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The Foreshadowing: “Seven Heads, Ten Horns” – Recensione

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Il quarto album dei The Foreshadowing non è assolutamente una sorpresa, perché la band capitolina ha sempre dimostrato di poter regalare ai propri fan delle release di pregevole fattura, “Seven Heads, Ten Horns” non fa eccezione, anzi innalza ulteriormente l’asticella.

Questa nuova fatica del combo Dark/Doom è un viaggio attraverso l’Apocalisse che si snoda lungo un percorso accidentato, immerso nel buio più profondo ed avvolto da melodie nostalgiche ed estranianti. Una visione “decadente” pervade le nove tracce, a partire dall’intro acustica “Ishtar”, la cui linea melodica viene sviluppata nella successiva “Fall Of Heroes”, uno dei brani migliori del lotto. In questo caso a rapire l’ascoltatore è una sorta di epicità che va a confluire in un contesto “tristemente” melodico; le soluzioni del singer Marco Benevento sono semplicemente straordinarie e in grado di spezzarti l’anima, il suo tono è cupo, ma dalla timbrica pulita e profonda.

Le chitarre sono corpose, le distorsioni creano un wall of sound maestoso costituito da progressioni di accordi semplici e lineari, impreziosite da fraseggi sognanti ed eterei. Il comparto ritmico non è da meno, in particolar modo la batteria riempie le basse frequenze in maniera eccellente, contribuendo così a rendere il sound estremamente potente. Non si ha il tempo di metabolizzare la seconda traccia che con “Two Horizons” i The Foreshadowing assestano un altro colpo vincente: anche in questo caso la band riesce a rapire l’ascoltatore e ha catapultarlo in un baratro oscuro, fatto di melodie lancinanti. Proseguendo lungo la track list ci si rende conto che i primi capitoli di “Seven Heads, Ten Horns” non rappresentano solamente degli episodi ben riusciti, perché le seguenti “New Babylon”, “Lost Soldiers”, “17”, “Until We Fail”, tra tutti il brano più intimo ed introspettivo, “Martyrdom” e la conclusiva Nimrod rappresentano delle vere e proprie perle.

È proprio l’ultima traccia a costituire l’episodio più complesso del lotto, perché suddivisa in quattro parti per una durata totale di 14 minuti, ma tale lunghezza non deve spaventare l’ascoltatore, perché i minuti scorrono via velocemente, senza nemmeno accorgersene.

I The Foreshadowing hanno tirato fuori un capolavoro da custodire ed ascoltare fino allo sfinimento, se si è amanti di ambientazioni decadenti, sofferte, ma dotate anche di una grande dose di maestosità che si erge imperiosa tra le tenebre. “Seven Heads, Ten Horns” è un disco da avere assolutamente.