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17Crash: “Reading Your Dirty Minds” – Recensione

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Spesso il bene di vivere ho incontrato… Non c’è spazio per gli animi tristi quando si ascoltano i 17Crash.
La glam band livornese, innamorata disperatamente dell’hard rock di matrice americana (e degli anni 80) non fa nulla per nascondere la propria devozione nei confronti di quello che non viene considerato un genere, ma uno stile di vita.
Concetto ribadito in “Reading Your Dirty Minds“, full lenght di debutto per Phil Hill e soci.
I 17Crash sono quelli che si presentano ai live con le bambole gonfiabili, con i rossetti sbavati ma con una carica da bufali nel deserto. Sono incontenibili. Ed è proprio questo l’aspetto che emerge prepotente dall’album.

La band, infatti, a differenza di tanti altri gruppi che prediligono l’aspetto dello “studio”, ha una propensione allo show davvero invidiabile: particolari che emergono in ogni singola traccia di questo album dove la voce di Ros Crash viene tirata al massimo, come la corda di un arco, fregandosene delle imprecisioni o della pulizia vocale.
I 17Crash sono anche degli ottimi musicisti: le chitarre eseguono un lavoro limpido ed efficace e la batteria di Phil conserva quella dose di retrò ad ogni bpm.
Ma se questa freschezza, questa vitalità giocano a favore della band è pur vero che, in quanto a contenuti, non ci troviamo dinanzi alla Bibbia. Probabilmente questo è stato uno degli aspetti che la band ha trascurato e, sempre probabilmente, si tratta di un atto voluto. Un peccato.
Perchè tanto estro avrebbe potuto essere manipolato e modellato a seconda della personalità degli elementi, creando quindi qualcosa di veramente distintivo. Questo aspetto, a mio avviso, penalizza il lavoro che invece avrebbe potuto consacrare già al debutto il combo livornese. Anche perchè loro hanno tutto: sono bravi ed hanno presenza scenica. E’ pur vero che se dovessero abbandonare questa impronta goliardica – già collaudata e forse usurata – ci troveremmo davanti un’altra band e noi non vogliamo questo. Piuttosto, lasciare da parte il clichè del sesso, droga e rock and roll per un approccio più intimista.
Ma siamo solo all’inizio.
Ah… attenzione alla bronchite che chiude “Dirty Room”…