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TeodasiA: “Metamorphosis” – Recensione

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L’album delle prime volte, delle scommesse e dei tentativi di fare ancora meglio di quanto già oggi possiamo ascoltare. I TeodasiA presentano il loro cambiamento, la loro “Metamorphosis“. Lo fanno però con il freno a mano tirato perchè forse non sono ancora consapevoli del potenziale che hanno tra le mani.
Con questo album i veneti si presentano con i nuovi innesti Al Melinato alla chitarra e Giacomo Voli alla voce. Ed è proprio da qui che partono le considerazioni.
“Metamorphosis” è stato anticipato dall’EP “Reloaded”, ovvero una sorta di anticipazione di come sarebbero stati i TeodasiA con Voli. L’EP ha funzionato perchè Giacomo Voli ha saputo fare sua l’essenza di quella che era la band fino a ieri. Nel caso di “Metamorphosis” invece è come se si stesse adattando.
Ma a trovare la quadra ci si mette un attimo…

L’ “Intro” epico è perfetto. Svolge appieno la sua funzione di introduzione al momento: si ha proprio l’impressione di essere ai piedi del palco mentre il fumo avvolge l’entrata dei musicisti, penetrato dai raggi delle luci che lasciano intravedere del movimento.
Non vi è un filo conduttore tra i brani, se non quello di amalgamare generi che vanno dal Symphonic al Power, dall’Electro al Prog.
“Rise”, così come in “Reloaded” continua ad essere il pezzo migliore, per composizione e grinta. E’ più rude, più “maschile”… In definitiva, Giacomo la fa sua.
“Just Old Memories” è la traccia più intimista, quella che scava più all’interno dell’anima.
Ora si capisce il perchè della “metamorfosi”. Giacomo è la new entry del gruppo, ma l’evoluzione della sua voce, del suo essere artista non è l’unica cosa che cambia: è l’intera band che si mette a nudo che si fa vedere dapprima fragile per poi chiedere all’ascoltatore di accompagnarla nel cammino della metamorfosi.
E’ qui che se ne intende il senso. Quindi “Metamorphosis” non è solo un album: è il biglietto da visita di ogni singolo membro della band, come a dire “Ehi, io sono questo. Vedi se ti piace quello che sono oggi”.

A tal proposito resta azzeccata anche la scelta di avere come guest Chiara Tricarico, cantante dei Temperance: questi ultimi infatti, con “The Earth Embraces Us All” hanno portato sulla piazza una band molto diversa dagli esordi, segno di un viaggio di ricerca e sperimentazioni; motivo per cui le influenze alle quali la stessa Tricarico è stata sottoposta per la sua release, risultano essere molto stimolanti per i Teodasia.
C’è ancora da lavorare sull’esecuzione. A volte, specie nell’utilizzo delle tastiere, i suoni o sono troppo artefatti o troppo semplici tanto da risultare scolastici. Meglio il piano, meglio le atmosfere create con gli archi (come con il contributo di Fabio Polo, Elvenking) o ricreate partendo da basi soffuse.
In “Two Worlds Apart”, che è proprio il brano che vede la collaborazione di Tricarico e Polo, assistiamo ad una magia: un lavoro cinematic del quale andrebbe fiero Luca Turilli se avesse un progetto parallelo.

“Diva Get Out” è il pezzo più interessante, intriso di contaminazioni e linee non scontate, anche se la voce di Voli non viene spinta laddove potrebbe arrivare: scopriamo, ma non ce n’era bisogno, il Voli interprete ed introverso. E ci piace.
Per gusto personale trovo che le atmosfere medievali di “Crossroads To Nowhere” siano eccezionali, così come notevole è la capacità di scrittura dei testi: un’innegabile bravura che denota anche una grande sensibilità.

Tirando le somme “Metamorphosis” è un album gradevole che segna un ottimo inizio per il nuovo corso della band, consapevoli del fatto che la caratura di ogni singolo membro è tale da chiedere a questi ragazzi di fare di più. Se così non fosse, ci accontenteremmo semplicemente di un album ben confezionato. Ma vogliamo di più. E loro possono farlo.