il vostro lavoro! Lascio a voi l’ultima parola…lasciate un messaggio ai nostri lettori. A presto!
Che dire… il lavoro che c’è stato per arrivare fin qui è davvero notevole, speriamo di riuscire a portare qualcosa di bello, fresco ed inaspettato al panorama musicale underground del nostro paese, dentro ci siamo noi cinque e la speranza è che ciò arrivi a più persone possibili. Grazie mille a voi per lo spazio concessoci! A presto!

Leggi: ESCLUSIVA – Diffracture: il lyric video di “Watchers”