Home Interviste Subliminal Fear: “L’invidia danneggia tutti. Supportare le band, ma in maniera concreta”

Subliminal Fear: “L’invidia danneggia tutti. Supportare le band, ma in maniera concreta”

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Si storce sempre un po’ il naso quando si ascoltano album che si discostano da quella che è l’impostazione classica del metal. Eppure, le contaminazioni hanno insegnato che più generi possono coesistere tranquillamente, specie quando una band è brava a lasciare intatta la propria essenza nelle esecuzioni.
E’ il caso dei Subliminal Fear, band pugliese che ha da poco pubblicato “Escape From Leviathan” (la recensione), album che ha richiesto due anni di lavoro per essere realizzato e che ricorre in maniera sapiente all’elettronica.

Della release e dei progetti della band ne abbiamo parlato con il cantante Carmine Cristallo. L’intervista:

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Iniziamo con le presentazioni: chi sono i Subliminal Fear e quali le tappe fondamentali della vostra carriera?
Carmine: Grazie Stefano, è sempre un piacere parlare con te e con i lettori di Metalinitaly. I SF nascono nel 2002, dopo una fase iniziale contraddistinta nel suonare cover, abbiamo iniziato a scrivere musica nostra, fortemente influenzata dalle band svedesi melodic death più importanti. Questa prima parte del nostro progetto è stata contraddistinta dalla pubblicazione di due album e da non molti live, causa problematiche relative ad una line-up instabile. Adesso, mi piace ritenere quella prima fase della nostra storia come conclusa e le varie problematiche riguardanti i cambi di line-up, superate. Di quella formazione iniziale siamo rimasti in tre: io, Alessio al basso e Domenico alle chitarre, quindi gli altri membri sono subentrati in quest’ultimo periodo. Il nuovo album “Escape from Leviathan” giunge come un “nuovo inizio” per noi e porta con sé diverse novità in ambito stilistico. Adesso abbiamo due vocalist, ed è grazie a Matteo De Bellis, che possiamo esprimerci al meglio nelle parti vocali più aggressive. Il nuovo batterista della band è Ruggiero Lanotte e la sua esperienza e la sua tecnica adesso sarà un valore aggiunto, specialmente in sede live.

Nel 2013 si è riunita la “vecchia” formazione, due anni e mezzo in studio per dar vita ad un nuovo album. Qual è stata la scintilla che ha dato il via a questo processo?
Carmine: Questi mesi sono stati fondamentali per il nuovo percorso stilistico perché abbiamo deciso, con forza, quale direzione il nostro sound doveva intraprendere, abbandonando anche quei cliché del melodic death metal che ci stavano ormai “stretti”. Direi quindi che la metamorfosi del nostro sound è stata un processo consapevole e profondo, nel quale hanno contribuito diversi fattori, come l’aver trovato una stabilità nella line-up e le nuove influenze musicali maturate negli anni. Abbiamo cambiato pelle pur rimanendo con lo stesso “moniker”, con molta esperienza in più.

Tra l’altro in questi anni i Subliminal Fear hanno introdotto delle novità nel sound. Da quali considerazioni sono scaturite queste innovazioni?
Carmine: Il nostro obiettivo era proporre un nostro sound personale, più moderno e soprattutto plurisfaccettato. L’inserimento della musica elettronica, di parti più groove-oriented e un lavoro particolarmente attento sulle melodie sono alcuni degli elementi, sui quali ci siamo concentrati maggiormente. Dopo aver iniziato a sperimentare nuove parti e soluzioni, i brani sono venuti fuori con molta naturalezza, poiché a differenza degli altri album, avevamo le idee molto chiare sui nostri obiettivi.

“Escape From Leviathan” è fuori da qualche mese, quali sono le reazioni che avete raccolto da pubblico e critica in questo lasso di tempo?
Carmine: Le reazioni riguardo al nuovo album sono molto positive sia in Italia sia all’estero. Eravamo molto curiosi di costatare le reazioni riguardo i numerosi cambiamenti del sound e devo dire che i feedback sono andati oltre le aspettative. Ci sono stati molti nuovi fan che si sono avvicinati alla nostra musica grazie a queste novità, confermando che questa “direzione” intrapresa è quella giusta.

Tutti i brani hanno un grande impatto, sia quando si parla di melodie che di passaggi aggressivi, ma sono stato colpito anche dalla produzione. Siete riusciti a creare un wall of sound notevole! Soddisfatti per il risultato finale?
Carmine: Siamo molto soddisfatti del risultato finale ottenuto su quest’album, tutto è stato impostato e poi messo in pratica grazie a un processo lungo ma mirato a raggiungere questa qualità. Il lavoro di pre produzione e poi le sessioni d’incisione in studio, sono state intervallate anche da delle pause, per permetterci di riflettere sulle soluzioni migliori. Nella stesura degli arrangiamenti, abbiamo dato molta importanza alle melodie e alla nuova componente elettronica, che doveva essere supportata da una sezione ritmica moderna e piena di groove. Il lavoro sui suoni fatto ai Golem Dungeon Studios con Giuseppe Dentamaro è stato anch’esso importante per il giusto bilanciamento degli equilibri. Grazie alla supervisione di Giuseppe, siamo riusciti a concretizzare tutti i nostri obiettivi ed ovviamente per il prossimo album mireremo ad alzare ulteriormente l’asticella.

Combinare la freddezza dell’elettronica con il calore delle melodie, un compito abbastanza difficile, ma avete superato la prova. La fase di scrittura dei brani coinvolge tutta la band o si parte da spunti dei singoli musicisti?
Carmine: Il lavoro di songwriting di “Escape From Leviathan” ci ha impegnati per molto tempo, poiché volevamo sperimentare nuove soluzioni e raggiungere una certa qualità nelle canzoni. Il lavoro principale nasce dagli spunti personali del chitarrista Domenico e dai miei, poi in seguito gli altri membri della band lavorano sul proprio strumento per poi finalizzare tutti insieme l’arrangiamento finale. Un ruolo fondamentale è stato svolto da Botys Beezart che ha curato tutti i synth e le parti elettroniche. Infatti, abbiamo lavorato con lui in sintonia, confrontandoci continuamente, e come tu hai stesso hai notato, abbiamo raggiunto un giusto equilibrio tra i due elementi che ci soddisfa a pieno. Botys ha fatto un lavoro grandioso, contribuendo notevolmente nel creare le giuste atmosfere, nei punti giusti e in linea con il concept tematico.

Tra l’altro vi siete avvalsi anche di guest di grande spessore. Come sono nate queste collaborazioni? In base a quale principio avete scelto i brani?
Carmine: Sì, è vero. Abbiamo avuto l’onore di ospitare questi grandi vocalist, che con il loro stile unico, hanno ulteriormente caratterizzato le tracce sulle quali sono ospiti. Siamo molto orgogliosi di aver lavorato con Guillaume Bideau dei Mnemic, Jon Howard dei Threat Signal e Lawrence Mackrory dei Darkane e loro si sono davvero dimostrati professionali e molto entusiasti nel partecipare come guest su “Escape From Leviathan”. Le collaborazioni sono nate in maniera molto semplice e tutti loro hanno mostrato subito interesse e apprezzamento verso il nostro progetto. Abbiamo cercato di attribuire parti e canzoni che potessero essere adatte al loro stile e il risultato è stato eccezionale soprattutto grazie al loro lavoro.

Spesso si dice che in Italia la scena Metal è in sofferenza, voi invece avete dimostrato che abbiamo delle potenzialità. Perché fatichiamo a farci conoscere all’estero?

Carmine: Ti ringrazio per l’apprezzamento, significa molto per noi avere riconoscimenti e complimenti dagli addetti ai lavori, in primis del nostro stesso paese. Molto spesso accade che per mancanza di spazi o considerazione, molte band sono costrette a cercare consensi all’estero. Io penso che dobbiamo supportare a pieno le band di casa nostra che davvero meritano, con fatti concreti e far capire il loro valore a chi non le conosce ancora, con il nostro consenso e partecipazione attiva. Invece vedo spesso competizione tra le band e quest’invidia danneggia tutti. Se qualcuna di queste band è accolta con qualche scetticismo all’estero, è perché noi stessi italiani non crediamo in loro.

Il vostro album è disponibile in streaming su Spotify, ritenete che queste piattaforme siano un buon mezzo attraverso il quale farvi conoscere? Credete possa influire sulla vendita delle copie fisiche?
Carmine: Per quanto ci riguarda, essendo una band che non vive di musica, la questione delle piattaforme in streaming non ci danneggia, anzi è un ottimo mezzo per far conoscere la nostra musica in tutto il mondo. Il mercato discografico è purtroppo cambiato per sempre, i veri fan acquistano il supporto fisico ma molti altri ascoltano musica in digitale. Sono consapevole che le grandi band, già affermate, non siano cosi felici di questa situazione da un punto di vista economico. C’è “qualcuno” in più adesso che ci vuole guadagnare…

I vostri progetti per il futuro…come state supportando l’uscita dell’album? Ci saranno delle novità nei prossimi mesi?

Carmine: In queste settimane, saremo impegnati con la promozione di “Escape From Leviathan” e saremo in giro per qualche festival qui in Puglia. Cerchiamo di recuperare il tempo perso in questi anni e faremo più date possibili. Dopo l’estate vogliamo fare qualche tappa in più in Italia e magari cercare qualche buona situazione all’estero.

Bene ragazzi, l’intervista è conclusa. Vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso e lascio a voi l’ultima parola. Un messaggio per i nostri lettori…
Carmine: Ringraziamo come sempre la redazione e tutta la community di Metalinitaly, per l’attenzione dimostrata. Se avete voglia di conoscere la nostra musica vi invitiamo tutti sulle nostre pagine social (es. www.facebook.com/subliminalfear) dove troverete alcuni brani, estratti da “Escape from Leviathan” e le nostre news. Passate e lasciateci un feedback! A presto, ci vediamo in giro in qualche live. Stay metal!