Home Interviste In studio con: Matteo Bassoli, polistrumentista modenese – Parte I

In studio con: Matteo Bassoli, polistrumentista modenese – Parte I

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Prosegue il fortunato format “In studio con”, e oggi ci troviamo in studio con Matteo Bassoli, polistrumentista modenese (chitarra, voce e, per quello che riguarda l’intervista odierna, basso): le sue prime esperienze in gruppi locali, At the Soundawn, Jesus ain’t in Poland e Donkey Breeder in primis, riscuotono fin da subito grande successo e con il passare del tempo la sua carriera prosegue brillantemente fino agli ultimi anni in cui diventa bassista e cantante ufficiale dei Me and that man, side project di Adam Nergal dei Behemoth.

A questa prestigiosa esperienza, grazie alla quale ha calcato importantissimi palchi, tra cui quelli dei più importanti festival europei, come Wacken o l’Hellfest, attualmente affianca collaborazioni come guitar tech con Lacuna Coil, Abbath, Riverside e un nuovo progetto progressive\math rock, i Vadva. 

Partiamo subito dalla prima interfaccia bassista-basso, quindi corde e plettri

Che corde usi, e perché questa scelta? 

Sia su chitarra che su basso, ho sempre usato Ernie Ball; in questo momento sto usando delle 100-45, quindi abbastanza sottili. Approfittiamone per dire che io sono un bassista 4 corde, senza eccezioni! Con i Vadva suono in drop D e capisco che la 100 potrebbe sembrare piccolina, in realtà mi trovo molto bene e i miei bassi tengono bene questo tipo di accordatura. Con i Me and that man e altri progetti, in cui suono in drop B oppure accordature standard basse, prendo le ultime 4 corde delle mute per i bassi a 5 corde, quindi 130, 100, 80, 65… in generale ho sempre preferito avere la possibilità di andare più giù, che più su… non ho mai avuto problemi con manici imbarcati o problemi simili dovuti alla diversa tensione delle corde, certo fai un pochino di setup perché passi da un basso che è accordato normalmente in standard E o drop D a un accordatura in B… anzi, a volte ho anche montato delle 135 quando con i Blinded o i Jesus ain’t in Poland ho suonato in drop A 

Come materiale? 

Io prendo sempre, queste le super slinky , classiche nickel wound… non ho mai sentito la necessità di cambiare 

Qualche esperimento, sul fronte corde? 

Con i Me and that man con cui ho fatto tutti i live, dal primo all’ultimo, è capitato che il loro primo bassista, che praticamente ha solo fatto il primo album, usava anche un contrabbasso elettrico, e c’erano certi pezzi, soprattutto quelli più soft, in cui era bello sentire un suono bello caldo e rotondo…  ho usato una muta liscia, sempre Ernie Ball, per il primo tour in Polonia: avevo il main che usavo con corde normali e il secondo basso con le corde lisce. Certo, per avere un effetto migliore sarebbe dovuto essere fretless, ma ad ogni modo riuscivo a tirare fuori un bellissimo suono, molto pieno.

E sul fronte plettri?

Su questo fronte sono molto conservativo, i miei plettri sono fatti da una compagnia polacca, NoLogo picks, personalizzati con il mio simbolo e autografo perché con i Me and that man dal vivo li lanciamo… forma simile ai classici Dunlop, non molto a punta, 1mm di spessore.

Ok, passiamo a quello che c’è sotto le corde… che strumento usi, e come ci sei arrivato? 

Nasco come chitarrista e ho iniziato a suonare il basso per necessità… Avevamo una band, i Donkey Breeder, che era rimasta orfana di bassista, così mi sono fatto prestare un Ibanez 4 corde, di quelli che all’epoca avevano tutti, penso un SGR1000 o similare.

Quando ho capito che l’avrei suonato non più solo occasionalmente sono andato in negozio, ne ho provati veramente molti e, alla fine, mi sono deciso per il Fender Precision, soprattutto per la sua estrema versatilità. Ci sono bassi nati per fare metal, bassi per fare funk, bassi pere Jazz… anche il Precision volendo ha il suo suono caratteristico, ma io sono riuscito agevolmente a farci dal grind al blues, semplicemente variando un po’ il gain o lavorando sull’eq. Altra caratteristica del Precision con cui mi sono trovato bene è il manico bello cicciotto e largo; il jazz, ad esempio, si stringe un po’ troppo, e usando corde grosse e accordature basse diventa un po’ penalizzante. Quindi il primo basso in assoluto che ho comprato è stato un Precision messicano, una riproduzione di un modello del 55 che ha il battipenna di metallo color rame; tra l’altro a suo tempo provai in negozio anche una versione americana ma mi piacque di più la versione messicana… fu soprattutto una questione di suono, ma anche di tastiera: il messicano era un pezzo unico manico e tastiera in acero, mentre l’americano aveva la tastiera di un altro legno, incollata sul manico, e non ho trovato il giusto feeling. Dopo un po’ ho fatto una modifica importante: parliamo del 2012, quando è partita la mia avventura polacca, e un amico mi ha fatto provare il suo Precision, cui aveva cambiato il ponte mettendo al posto dell’originale un Bad Ass: da quando ha montato il suo ponte lo strumento è cambiato, ha molto più sustain e suona decisamente meglio… Alla fine l’ho fatto anche io, montando Gotoh, che costa la metà e fa comunque il suo sporco lavoro… sicuramente meglio del ponte originale. Anche come chiavi, non ho mai avuto problemi, tengono sempre bene… anzi mi correggo: l’unico problema è che girano al contrario! Ma è una particolarità che si può sopportare! 

Poi sono entrato nei Blindead con cui suonavo con l’ex chitarrista dei Behemoth (che era poi il motivo per cui mi sono trasferito in Polonia, fare il musicista di professione) e ho avuto un contatto con Mayones: sono riuscito ad avere un artist deal e ho avuto un 5 corde, perché con loro c’era da fare anche della roba alta, quindi mi serviva questa quinta corda… che dire, un gran basso, la tastiera più performante che abbia mai provato,  in ebano non verniciato, veloce, pickup Nordstrand, pre dell’Aguilar. Alla fine però era un po’ troppo complicato come basso, a me piace il volume e basta e in generale sia sui bassi che sugli amplificatori più la roba è semplice più mi piace… era freddo come la morte,  un basso da farci del metal, molto nasale. Tra l’altro, usandolo live insieme al Precision (perché avevamo necessità di due accordature diverse), non è mai stato facile riuscire a trovare una via di mezzo che accontentasse entrambi i bassi e il fonico, che regolarmente mi bestemmiava dietro. 

Ho sentito anche lo Spector è un basso che ha il suono particolare e lo si riconosce subito lontano un miglio, o il Jazz…  Niente da fare, a me piace il Precision, mi trovo meglio sotto tutti i punti di vista. In Polonia ho scoperto un liutaio, Piotrowsky, specializzato in recuperare strumenti giapponesi anni 70, 80 e customizzarli… Aria, Tokai, Yamaha, Ibanez… ho visto sul suo sito un Aria Pro II, copia del Precision, sono andato da lui a provarlo ed è stato amore a prima vista. Era tutto distrutto, poverino, io non so cosa ci abbiano fatto, lo lanciavano, lo strisciavano. Il manico è incredibile perché è una via di mezzo fra il Precision e jazz; anche lì ho cambiato il ponte e ho cambiato anche le chiavi perché erano originali e non tenevano molto… gli ho messo le 130 in B e poi per un discorso estetico ho cambiato anche i potenziometri… La cosa buffa è che io pensavo che fosse nero e la prima volta che abbiamo fatto un concerto un po’ importante, con un sacco di luci, mi sono accorto che è verde scuro. Questo comunque è quello che mi porto dietro quando voliamo, perché il Fender preferisco non rischiare di metterlo in mano ai magazzinieri degli aeroporti…. Nel frattempo ho prestato il Fender a Inferno, batterista del Behemoth e me l’ha restituito con il capotasto scheggiato… si è scusato miliardi di volte, ma alla fine è stato un bene perché l’ho porto dal liutaio e decidiamo di mettere il capotasto nuovo di metallo e penso che lo farò su tutti i miei bassi perché mi piace tantissimo, è più squillante e chiaro.

Ho poi altri due bassi, un Les Paul Gibson che pesa come Pavarotti, lunghissimo… accordato in B, ci ho registrato il Volume II con i Me and that man: ha un suono più particolare, si sente benissimo con il singolo che abbiamo fatto con il cantante dei Ghost, è più nasale del Precision… ha il selettore dei pickup a 3 posizioni, io lo uso nella posizione centrale perché mi da il suono che cerco…. però lo uso solo in studio, non nei live. 

Il quarto basso invece è un altro Precision, ma americano… preso nel 2021, quando sono tornato in Italia a causa del covid. In realtà è un PJ perché ha anche il pickp del Jazz che però può essere escluso volendo, o abbassato. Ha un suono molto secco ti dà un sacco di plettro. La prima volta che l’ho attaccato ho detto vabbè qua non c’è mica più bisogno di un Sansamp per dire, hai tutto l’attacco che ti serve solo con il pickup. Altra cosa che ho notato è che, rispetto agli altri bassi, la corda più bassa “esce” molto di più. 

Ok dai, cerchiamo di evadere dalle 50 sfumature di PRECISION… Dal basso usciamo con un cavo, quindi affrontiamo il discorso cavi.

Anche qua semplicità assoluta. Se la domanda è, ma è in effetti se un cavo costa molto più di un’altro ha senso?  Assolutamente sì, non prendete della m**** che costa poco perché si vede la differenza: da 15 anni, se non di 20 uso questo cavo made in Italy Quik Lok, questo modello si chiama vitamina C, ne ho almeno sei, uno sempre dentro la custodia del basso, due in Polonia, altri sparsi in giro… non li butto via e non ne ho comprati, questo che ti sto facendo vedere ha almeno 12 Anni e ha fatto tour europei, 1000 volte in salette varie, non ho mai avuto mezzo problema, non ne ho mai rotto uno. E’ arancione, colore mi piace tantissimo, ma soprattutto si vede bene sul palco… sembra una stupidata, ma il fatto che si veda bene (quando ci sono le luci viola diventa tutto fluo, fighissimo) aiuta molto, soprattutto quando non c’è molta luce aiuta a non ingarbugliarsi, non ci si inciampa, non devi mettere segni e nastri colorati e cose del genere e, ti dirò di più, la gente lo calpesta meno, cosa che contribuisce a farli durare di più. 

Poi, con i Me and that man sono venute fuori altre possibilità, c’è questa compagnia polacca che si chiama Fat Cables, che lavorano non bene, di più. Questo qua, ad esempio, l’ho fottuto a Nergal (scusami Adam) e questa compagnia ci ha fatto anche tutti i cavetti per i body pack… stanno lavorando anche con Gary Holt degli Slayer, Decapitated, Machine Head e molti altri. 

Chiaramente siamo nel 2022 quindi utilizzo anche un sistema wireless…

… Ma ne parleremo nella seconda parte dell’intervista, quando entreremo nel mondo delle pedaliere