Dopo il debutto con La Rabbia Che Ho Dentro, Ændriu torna con un nuovo singolo, “Vuoto”, un brano nato di getto che rappresenta un’evoluzione naturale ma anche istintiva del progetto. In questo approfondimento, raccontiamo cosa ha ispirato la canzone, come si è sviluppata la sua realizzazione e che significato ha all’interno del percorso della band. Una riflessione personale e sincera, che parte da una necessità interiore e si traduce in due minuti di energia pura, tra punk, rock e metal.
Ecco le parole di Ændriu:
L’11 aprile è uscito il nostro nuovo singolo: “Vuoto”.
È una canzone nata di getto, scritta in poco più di una giornata, quasi un anno dopo il nostro album di debutto. Sentivamo un’urgenza irrefrenabile di registrarla e farla uscire subito.
“Vuoto” ha un sound forse ancora più duro, feroce e cattivo del nostro solito. A tratti è più metal, a tratti più rock, ma con anche nuove aperture melodiche, inedite per noi. Quando l’ho scritta avevo una gran voglia di pestare, urlare, ma anche di cantare. Così ho cercato di condensare tutta l’energia e le emozioni che avevo in poco più di due minuti: diretti, sfacciati, senza fronzoli. Aggressivi al punto giusto, ma anche cantabili e orecchiabili. Il tutto senza compromessi sul sound, che per noi è una vera spina dorsale.
Il testo parla di quel momento in cui si realizza che un percorso a cui si tiene particolarmente è arrivato a un punto morto. Non resta che lasciarlo andare, voltare pagina e andare avanti. È un momento straziante, difficile, doloroso, ma anche – in un certo senso – rassicurante. La consapevolezza che solo così si può tornare leggeri e lucidi è ciò che ti dà l’energia per proseguire, per esplorare nuove praterie, un nuovo mondo.
“Vuoto” è quel preciso istante prima dell’esplosione: il culmine della tensione, il punto in cui non hai più paura né dolore per qualcosa che fino a un attimo prima ti straziava. È un incitamento a fare quel passo finale, spesso spaventoso e apparentemente irraggiungibile, ma necessario per tornare a vivere. Un invito a trovare il coraggio di superare le proprie paure e i propri limiti.
Ma partiamo dall’inizio.
Chi ci segue già lo sa: non l’ho mai nascosto, anzi l’ho sempre detto chiaramente. Ændriu è un progetto spontaneo e istintivo. È una specie di cura per me, uno sfogo utile a tirar fuori quello che ho dentro, come e quando ne sento il bisogno. Un modo per ritrovare equilibrio.
Il progetto è nato durante la pandemia, un momento di stallo totale. L’isolamento, il distacco forzato dagli altri… era diventato troppo. Così ho iniziato a scrivere: prima una canzone, poi due, tre, dieci… tredici. Alcune finite, altre abbozzate. Le ho chiuse in un cassetto: mi avevano già aiutato ad attraversare quel periodo, mi avevano tenuto a galla.
Poi la vita è ripartita – o almeno sembrava. (È mai tornata davvero come prima? Me lo chiedo spesso.) Stava per iniziare un tour con i Punkreas, quindi quelle canzoni sono rimaste lì, ad aspettare. Col tempo però ho capito che non erano solo un rifugio temporaneo. Quei brani parlavano di me, non solo di quel periodo. I temi erano ancora attuali, presenti, riconoscibili. Ho sentito il bisogno di riaprire quel cassetto e condividerli con il mondo.
Ho deciso di completare tutto, mantenendo lo spirito lo-fi e do it yourself con cui erano nati. Con il grande aiuto di Marco Ruggiero, abbiamo chiuso il cerchio.
Così sono nate le tredici canzoni del nostro disco d’esordio:
“La Rabbia Che Ho Dentro” — un titolo che dice già tutto sull’approccio.
Tredici pezzi diversi, ma con un filo conduttore forte, ispirati a quel suono che mi ha formato nell’adolescenza e che porto ancora dentro. Con i Punkreas ho modo di esprimere il mio lato più scanzonato e ironico. Con Ændriu, invece, esploro un sound più duro: punk veloce contaminato da rock e metal. Ci sono tante influenze hardcore, metal e thrash, e non ne abbiamo mai fatto mistero — anzi, ne siamo fieri.
“Vuoto” ne è la conferma.
Dopo l’uscita del disco ci siamo presi un attimo prima di portarlo dal vivo. Dovevamo prima formare una band vera e propria, dato che in studio eravamo solo io (che ho suonato tutto) e Marco alla batteria. Inoltre, dovevamo incastrare qualche data nel fitto calendario dei Punkreas.
Quando finalmente abbiamo trovato la quadra, nella seconda metà del 2024 abbiamo portato Ændriu su quanti più palchi possibile: prima nei festival estivi, poi nei club. E la cosa ha funzionato. Ci siamo divertiti ed entusiasmati parecchio.
Per me è stato un ritorno alle origini, ma anche una nuova sfida: per la prima volta ho lavorato completamente da solo su testi e melodie vocali. Ho sempre avuto timore a cantare in prima persona quello che scrivevo — forse perché, in passato, scrivevo pensando a chi avrebbe cantato.
Questa volta, invece, ho scritto per me. È stato un salto nel buio. E farlo per la prima volta a quarant’anni suonati non è stato semplice. Ma una volta rotto il ghiaccio, sono sparite tutte le paure: è rimasta solo la voglia di divertirsi, suonare, urlare e picchiare sugli strumenti.
E ci piace un sacco farlo!
Finito il ciclo promozionale del disco, ci siamo guardati in faccia ed è stato chiaro: il percorso di Ændriu era solo all’inizio. Ora che siamo diventati una band a tutti gli effetti, avevamo bisogno di fare qualcosa di nuovo.
Il problema? Il tempo. Un nuovo tour con i Punkreas era alle porte, in occasione dei trent’anni di “Paranoia e Potere” — un disco con cui sono cresciuto, quindi una grande gioia ed orgoglio per me.
Eppure, la necessità interiore di dire qualcosa era troppo forte. Non volevamo aspettare l’autunno per tornare a farci sentire. Così, da questa urgenza, è nata “Vuoto”.
Semplicemente, in modo naturale, di getto. Spontanea.
Dopo aver ascoltato il provino che avevo buttato giù, ci siamo guardati e abbiamo deciso di registrarla. L’abbiamo fatto a Spazio 211 con Dario Colombo, storico fonico dei Punkreas e collega da sempre. Ci sembrava il modo più autentico per farla suonare al meglio, ma anche per mantenerla in famiglia.
E adesso?
Come dicevo, Ændriu vive alla giornata, in modo spontaneo. Abbiamo tanta voglia di suonare: faremo qualche data quest’estate (non tante, visto il tour super intenso con i Punkreas), e l’idea è di suonare il più possibile in autunno e inverno.
Nel frattempo, stiamo anche scrivendo nuova musica, insieme. E appena prenderà forma, troveremo il modo di registrarla e portarla in giro. Sempre fedele alla nostra filosofia DIY, con entusiasmo ed energia, come abbiamo sempre fatto.