Home Interviste Yarast: i letterati del metal italiano che amano il Death – INTERVISTA

Yarast: i letterati del metal italiano che amano il Death – INTERVISTA

SHARE

Un concept che ripercorre la storia della Russia. “Tunguska 1908” (recensione) è l’album degli Yarast che racchiude in musica l’immaginazione di trasportare eventi storici nel contemporaneo, con un sound volutamente “secco”, teso ad approfondirne le atmosfere.
E’ il gusto personale della band romana ad aver guidato penna e strumenti; è quella passione per la storia e la letteratura che spesso abbiamo riscontrato nelle band di cui ci occupiamo.
Quindi, dite a quelli che oggi ripetono la nenia, che “fare musica in Italia oggi significa anche dare dimostrazione di essere persone con un certo grado di cultura”.

L’intervista:

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Gli Yarast nascono nel 2011, nel 2014 la line-up si stabilizza e nel 2016 avete pubblicato il vostro album d’esordio. Cosa è successo in questi cinque anni? Come si è evoluto il vostro sound?

Cambi di line-up e tanti live principalmente. La prima uscita “pubblica” c’è stata in realtà nel 2012 con l’EP “Due Minuti d’Odio”. Tre brani registrati sempre al 16th Cellar Studio che hanno segnato la prima fase degli Yarast. Si trattava di materiale più orientato verso sonorità e arrangiamenti Thrash Metal. Con gli anni abbiamo sentito l’esigenza di dare maggiore respiro alla composizione e di ricercare un sound che, pur essendo d’impatto, riuscisse ad evocare atmosfere opprimenti e solenni.

Ascoltando i brani, emergono diverse componenti stilistiche: Death Metal, con inserimenti anche melodici, e Thrash Metal. Come musicisti da quali esperienze e ascolti provenite? Ci sono delle band che prendete come esempio?

Ognuno di noi ha background piuttosto diversi, e credo che Tunguska 1908 sia in larga parte una sintesi dei nostri punti di convergenza. Amiamo il Death Metal in ogni sua forma, ma ascoltiamo anche Avant-garde, Doom e musica Progressive. Hypocrisy, Opeth e The Crown restano, probabilmente, i nostri punti di riferimento di maggior spessore.

Yarast in russo significa “furia”, perché avete scelto questo nome e da cosa nasce questa influenza della cultura russa? Mi riferisco anche a testi ed artwork…

Si tratta di una traslitterazione adattata della parola “ярость”. La scelta deriva dal concept stesso, a cui ci siamo avvicinati per interessi personali (letterari, storici).

Tra l’altro dal punto di vista lirico “Tunguska 1908” è un album complesso, che affronta diversi temi. Potreste spiegarmi in cosa consiste questo concept?

Buona parte della nostra cultura, dal ’46 in poi, ha finito con l’inglobare elementi del mondo anglosassone. Dal cinema alla musica, fino alla politica: molto è dipeso dal lato del muro in cui ci siamo ritrovati. Ora immagina cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate diversamente e se l’Unione Sovietica avesse giocato il ruolo che hanno giocato per noi gli Stati Uniti dal dopo guerra in poi. Con gli Yarast abbiamo cercato di dare una forma (e un suono) a tutto questo. Raccontando storie, controversie e elementi della storia Russa e immaginandoli dalle nostre parti.

Non ho potuto fare a meno di notare la potenza dirompente del vostro sound. Avete registrato con Stefano Morabito, come siete giunti alla resa sonora finale?

Molto credo dipenda dal lavoro sulle chitarre e sulla batteria. In realtà, consci del nostro precedente sound e di dove volevamo andare con Tunguska 1908, il suono delle chitarre è stato ripensato e adattato per le sezioni meno serrate dei brani.

Non avete mai pensato che qualcuno ascoltandolo potrebbe storcere il naso e giudicarlo troppo secco, quasi asettico? A me personalmente è piaciuto moltissimo!

Freddo, secco e “sovietico”. Era quello che avevamo in mente!

In futuro pensate di rimanere fedeli dal punto di vista sonoro e lirico al vostro debut album? O magari concettualmente affronterete temi differenti?

Non credo che stravolgeremo il concept. Ma certamente potremmo attingere a tantissimo materiale per costruire nuovi scenari e raccontare nuove storie. Dal punto di vista sonoro, invece, dipenderà dalla natura stessa dei nuovi brani.

A proposito…cosa state facendo al momento? Gli Yarast stanno lavorando a qualcosa di nuovo?

Qualcosa bolle in pentola. Ma per ora siamo completamente assorbiti da Tunguska 1908.

Se poteste scegliere una o più band con le quali vi piacerebbe condividere il palco, su quali ricadrebbe la vostra scelta e perché?

Ce ne sarebbero decine, ma ti direi senza dubbio Dark Lunacy. Credo sia inutile spiegare il perché!

Grazie ragazzi per il tempo che mi avete concesso, lasciate un saluto ai lettori di Metal In Italy. A presto!

Grazie a voi ragazzi e a tutti i vostri lettori. Se avete voglia di mettere su qualcosa di pesante e solenne, fatevi un giro sul nostro profilo Facebook, Itunes e Spotify!