Home Live Report Alteria: la “coerenza” prima di saltare… L’evoluzione dell’artista

Alteria: la “coerenza” prima di saltare… L’evoluzione dell’artista

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Mantova di sera…
Sono in auto. Lascio la mia ridente Modena.
Esco dalla nebbia e mi ritrovo all’Arci Tom. Sono nelle nove e mezza, c’è ancora tempo prima che inizi il live di questa sera.
Intravedo i protagonisti della serata, impossibile non riconoscere anche da lontano LA protagonista.
Così mi avvicino.
Mi avvicino ad Alteria. E le chiedo se ha voglia di fare 4 chiacchiere. Lei accetta molto volentieri… ma sapevo già che sarebbe stata carina e disponibile. Me lo avevano detto.
Ci accomodiamo sul palco e prima di iniziare la nostra chiacchierata ci prendiamo da bere: lei un calice di Lambrusco. Io, che sono un po’ meno “Hey Hey”, una Puank Ipa.

Iniziamo con uno sguardo al passato: “La vertigine prima di saltare” è uscito il 6 ottobre, hai già fatto diverse date live. Puoi fare un bilancio? La risposta del pubblico, come te lo senti addosso quando lo porti sul palco?
Bilancio strapostivo… strapositivo, perché sono arrivata a scrivere in italiano proprio per l’urgenza di arrivare, far capire quello che ho voglia di raccontare di me, delle storie che ci sono nelle varie canzoni. Con “Encore” mi ero resa conto che l’inglese, con tutto il mio impegno, anche proprio a livello di mimo sul palco, è una lingua che proposta a un pubblico italiano, arriva fino a un certo punto… c’è comunque un limite che non si riesce bene a superare, e si vede, si percepisce… Quello che ho notato con questo disco, fin dalle prime date è che percepisco chiaramente che cattura un’attenzione diversa… io stessa sul palco me la vivo con una magia diversa e quindi… confermo, bilancio strapositivo!

Parliamo del passaggio all’italiano, ma vorrei prendere l’argomento da più lontano… io ti ho vista 10 anni fa con i No More Speech, poi al Modena Metal Ink quando hai presentato “Encore” e oggi… in questa ottica di lungo raggio il passaggio all’italiano non rappresenta un punto di rottura così netto, ma si inserisce in un’evoluzione costante e lineare… Sbaglio?
Guarda, io adoro una parola nel percorso di un artista che decide di raccontarsi con una qualsiasi arte… e la parola è coerenza… che non deve esse confusa con il rimanere statici, aderenti a una prima cosa che mostri di te. Coerenti significa essere coerenti con se stessi, cioè seguire la propria evoluzione… se l’evoluzione personale esiste e c’è, è coerente seguirla…. Quindi hai detto bene, i No More Speech erano, in maniera un po’ semplificata una copia “vorrei ma non posso” dei Guano Apes… Ok, fatto… avevo giusto vent’anni e è mi sentivo così. Poi è arrivato “Encore”, c’era sempre l’inglese ma c’erano già novità, a livello di sonorità, poi la seconda parte del disco era molto introspettiva, riflessiva… ho inziato a capire che era quello l’aspetto che avevo voglia di sviluppare.

Quindi è stata un’evoluzione parallela ad un percorso di vita o esclusivamente artistica?
No no, assolutamente.
Quando un persona cresce, acquisisce consapevolezza, riesce a fare i conti con delle debolezze che magari quando sei più piccolo sono lì ma non hai gli strumenti per affrontarle, per analizzarle.
Adesso, a 30 anni, ho attraversato un periodo mio personale molto tosto, mi son fatta delle domande, ed ho vissuto la musica come uno specchio dell’anima, una mia proiezione. Fare i “uah uah, yeah” (ndr: fa dei “uah uah, yeah” uguali a David Draiman), sinceramente, strideva con la Stefania di adesso.

Adesso guardiamo al futuro: aspettative per il 2018?
Suonare tantissimo dal vivo, rimettermi a scrivere..

Di già?
Sì, ma non per uscire con un prodotto nuovo, anche solo per rimettermi in studio. Vorrei che ci fosse una ripresa della scena live, perché se non sei un nome grosso, cosa che non sono, e vivi dalla parte degli emergenti… si fa fatica… è un dato di fatto alla gente non gliene frega una mazza del live…

Hai anticipato la mia prossima domanda: i problemi della scena live. Secondo te dipendono dalle formule dei locali, dalle proposte degli artisti underground oppure il pesce puzza dalla testa e quindi il rock e il metal, a differenza di altri generi, non hanno saputo rinnovarsi?
Allora… non so quale sia il problema. Quello che io vedo è che esiste una nuova generazione che partecipa a dei concerti live ma fa parte di un genere musicale veramente molto distante da quello che faccio io. Ad esempio tutta la scena trap o rap o sarcazzo, non lo so neanch’io, me la racconta mia figlia di 11 anni e mezzo.
Rock e metal, e in particolare il rock, in questo momento non si sposano con i ventenni… è proprio una questione generazionale e culturale. Il rock in questo momento è per i 30ennni… diciamo dai 30 anni in su, e noi 30enni, dicamocelo, siamo un po’ pigri, abbiamo poca voglia di andare a scoprire band nuove.
Se è vero che tutto è ciclico, mi piacerebbe che il 2018 fosse l’inizio di un’onda di ripresa. Io di concerti ne faccio tanti e non mi posso lamentare, però di gente che viene per curiosità, senza sapere cosa aspettarsi, non ne vedi più… e io sono un’ artista indipendente totalmente, non ho etichetta, non ho appoggi… certo sono molto attiva sui social, ma non è che smuovo tutta questa gente… quindi mi piacerebbe che ritornasse questa cultura della scoperta, della curiosità.

Tu ti sei occupata di musica suonata, di musica parlata e di musica guardata… Adesso hai abbandonato la televisione. Supponendo che tu non abbia mai preso in considerazione l’idea di smettere di cantare e suonare, perché hai mollato la tv, piuttosto che la radio?
Non c’è paragone: io in radio mi sento a casa, perché è un po’ come il palco. Io salgo sul palco o entro nel mio stanzino in radio e vivo una magia e riesco ad avere un’empatia con il pubblico presente in sala o con quello all’ascolto. La tv non mi dà quella magia perché comunque c’è molta più finzione. Hai una telecamera davanti, devi giocare un ruolo.. Quindi dopo 8 anni di Rock tv, che mi ha regalato un sacco di cose bellissime, mi sentivo un po’ scarica.
Quando arrivava la giornata per andare a fare le interviste non mi dicevo “che figata” ma “mmmm, non ho voglia…”.
Ho tirato per qualche mese, poi mi son detta “ma nessuno mi obbliga”. Non avendo più quella spinta, ho semplicemente smesso… in maniera coerente con me stessa.

La gallery dal concerto all’Arci Tom:

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