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Black Oath: “To Low And Beyond” – Recensione

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Black oath

I Black Oath giungono al terzo album con “To Low And Beyond”, un lavoro di pregevole fattura che racchiude in otto tracce un’oscura melodia fatta di passaggi introspettivi ed atmosfere dark.

L’anima della band lombarda è infatti caratterizzata da toni grigi, quelli fatti di riff cadenzati e ripetuti quasi fossero una litania, di ritmi spesso pacati che attraversano lo spirito, ma che non disdegnano qualche accelerazione, con liriche sofferte che vengono sottolineate da un timbro vocale molto profondo. Si tratta di un’opera senza tempo, che affonda le proprie radici nella tradizione Dark, fondendo con essa stilemi Doom di grande effetto.

I Nostri hanno le idee ben chiare e riescono attraverso tutta la tracklist a mantenere la tensione costantemente alta, non sbagliano un colpo e ci regalano composizioni che rimangono ben impresse nella mente. Disperazione, analisi interiore ed esplorazione sonora emergono dall’ascolto di “To Low And Beyond”, un album costituito da un tappeto sonoro di grande levatura, che fonde tra loro distorsioni di chitarra poderose ad arpeggi clean melodici.

È impossibile citare un brano piuttosto che un altro, perché i Black Oath sanno come colpire l’ascoltatore e come toccare le corde dell’anima, regalandoci così un album che racchiude al suo interno otto perle da ascoltare tutte d’un fiato. La durata dei brani spazia dai quasi cinque minuti di “Sermon Through Fire” agli oltre nove di “Flesh To Gold”, ma ciò non deve spaventare, perché non si ha assolutamente il tempo di annoiarsi, dal momento che dalle prime note dell’intro stumentale “Donum Dei” ci si lascia trasportare da un vortice tetro ed ammaliante.

“To Low And Beyond” è un album maturo, che dimostra tutto il valore di una band che merita palcoscenici di prestigio.