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SilentLie: “Il riff ti dà la potenza, ma è la melodia che ti rimane in testa”

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Fatto un album… se ne fa un altro! I SilentLie, dark metal band di Trieste, non paghi dell’ottimo responso avuto dal recente debut “Layers Of Nothing”, avvertono un irrefrenabile voglia di rimettersi di nuovo a lavoro e comporre nuova musica. Loro hanno la chiave vincente per sformare un prodotto di successo: puntare tutto sulla melodia!

La nostra intervista:

Domande a cura di Stefano Mastronicola

Salve ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy! Iniziamo con le presentazioni: i Silentlie hanno due Ep ed un full length uscito da poco, dal titolo “Layers Of Nothing” (la nostra recensione), come nasce la band e da quale background musicale provenite?

(Luigi) Ciao Stefano! La band nasce grazie al fascino per il movimento Gothic-Rock nordico di dieci anni fa, quello capitanato da H.I.M., The 69 Eyes e Sentenced per intenderci. Provenivamo tutti da generi piuttosto differenti e la sfida è stata quella di far coesistenere le varie influenze in un genere a noi nuovo.

“Layers Of Nothing” è uscito da poco, vi ritenete soddisfatti per il risultato finale, oppure cambiereste qualcosa?

(Giorgia) No, non cambierei nulla. La priorità dei SilentLie è sempre stata quella di identificarsi con la propria musica e credo che le canzoni di “Layers of Nothing” ci rappresentino pienamente, pertanto, ne siamo soddisfatti.

Ascoltando i brani ho apprezzato molto il lavoro svolto da ogni musicista: ottimi i riff di chitarra, sanno essere melodici ed incisivi, drumming possente, tastiere non invadenti, voce graffiante e di spessore. Come sono nati i brani del disco? Lavorate sempre in team?

(Luigi) Grazie per l’apprezzamento! Il disco è nato in un periodo di grazia compositiva e in un tempo piuttosto breve. Ci sentivamo in sintonia e abbiamo voluto osare un po’ uscendo dai confini canonici del genere proposto. I pezzi sono stati scritti da me in collaborazione con Giorgia e poi arrangiati assieme agli altri membri della band. Davide in particolare si è sobbarcato anche l’onere di tutte le tastiere!

Quanto è importante la ricerca di melodie non scontate, che rimangono ben impresse nella mente? Soprattutto nella prima metà di “Layers Of Nothing” ci sono soluzioni davvero di grande impatto, che si ricordano sin dal primo ascolto…

(Luigi) La melodia è tutto in una canzone. Il riff ti dà la potenza, ma la melodia è quella che poi ti rimane in testa. A essere sinceri non ci siamo affannati a cercare soluzioni particolari o melodie vincenti, ma tutto è venuto da sè, praticamente buona la prima.

Quanto siete cambiati a livello musicale pensando ai SilentLie degli esordi? Continuate a studiare i rispettivi strumenti?

(Giorgia) Siamo cambiati molto com’è inevitabile per ogni essere umano che negli anni si trasforma cercando di migliorarsi e di stabilire il proprio percorso di vita. Questo si traspone obbligatoriamente anche nella musica. Lo studio dello strumento non è mai fine a sè stesso, si rende necessario nel momento in cui stabiliamo di provare soluzioni particolari.

Quali argomenti trattate nelle liriche? C’è un filo conduttore che lega i brani o si tratta di episodi che hanno una propria identità?

(Giorgia) Solitamente ogni nostro lavoro vede delle tematiche predominanti. In questo album il filo conduttore è la consapevolezza. Sostanzialmente dopo un lungo periodo introspettivo forse c’è la volontà di allargare lo sguardo e capire la propria collocazione rispetto al resto del mondo. Il bagaglio di esperienze che col tempo si va ampliando porta a capire che non tutto si può cambiare e, nel contempo, che molte cose non si devono necessariamente accettare.

Giungere al debut album è sicuramente un grande traguardo, ma da questo momento in poi quali saranno i vostri progetti futuri?

(Giorgia) Adesso che questo periodo è stato sigillato con la realizzazione di “Layers of Nothing”, abbiamo il forte desiderio di ricominciare a comporre, la parte che personalmente preferisco! Il tutto ovviamente senza trascurare i live.

Qual è secondo voi lo stato attuale della scena Metal italiana? Personalmente vedo e sento band molto valide, ma che faticano a farsi strada all’estero…

(Luigi) La scena metal italiana è ricca come non mai di gruppi validissimi. Il problema è il nostro ritardo rispetto ai gruppi esteri spesso precursori di nuovi generi. Aggiungi il fatto che in Italia ci sono poche strutture (studi di registrazione, sale concerti) adeguate al metal e tutto diventa più difficile.

Molto bene ragazzi, vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso, lascio a voi il compito di concludere l’intervista con un messaggio ai nostri lettori ed ai vostri fan.

Grazie a te Stefano e a Metal in Italy per lo spazio dedicatoci e per il calore con cui ci avete accolto. E per i nostri fans “grazie di esserci e amate la musica, di qualunque genere essa sia!!!”.